“Hanno tolto lo scuolabus, ma non si lavora per una mobilità sicura e sostenibile”

Lorenzo Franzetti riflette: "La questione della mobilità sostenibile è vitale per la qualità della vita dei nostri piccoli paesi di provincia ed è un fatto anche lo scarsissimo interesse delle amministrazioni per un trasporto pubblico locale strategico"

scuolabus

Nel mio comune, la scuola è iniziata con una scelta “innovativa”: è stato eliminato lo Scuolabus. La stessa scelta è stata presa (già da tempo) anche in altri comuni limitrofi.

Ho la fortuna/sfortuna di abitare vicino alle scuole: è stata una fortuna quando ero bambino e quando mia figlia ha frequentato le elementari e le medie perché non mi servono mezzi per arrivare a scuola, è una sfortuna quando devi (da oltre 20 anni) convivere con il caos, lo smog e l’inciviltà. Tre strade che, in orari costanti (nelle entrate e nelle uscite scolastiche), si trasformano in un rodeo maleodorante. Lo stesso percorso è anche l’unico accesso all’ospedale. Succede il caos e va bene così perché è accettata, con stupida rassegnazione, l’idea che i propri figli si debbano accompagnare in auto fin sugli scalini della scuola. Ma accade questo anche perché le amministrazioni di vari colori, che si sono succedute, non hanno mai considerato seriamente il problema.

Quando mia figlia era alle elementari, con mia moglie e pochi altri “visionari”, avevo tentato di tenere in vita il pedibus, cosa oggi completamente scomparsa. A Ispra, dove ho la mia attività, avevo anche tentato di far partire un bicibus, cosa che si è poi rivelata impossibile per mancanza di volontà da ogni parte nel trovare soluzioni.

Non entro nel merito dei grossi disagi per le famiglie delle periferie o delle frazioni che non hanno la possibilità di accompagnare i propri figli a scuola in auto. Rimango sul tema della mobilità, quella mobilità sostenibile che fa tanto bene a parole, ma che richiede coraggio e un vero senso di responsabilità per poterla vedere nei fatti. “Si torni al passato, ovvero a scuola ci si deve andare a piedi o in bicicletta, come una volta”, suggerisce qualcuno. E’ un bel sogno, questo, che mi piacerebbe tanto vedere in concreto: sarebbe bellissimo se ad Angera, i nostri figli potessero andare a scuola o in paese in bicicletta. Qualcuno lo fa, ma si prende dei rischi. Sarebbe bellissimo, ma le nostre strade non sono sicure e, soprattutto, in certi orari sono una giungla di automobilisti nervosi, pressati e spesso indisciplinati (e distratti).

Quando eravamo bambini noi, le auto erano molte meno e soprattutto meno ingombranti: ora è tutto uno strombazzare di suv esagerati che circolano nelle stesse strade di sempre, nate quando ci dovevano passare i carretti o al massimo le Cinquecento o le Panda. Il problema della convivenza tra automobili e utenti deboli è oggi concreto, proprio per questi motivi di spazi e di modi di circolare nei nostri paesi.

Si tolgono i servizi (in questo caso lo Scuolabus), ma non si fa nulla (e non si ha il coraggio di farlo) per rendere le strade a misura di bambino, di ciclista, di pedone. Nel mio comune, ma anche in quelli limitrofi (per evitare che qualcuno fraintenda che io voglia prendermela con questo o quell’amministratore).

La questione della mobilità sostenibile è vitale per la qualità della vita dei nostri piccoli paesi di provincia ed è un fatto anche lo scarsissimo interesse delle amministrazioni per un trasporto pubblico locale strategico: il risultato è che quando il servizio di trasporto pubblico c’è funziona male, come avviene con le linee di bus interurbane di cui mi servo quotidianamente e di cui usufruisce mia figlia per andare alle scuole superiori. Se tutti se ne fottono, chi deve garantire il servizio lo fa come gli pare, risparmiando il più possibile, fregandosene della qualità del servizio. Il trasporto pubblico locale, invece, sarebbe preziosissimo, se funzionasse bene, sia per il nostro ambiente, sia per il turismo.

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Pubblicato il 14 Settembre 2022
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