Tre Allegri Ragazzi Morti e Cor Veleno in concerto a Varese: “Sul palco il nostro viaggio nella musica”
Il rapper Grandi Numeri racconta del progetto musicale che lo vede accanto a Davide Toffolo e rispettive band e dal quale è nato l'album "Meme K Ultra". Sabato 17 settembre saranno in concerto a San Fermo per Strade Sonore
Si chiude a Varese il tour dei Tre Allegri Ragazzi Morti e dei Cor Veleno. Dopo cinque mesi in giro per l’Italia, le due band, tra le più influenti del panorama musicale italiano, approdano in provincia con quella che si può definire un’esperienza artistica unica, originale e incredibile. Sul palcoscenico del campo sportivo di San Fermo, Davide Toffolo, Grandi Numeri (Giorgio Cinini) e rispettive band porteranno i pezzi di “Meme K Ultra”, l’album nato da una fortunata alchimia che ha visto unire i due due gruppi. Il concerto è diviso in tre set, le band da sole e poi insieme. Si passa così dal rock alternativo al rap, scoprendo infine nuove sonorità. Una operazione insolita e corposa, che Grandi Numeri ci racconta in questa intervista dove parla anche dell’era d’oro dell’ Hip Hop a Varese, della potenza educativa e creativa che può avere il rap (durante la giornata del festival è in programma il laboratorio di scrittura e produzione di una canzone rap con Kaso) della bellezza di un tour che raggruppa pubblici di tutte le età. L’appuntamento è a Strade Sonore Festival (sabato 17 settembre), l’evento organizzato dalla cooperativa sociale Naturart, parte di Re-Start, progetto selezionato da Con I Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
L’ingresso al festival è gratuito, il concerto avrà inizio alle 21,30 ma le attività avranno inizio dalle 14. – LEGGI TUTTO IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA
Grandi Numeri, partiamo all’inizio, come è nata la collaborazione con i Tre Allegri Ragazzi Morti? Qual è l’idea di questo progetto?
«L’idea è quella di fare un percorso nella musica “intera”, nelle rispettive esperienze, senza giocare in difesa ma lasciandosi andare e portandola il più lontano possibile. Questi cinque mesi di tour sono stati irripetibili, portare in giro un live del genere non è scontato. Sono felicissimo di venire a Varese e del fatto che tutti noi abbiamo deciso che questo tour, questo progetto, era per tutti il più importante da seguire in assoluto».
Quale pubblico vi siete trovati davanti in questo tour?
«Il pubblico è una bussola, abbiamo incontrato gente che arriva dall’indie rock e dal pop, quello che arriva dal rap, tanto pubblico che sta nel mezzo e con età diversissime. Il concerto è come se fosse un prisma di suoni, di persone che si uniscono in un live e questo ci regala moltissima soddisfazione. Abbiamo sempre cercato di essere una frangia, di essere liberi di fare canzoni nella maniera più autentica possibile, senza alcun vincolo».
La scintilla da cui è partito tutto e che vi ha portato a realizzare l’album “Meme K Ultra”?
«Devo ammettere che ho avuto una relazione adultera con la Cumbia. Grazie a questo genere musicale ho avuto la possibilità e l’onore di conoscere artisti che stimo molto. Insomma, è lei ad aver unito le cose. Io e Davide Toffolo condividiamo questa passione che ha portato ad incontrarci e abbiamo iniziato a fare canzoni senza una traiettoria precisa. Alla fine avevamo tra le mani quattro o cinque provini e abbiamo deciso di portarli avanti. L’album è a nato così».
Come si uniscono due gruppi che arrivano da scene diverse? Qual è il loro punto in comune?
«Mi viene in mente la canzone dall’album Primo Squarta, “Milano suona, Roma risponde”, siamo diversi ma suoniamo insieme. In questo caso bisogna ammettere che abbiamo fatto un triplo salto mortale e non era scontato che la gente lo recepisse come valido. È un progetto che ha portato due esperienze musicali ad unirsi e a creare un suono nuovo, che ha esplorato mondi che prima non avevamo mai toccato. Con i TARM siamo riusciti a creare un tappeto sonoro condiviso e costruito fino in fondo. Era fondamentale che per noi fosse così».
Un progetto raro in un mondo discografico che spesso tende ad omologarsi…
«Ammiro il mondo discografico perché a volte, anche in momenti caotici e convulsi, tira fuori stelle di prima grandezza, parlo sia di major che di case discografiche indipendenti. Non mi è sempre chiaro se tra le tante aquile che scoprono questi talenti, ci sono tanti altri squali che si buttano sul suono o sul genere del momento. Ma la vita è fatta così e l’arte, la musica e la discografia la rispecchiano. Nonostante tutto, negli ultimi anni sono emersi tanti artisti di grande valore, penso a La Rappresentante Di Lista, i tanti scoperti da La Tempesta, Coez, Gemitaiz, Salmo, Jhonny Marsiglia ma potrei andare avanti con l’elenco».
Hai citato diversi rap e a tal proposito non possiamo che tornare un po’ indietro nel tempo e parlare di OTR e i Sottotono (ho visto che avete collaborato con Tormento nel 2001), due crew che negli anni Novanta hanno portato il nome di Varese in tutta Italia. Roma-Varese, qual era il legame?
«Oh, wow, certo. Il lavoro che è stato fatto da Polare, Esa, Vez, La Pina, Tormento e tutta la gente di quella ballotta è stato incredibile, avanguardia pensante. Hanno gettato i semi per tutto quello che è venuto dopo nel mondo del rap. Esa vive l’Hip Hop come una seconda pelle, Tormento è un animale da palcoscenico. Ovviamente c’è un grande rispetto verso di loro e li ho seguiti fin dai primi passi, poi ho avuto la fortuna di collaborarci».
Restiamo in provincia, il festival Strade Sonore è parte di Re-Start, un progetto per il contrasto della povertà educativa minorile. Il rap spesso è un linguaggio che permette ai giovani di esprimersi, di raccontarsi, una forma di riscatto. Pensi che sia così?
«Il rap è una base di partenza eccezionale, è molto democratico. Penso a questo progetto, ma anche ad altri in giro per l’Italia e ai quali abbiamo partecipato anche noi con grande interesse. Mi viene in mente Amir (rapper ndr) che da tempo porta avanti un progetto che coinvolge le realtà marginali proprio grazie alle rime e dove il rap diventa sinonimo di riscatto. Con i Cor Vento abbiamo partecipato a iniziative nelle carceri, da Napoli a Milano, ad esempio. Questo per dire che la musica non è solo referenziale e che può permettere di cambiare le carte in tavola».
Torniamo a questo tour e a questo album – “Meme K Ultra” – fatto di sperimentazione e contaminazione…
«È un album pieno di collaborazioni incredibili e sono contento che artisti di questo calibro abbiano deciso di partecipare, penso alla collaborazione con Mimosa, Francesco Bearzatti, Metal Carter o la voce leggendaria di Remo Remotti. Mi piace ribadire una cosa, il lavoro de La Tempesta Dischi è un lavoro unico per quello che riguarda la scoperta e il cogliere gli humus che girano, sono stati i primi a farlo e a capire che questo era un modo per realizzare musica indipendente»
La soddisfazione più grande che ti ha regalato questo album e questo tour fino ad ora?
«Ce ne sono tante, ma sognavo da tanto di lavorare con Davide Toffolo, una delle menti creative più incredibili in Italia. Ha dato tanto e non solo dal punto di vista musicale, anche nel mondo dell’illustrazione, del fumetto e della graphic novel. Lavorare con lui mi ha dato tanto, non so se dopo questo tour sarò lo stesso di prima».
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