“Zelig gli deve molto”, Michele Mozzati ricorda Bruno Arena
«La caratteristica più straordinaria dei Fichi d’India, è sempre stata quella di far ridere come dei matti noi "intellettuali". Lavorare con lui era uno spasso»
La morte di Bruno Arena scuote il mondo dello spettacolo della comicità a tutti i livelli, per le esperienze che i Fichi d’India hanno accumulato: dai teatrini di provincia a Colorado e Zelig.
E proprio a uno dei fondatori di Zelig, Michele Mozzati, della coppia di autori Gino & Michele che si è resa “complice” di questo e di mille altri eventi di cultura e comicità, abbiamo chiesto un ricordo dell’artista. «Li abbiamo conosciuti prima di Zelig – premette Michele, riferendosi alla coppia dei Fichi d’India, di cui Bruno era protagonista con Max Cavallari – Avevamo sentito parlare di questa coppia di pazzi che faceva molto ridere: ci incuriosivano molto, ma non li avevamo mai visti dal vivo. Alla fine si sono presentati loro a Zelig, ed è stato fulminante».
Qual è stata la caratteristica che vi ha colpito di più?
«La caratteristica più straordinaria dei Fichi d’India, per noi “intellettuali”, è sempre stata quella di farci ridere come dei matti, facendoci “vergognare” di ridere con tutto quel gusto: quando un comico che non fa parte della tua scuola e ha una formazione lontana dalla tua ti fa ridere così tanto, vuol dire davvero che è bravissimo. I Fichi d’India erano così: avevano una comicità trasversale, senza controindicazioni. Soprattutto Bruno, con quella faccia lì, era irresistibile. La risata che nasceva grazie a loro era liberatoria: sono stati una delle cose più divertenti del mio lavoro».
Arena ebbe l’ictus che lo obbligò al ritiro dalle scene proprio dietro le quinte di Zelig, nel 2013. «Zelig deve moltissimo a loro: non è un caso che l’incidente sia avvenuto nel dietro le quinte, perché loro facevano parte del DNA di Zelig, e tutti noi gli volevamo un gran bene – continua Michele – Ho poi rivisto qualche volta Bruno dopo l’incidente, sono andato a trovarlo all’inizio, ma poi ho ridotto sempre più le mie visite: vederlo lasciava l’amaro in bocca, non sapevi mai se aveva colto completamente la tua presenza. Quando una persona se ne va, ti si spezza il cuore specie se hai lavorato insieme e condiviso cose: ma in questi casi non sai mai se non fosse già, almeno parzialmente, un po’ assente dalla vita».
Michele MozzatiFin qui, il ricordo è relativo al comico. Ma com’era Bruno nella vita, per Michele Mozzati? «Come persona era assai diversa da me, da chi frequentavo normalmente. Ma poi quando lo incontravo allo stadio (lui era interista come me) era una festa: con lui le partite diventavano divertentissime, le rallegrava. Una situazione che valeva sul palco, ma anche in tutti i momenti della vita: era sempre esagerato in tutto, lavorare insieme a lui era uno spasso. Gli devo moltissimo per avermi divertito sul palco e nella vita: sempre pensando “che pirla”, ma con un giudizio positivissimo. Usare quest’espressione nei suoi confronti non aveva infatti alcuna accezione negativa, ma di affetto. E in fondo il “che pirla”, lo dicevi a te stesso per aver riso della sua trovata, come un arrendersi al suo temperamento. Era una persona a cui sentivo di voler bene anche più di altri, che magari erano più vicini a me come formazione».
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