La RSA di Provvidenza si fa “Aperta” per seguire anche al domicilio gli anziani più fragili
La misura, del tutto gratuita, è stata istituita da Regione Lombardia. Sono richiesti alcuni specifici requisiti per poter ricevere a casa gli operatori che aiutano sia l’anziano sia il care giver
«Mie care amiche… permettetevi di chiamarvi così, “amiche” e non solo signore».
È l’inizio della lettera di una figlia che ringrazia le OSS della Provvidenza di Busto Arsizio entrate in casa ad accudire il genitore.
“Vi siete prese cura del mio papà come figlie. Sempre con un sorriso per lui”.
Un messaggio che evidenza la profonda gratitudine nell’aver percorso un tratto di vita della persona anziana, condividendo attimi e fatiche, incombenze ed emozioni. La figlia che scrive parole così cariche di affetto si rivolge al personale socio sanitario dell’Istituto La Provvidenza di Busto Arsizio che ha seguito il signore al proprio domicilio.
«Si chiama RSA Aperta – spiega Valentina Muzzana Responsabile della Comunicazione e Raccolta Fondi dell’Istituto – una misura innovativa introdotta da Regione Lombardia, del tutto gratuita, per garantire servizi e assistenza in casa propria, da personale qualificato. È un modo, anche, per dare sollievo alla famiglia nella gestione diretta dell’anziano fragile».
La RSA Aperta è una formula pensata per pazienti che presentano delle caratteristiche specifiche: persone con una certificazione di demenza o anziani non autosufficienti, di età superiore ai 75 anni, riconosciuti invalidi civili al 100%. La misura è stata introdotta anche per dare supporto e sollievo al care giver, giornalmente al fianco dell’anziano fragile.
“Tutto è cominciato otto mesi fa, vengo a conoscenza di un servizio offerto dalla Provvidenza: il servizio di RSA Aperta. Non tutti sanno cosa fanno queste meravigliose ragazze. La mia nonna era diventata apatica, senza interesse alcuno. Finché queste ragazze, con dedizione, amore e tante coccole hanno risvegliato qualcosa in lei. In famiglia abbiamo notato il miglioramento fisico ma soprattutto psicologico: mia nonna attende questi incontri con trepidazione, le considera le sue nipoti. Chiacchiera con loro, ride. Sono diventate di famiglia”.
Racconta così, in una lettera indirizzata a La Provvidenza, la nipote di una nonna, grata per la ripresa fisica ed emotiva dell’anziana donna.
Per accedere al servizio RSA aperta occorre presentare domanda all’Istituto La Provvidenza (qui il link) che, verificati i requisiti, attiva il servizio e
definisce il “Progetto individuale” e il “Piano di Assistenza Individualizzato”, contenente gli interventi programmati, le figure professionali coinvolte, le modalità e i tempi di attuazione.
«Il personale dedicato al servizio di RSA Aperta – racconta Valentina Muzzana – ha un’esperienza e una formazione specifiche. Il piano di assistenza viene calibrato sulle esigenze: le prestazioni sono di tipo medico o infermieristico, assistenziali ma anche riabilitative o socio educative. Nell’ora in cui gli operatori di Provvidenza sono in casa della persona anziana, il care giver è sollevato dall’assistenza, può assentarsi, ritagliarsi momenti propri».
Nei due anni di pandemia, l’Istituto La Provvidenza ha sempre mantenuto attivo sul territorio questo servizio: «La RSA aperta è anche un modo per avvicinare gradualmente la famiglia e l’anziano famigliare al mondo e al personale della RSA di Provvidenza così da favorirne, un domani, l’ingresso.
È una misura di cui c’è grande bisogno sul territorio e vorremmo per questo riuscire a raggiungere tutte quelle famiglie che affrontano da sole l’impegno complesso dell’assistenza a un parente tanto fragile».
Aprire la porta di casa al personale della Provvidenza ha cambiato la vita a figlie, figli, nipoti che hanno trovato un supporto prezioso nella loro fatica quotidiana nella tutela del loro profondo e unico legame affettivo.
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