“Il disimpegno di Whirlpool non è un bluff”. La politica si deve dare una mossa
Gianluca Ficco della segreteria nazionale della Uilm è intervenuto all'assemblea dei lavoratori dello stabilimento di Cassinetta. "Dopo le elezioni chiederemo un tavolo di confronto con la multinazionale e il nuovo governo"
«Per l’elettrodomestico si preannuncia una stagione intensa». Gianluca Ficco della segreteria nazionale della Uilm ha appena terminato di parlare ai lavoratori dello stabilimento Whirlpool di Cassinetta di Biandronno riuniti in assemblea dopo la proclamazione dello stato di agitazione da parte di Fim, Fiom e Uilm in tutte le fabbriche italiane della multinazionale americana. Non è dunque un momento facile per i dipendenti che non vedono una prospettiva chiara e ricevono dalla multinazionale del bianco segnali tutt’altro che rassicuranti: volumi in calo, utilizzo della cassa integrazione, nessuna visibilità sui volumi previsti nei prossimi mesi e sugli investimenti. (nella foto lavoratori della Whirlpool all’ingresso dello stabilimento di Cassinetta)
Ficco, che aria tira tra i lavoratori?
«C’è un clima di grande attenzione e preoccupazione, ma anche di consapevolezza dell’importanza del momento che richiede una situazione sindacale ragionata e coordinata a livello nazionale. Dobbiamo accendere i riflettori su questa vertenza e sensibilizzare l’opinione pubblica e istituzioni. Ricordo che stiamo parlando di Whirlpool che in Italia è una presenza ormai storica».
Che cosa, secondo lei, ha portato la multinazionale ad annunciare una revisione strategica in tutta l’area Emea, partendo proprio dall’Europa?
«Penso che sia il risultato di due forze: una specifica e una di contesto. Whirlpool ha iniziato un graduale disimpegno dopo aver mal gestito l’integrazione con Indesit (Un matrimonio del valore di 16 miliardi di euro, ndr). L’operazione, gestita in modo fallimentare, ha portato alla cannibalizzazione delle quote produttive. E poi c’è stato un deterioramento della posizione europea in seguito alle tensioni geopolitiche in generale e alla guerra in Ucraina in particolare. Sono due aspetti molto connessi tra loro. Per usare una metafora della rivista “Limes” direi che siamo di fronte a una grande guerra e a una piccola guerra, che poi ritroviamo anche nelle dinamiche economiche. Quindi la grande guerra è quella che ha determinato la crisi dei microchip e l’inizio rialzista delle commodities e delle materie prime. Poi il conflitto in Ucraina ha fatto esplodere tutto quanto, purtroppo lo ha fatto esplodere proprio in Europa. Questo contesto si è incrociato con il disimpegno di Whirlpool creando una tempesta perfetta tanto da spingere la multinazionale ad un atto estremo e senza precedenti: ipotizzare l’abbandono del nostro continente. Una cosa che a memoria non ha precedenti. Quale multinazionale ha mai detto l’Europa non è più interessante?».
In questo momento però l’Italia è in stand by in attesa del nuovo governo…
«I nostri politici devono smettere di pensare che quello di Whirlpool sia un bluff, perché non lo è. C’è in gioco un pezzo dell’economia nazionale e se vogliamo uscire da questa situazione occorre che si vincano alcuni pregiudizi non solo nella classe dirigente politica ma anche nel resto del Paese a partire dal fatto che il manifatturiero non sia più decisivo per l’economia italiana. Per un paese povero di materie prime, come l’Italia, è invece la cosa più importante. Un altro pregiudizio da vincere è quello relativo al settore degli elettrodomestici che troppe volte è stato dato per defunto anche quando non lo è. Certo non è più quello di un volta perché ha subito la concorrenza di quei paesi europei che non appartengono all’eurozona»
Cassinetta è il polo Whirlpool dell’elettrodomestico da incasso. Qual è il suo stato di salute in questo contesto?
«Nonostante tutto quello che abbiamo detto è ancora molto importante perché si avvale della sinergia di quelle aziende, in particolare i mobilifici, che sono parte di quella filiera che chiede l’elettrodomestico da incasso italiano. Questo è un settore che dà lavoro a cinquemila persone più l’indotto, ma è un moltiplicatore di valore straordinario. Purtroppo non se ne percepisce l’importanza, soprattutto per la bilancia commerciale, e quando l’Italia perde pezzi di industria esportatrice deve ridimensionare l’intera economia».
Quali azioni farà il sindacato dei metalmeccanici per ottenere una risposta da Whirlpool?
«Dopo le elezioni, formuleremo di nuovo una richiesta di incontro alla multinazionale e alle istituzioni. Se il nuovo governo, con tempi un pò più lunghi, e la multinazionale non ci riceveranno, assumeremo tutte le iniziative necessarie per accendere i riflettori su questa vertenza».
Cosa chiederete invece alla politica per superare questa vertenza?
«All’indomani dello scoppio della guerra c’è un passaggio delle dichiarazioni di Whirlpool secondo cui prevede una difficoltà per gli approvvigionamenti per l’Europa che sarà peggiore e di lunga durata rispetto agli altri continenti. Come se immaginassero che l’Europa in prospettiva non avrà la forza geopolitica per assicurarsi una catena di approvvigionamento efficiente. La proposta che noi faremo, anche se è poco popolare, è che la capacità di spesa italiana, anziché essere sciupata in un rivolo di bonus, sia invece utilizzata per restituite competitività a quell’apparato manifatturiero esportatore su cui si regge il resto dell’economia. La prima cosa da fare è sgravare tutto il prezzo dell’energia per l’industria e poi per il consumatore in modo da preservare da un parte la capacità produttiva e dall’altra occupazione reddito».
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