I giornalisti locali? “Costretti ad essere i migliori“: Diego Minonzio racconta La Provincia di Como
Il giornale locale privo un legame strettissimo col territorio non ha ragione d’essere. Ne è convinto il direttore di uno degli storici giornali della Lombardia
In occasione dell’edizione 2022 di Festival Glocal, VareseNews ha deciso di fare una ricognizione sulla stampa locale lombarda, intervistando i direttori di diverse testate impegnate nel racconto delle comunità e dei territori.
Cinquantotto anni e una laurea in Lettere moderne alla Statale di Milano in indirizzo storico, poi ricerca universitaria e insegnamento. Assunto alla Provincia nel 1992, poi capo alla Cultura, caporedattore ufficio centrale, capo dell’edizione Lecco Provincia, poi a Libero come capo cultura sport e spettacoli, poi alla guida della cronaca di Milano-Lombardia. Da 10 anni al timone della Provincia di Como, Diego Minonzio è il direttore delle due «C»: cultura e cronaca, che gli permettono di sfruttare la sua esperienza in una miscela da dosare ogni giorno per comporre uno storico giornale delle Prealpi lombarde che si snoda fra più province: la testata è La Provincia di Como. Ne parla all’interno dello spazio dedicato all’approfondimento sulla stampa locale lombarda aperto da Varesenews in vista di Glocal, il festival del giornalismo digitale che da oltre 10 anni incorona a metà novembre il capoluogo prealpino sotto al sacro Monte come capitale italiana del giornalismo locale e iperlocale.
Direttore Minonzio, come sta andando il suo giornale?
«Direi, nel complessivo panorama editoriale, bene. In ambito generale, si soffre della difficoltà che attanagliano tutti i giornali cartacei che da dieci anni a questa parte stanno affrontando il passaggio dalla carta al web. Non si pensi solo ad una questione “fisica“: il passaggio è prevalentemente culturale. Il nostro è un giornale secolare che negli ultimi lustri, e nei prossimi, dovrà affrontare il cambiamento epocale del prodotto da edicola al prodotto digitale. Questo implica una perenne e costante rivisitazione dei costi, della formazione dei giornalisti, in un contesto di difficile crisi congiunturale, basti solo pensare ai costi per la carta, o per la distribuzione»
Di fronte a questa situazione ritiene che il giornalismo locale resti una risorsa? E perché?
«Il giornalismo locale è decisivo anche in un momento di forte crisi come quello che stiamo attraversando. Per i nazionali questa crisi è devastante, ci sono oramai giornali nazionali che vendono meno dei quotidiani locali. Ma i giornalisti locali sono migliori dei nazionali perché sono costretti ad essere sempre performanti di fronte ad un pubblico attento, che conosce il territorio di riferimento, e conosce anche il giornalista. Il lettore sa chi sei, addirittura dove abiti. I cronisti di provincia sono costretti ad essere migliori, per il fatto che il tuo lavoro va profondamente ad incidere in un territorio. Nelle zone dove il giornalismo locale è diffuso, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, che sono il cuore dell’Italia, tutte questa aree possiedono giornali secolari. Ed è una grandissima forza dei territori. Al Sud non ci sono più giornali, uno dei tanti fattori della crisi del territorio».
Ma quale limite sta vivendo il giornalismo locale?
«Il problema risiede nella struttura dei costi, con contratti onerosissimi legati a un mondo che non esiste più. Ma i costi sono gli stessi. Sono rimasti e quindi esiste il problema della sostenibilità. Poi, altra questione è il mercato della pubblicità che è stato sconvolto: una rivoluzione dove anche il tuo modello secolare deve cambiare pelle».
Digitale gratuito o a pagamento?
«L’informazione digitale deve essere a pagamento, il gratuito è la fossa in cui ci siamo infilati negli ultimi 15 anni illudendoci che sarebbe arrivata tanta pubblicità. Ma non è successo. Se riusciremo a far passare questa mentalità, con l’aumento degli abbonamenti digitali potranno crescere anche i ricavi. La pandemia è stata un acceleratore di questa situazione: prima del Covid avevamo il 3% degli abbonamenti digitali, ora siamo al 23%. Quando saremo oltre al 50% sarà ancora meglio. E comunque, mi auguro che tra 10 anni sarà tutto a pagamento»
Qual è, nel suo giornale, la relazione tra il locale e il globale?
«È nel dna della nostra provincia che ha la sua struttura imprenditoriale in diversi settori, dal legno al tessile, dal turismo all’alta e altissima gamma, dove gran parte degli operatori hanno imparato ad operare con ottica globale, improntata verso l’estero. Il nostro punto di vista non può dunque che essere il riflesso di questa situazione»
Come vivete il rapporto con la vostra comunità di riferimento?
«Un rapporto strettissimo e vivace. Organizziamo ogni anno una rassegna culturale che si chiama “Le primavere” dove si tengono convegni e conferenze con premi Nobel, filosofi e autori. Facciamo la festa di “Tes“ che è la rivista del tessile. Celebriamo le imprese più performanti a Como e a Lecco. C’è poi “Diogene“, iniziativa legata al volontariato. Il giornale locale, senza un legame strettissimo col territorio, non ha ragione d’essere».
IL GIORNALE
La Provincia è tra i venti giornali più antichi della storia del giornalismo italiano ed è tra le prime testate di informazione locale create nel nostro Paese. “La Provincia di Como” vede la luce nel 1892. Il quotidiano dei comaschi (che copriva anche l’attuale provincia di Lecco e parte di quella di Sondrio) è cresciuto nel tempo grazie a una particolare attenzione alle sue realtà territoriali.
Non a caso ha anticipato (nel 1988) l’istituzione della Provincia di Lecco realizzando una edizione e una testata ad hoc per la comunità del Lecchese. Dieci anni dopo (1998) è nata anche l’edizione di Sondrio.
Da marzo 2008 sono attivi i siti internet di ciascuna edizione; portali in continua evoluzione per offrire una informazione sempre più ricca, senza mai perdere di vista il dovere principale: garantire notizie verificate e autorevoli, mantenendo vivo il dialogo con i lettori.
L’editore è SESAAB, che edita anche un altro storico quotidiano lombardo, l’eco di Bergamo, BergamoTv, RadioAlta, e il periodico Orobie.
LA REDAZIONE
La redazione è composta da una trentina di giornalisti, oltre ad altrettanti fra collaboratori fissi e corrispondenti. Capo Redattore Centrale Francesco Angelini ed Ernesto Galigani (vicario). Capocronisti Michele Sada (Como), Vittorio Colombo (Lecco), Luca Begalli (Sondrio)
(info a piè di pagina tratte dal colophon del sito del giornale al 25 ottobre 2022)
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