Falsi contratti per regolarizzare gli immigrati: due arresti della polizia a Busto Arsizio
La coppia finita in manette assegnava a ignari cittadini il ruolo di “datori di lavoro" per consentire il differimento all'espulsione previsto dalla legge
Soldi in cambio di una sorta di regolarizzazione che permetteva ai migranti di prendere fittiziamente tempo e rimanere in Italia pur non avendone i requisiti. Tutto in cambio di soldi, ma che integra il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Un’inchiesta partita dalla procura di Busto Arsizio con indagini della polizia di stato che nella giornata di giovedì ha portato all’esecuzione di un provvedimento axssunto dal giudice per le indagini preliminari che ha fatto scattare i polsi alle manette di due persone.
Gli arrestati, un uomo e una donna, italiani, sono ora in regime di arresti domiciliari.
Dalle indagini svolte dal Commissariato di via Ugo Foscolo e coordinate dalla Procura della Repubblica è infatti emerso che i due, un pregiudicato residente nel circondario e la ex titolare di un’agenzia di pratiche per stranieri, avevano messo in opera un collaudato meccanismo per realizzare guadagni illeciti permettendo di “regolarizzarsi“ a stranieri senza i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno.
Lo strumento utilizzato era la “sanatoria 2020“, ovvero il Decreto-Legge che permetteva ai datori di lavoro con minimi requisiti patrimoniali di dichiarare un preesistente rapporto di lavoro “in nero“ con uno straniero, impiegato in particolare come colf o badante. Era sufficiente la presentazione della domanda, e quindi l’esibizione da parte del lavoratore della relativa ricevuta, per rendere lo straniero inespellibile. Nel caso in cui il rapporto fosse stato effettivamente sanato, dando così diritto al permesso di soggiorno per lavoro, anche se licenziato subito dopo lo straniero aveva comunque diritto a un permesso di soggiorno “per attesa occupazione”
I due indagati, quindi, si erano organizzati per trovare e mettere in relazione stranieri irregolari, che grazie alla “sanatoria“ figuravano come colf o badanti pur non avendo mai lavorato, e italiani compiacenti o addirittura ignari, che assumevano il ruolo di “datori di lavoro“ senza esserlo mai stati e spesso senza nemmeno poterlo essere, perché privi dei minimi requisiti patrimoniali o addirittura percettori di reddito di cittadinanza.
L’intervento dei due non era naturalmente disinteressato né gratuito perché gli stranieri, pur di ottenere l’agognato permesso, dovevano sborsare somme di denaro.
Le indagini della Polizia di Stato e della Procura della Repubblica hanno documentato con certezza almeno 14 casi di stranieri così “regolarizzati“ tutti di nazionalità egiziana. (immagine di repertorio)
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