Il prof tra i banchi – Gita: sì o no?
La rubrica settimanale "Il prof tra i banchi", curata da Alberto Introini, tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane

La gita: sì o no?
“Gita” è già di per sé una parola molto interessante, derivando da un verbo usatissimo nell’italiano antico: “gire” (da “ire” latino, cioè “andare”), di cui oggi ci è rimasto come superstite, appunto, quasi solo il participio passato, al femminile. La “gita” scolastica è uno degli appuntamenti più attesi dagli studenti, ma tra i più temuti dai professori.
Le motivazioni positive degli studenti sono note – tutti siamo stati studenti: la gita è evasione, è stare insieme, cantare sul pullman, “andare” fuori da scuola, cioè nessuna lezione né verifica. Le motivazioni preoccupate dei professori sono intuibili: si ha la piena e costante responsabilità di ciò che accade, specie sui minorenni. Spesso – ci riportano purtroppo le cronache – con episodi addirittura drammatici; perché ciò che capita fuori dall’aula è notevolmente più imprevedibile e variegato di una lezione frontale, con tutti seduti in 20 metri quadri. E mediamente qualsiasi gita, anche di una sola giornata, è più faticosa di qualche ora di lezione: sia fisicamente che psicologicamente.
Il piacere delle gite
Personalmente, seppur mi piaccia moltissimo fare lezione di Letteratura italiana o di Storia, accolgo le gite scolastiche con entusiasmo; per tanti motivi. Sempre con il dovuto rispetto dei ruoli, le uscite scolastiche sono un’occasione per stare insieme in maniera diversa; danno la possibilità, sia agli studenti che ai docenti, di conoscersi reciprocamente in contesti nuovi. Nella vita “reale”, insomma.
Per loro è curioso vedere il professore fuori dall’aula e dal suo scudo di “sapere” da trasmettere; ricordo i loro volti e i loro occhi increduli quando, a maggio anni fa, anche alcuni di noi docenti si misero in costume per fare un tuffo nel mare della Liguria. Sembrava che avessero scoperto che, anche noi, eravamo esseri umani, e non solo “topi da biblioteca” senza una vita. Altrettanto per noi, è interessante cogliere come loro si muovano, si parlino, si comportino. Talvolta scopriamo lati inaspettati e sorprendenti. Ricordo diversi anni fa, quando insegnavo in una quinta liceo a Saronno, che a tarda sera scovai il classico alunno, bravo e diligente in classe, nascosto in una vasca da bagno. Ma il motivo non era malizioso: voleva solo giocare alla playstation, con gli amici che erano stati assegnati a una camera diversa dalla sua! Soprattutto, però, le gite ci aiutano a considerare non solo l’apprendimento, ma anche a comprendere gli adolescenti come “persone” globalmente intese. Umanamente. Spesso ci si diverte pure. E si sta all’aria aperta, che è un bene. Non a caso le gite si usava chiamarle anche
“passeggiate”. Nella scuola media dove insegno ora, in queste prime settimane di settembre, si organizza ogni anno un’uscita. Si cammina nei boschi della zona, si ha un momento di riflessione e di raccoglimento insieme, e poi si svolgono tornei di calcio e pallavolo in un centro sportivo. Io, nutrendo spiccata e nota passione per il pallone, “lavoro” facendo l’arbitro. E non mancano mai le battute del tipo: “Arbitro juventino, allora…quanto dobbiamo pagarla per vincere la partita, prof?”
Alberto Introini, dopo aver insegnato in vari licei della provincia di Varese, dal 2008 è docente di Italiano e Storia presso l’Istituto Elvetico di Lugano (Svizzera). Ha due lauree, in Lettere-Filosofia (2002, Università Statale di Milano) e in Storia (2022, Università di Zugo, Svizzera). Iscritto dal 2004 all’Ordine dei Giornalisti di Milano, ha pubblicato 4 libri. Partecipa come relatore o moderatore a diversi eventi culturali nel nord Italia. La sua rubrica settimanale “Il prof tra i banchi” tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane.
Prof. Alberto Introini
Docente e scrittore
@intro.prof
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Complimenti al prof Introini che mi coinvolge e mi appassiona ogni giovedì con la sua rubrica settimanale
Grazie mille prof per la passione che mette nell’insegnamento e che certamente trasmette ai suoi allievi. La sua rubrica settimanale mi offre grandi spunti di riflessione. Il suo modo di scrivere testi argomentativi è perfetto e spero di imparare anche io a farlo in questa bellissima maniera. Grande prof!