Manifestazione a Roma in difesa della sanità pubblica: “Ridate dignità alle nostre professioni”
I sindacati del comparto di Cgil, Cisl e Uil insieme a Fials e Nursind manifesteranno per chiedere risorse, personale ma anche stabilizzazioni e valorizzazione del personale
Sabato 29 ottobre le sigle sindacali del comparto sanità saranno a Roma per chiedere di salvare la sanità pubblica.
« Siamo tutti d’accordo e compatti in questa richiesta urgente -spiega Francesco Tucci delegato RSU Fials alla Sette Laghi di Varese – La pandemia ha messo in evidenza il punto critico di questo sistema impoverito da anni di tagli. Parliamo di circa 37 miliardi di euro sottratti alla sanità dai governi dell’ultimo ventennio. Il covid si è abbattuto come uno tsunami su questo comparto».
Le difficoltà sono evidenti anche nella perdita di interesse dei giovani per queste carriere: «Nell’ultimo test d’ingresso nei corsi universitari per le professioni sanitarie è stato registrato un calo delle domande del 9% ( All’Insubria le domande per la professione infermieristiche erano inferiori ai posti messi a bando) – fa notare Tucci – D’altra parte parliamo di impieghi che richiedono sacrifici, turni di notte o nei giorni festivi. Lo stipendio non è paragonabile agli standard europei e, proprio nelle nostre zone di confine , questo è un elemento che penalizza fortemente l’offerta italiana rispetto a quella svizzera. Nell’ultimo concorso per infermieri sono state presentate 76 domande. Solo 76 quando, fino a 5 anni fa, occorreva affittare i palazzetti per accogliere tutti i candidati».
Il malessere del comparto pubblico è evidente: «Il Decreto 77 prevede lo sviluppo della medicina del territorio che porterà a sollevare gli ospedali di una parte di lavoro. Ma nelle case di comunità ci va a lavorare lo stesso personale che è in corsia. Questa non è una soluzione. Il nuovo governo deve affrontare con urgenza la questione, pensare di togliere il numero chiuso alle professioni sanitarie, investire di più nel personale, ridare dignità a queste figure. Altrimenti ci troveremo a dover importare dall’estero i professionisti: una storia già vissuta con risultati non eccelsi».
Sabato 29 ottobre a Roma sfileranno Fp Cgil, Cisl FP, UilFPL, Fials e Nursind: insieme per chiedere:
• MAGGIORI RISORSE PER IL FONDO SANITARIO NAZIONALE
Occorre confermare il trend di crescita del Fondo Sanitario Nazionale avviato negli ultimi 3 anni, a partire dalla stabilizzazione delle risorse Covid, per colmare il grave gap creatosi con il progressivo definanziamento del SSN. Occorre invertita questa tendenza, al fine di garantire a tutti i cittadini l’applicazione omogenea dei Livelli Essenziali di Assistenza, posto che, nonostante l’aumento del FSN, le famiglie spendono oltre 40 mld l’anno per la spesa “out of pocket”.
• LOTTA ALLE ESTERNALIZZAZIONI
Sotto la spinta dei tagli al finanziamento e del limite alle assunzioni di personale imposto dai vincoli di spesa, si è generato, in questi anni, il paradosso, per le Aziende sanitarie pubbliche, di un aumento vertiginoso delle spese per l’acquisto di beni e servizi da privati.
Questo trend va modificato, bloccando i processi di esternalizzazione e avviando percorsi di reinternalizzazione dei servizi – così come ulteriormente ribadito dalla legge 234/2021, che prevede anche forme di salvaguardia dei livelli occupazionali, – con l’obiettivo di riportare alla gestione pubblica pezzi del ciclo della produzione di salute ormai largamente gestiti dal privato;
• IL SUPERAMENTO DEI LIMITI AI TETTI DI SPESA PER IL PERSONALE
Nonostante gli interventi fatti sino ad oggi, nel nostro Servizio Sanitario Nazionale permane ancora il limite alla spesa per le assunzioni di personale, fermo ancora alla spesa consolidata nel 2018 o a quella 2004 ridotta dell’1,4%. Occorre superare ogni tetto di spesa relativo alle capacità assunzionali delle regioni e delle aziende, a partire da quello tuttora previsto nel Dl 35/19 (Decreto Calabria), generando in questo modo la possibilità di assumere anche in funzione della fase applicativa delle misure previste dal PNRR;
• ASSUNZIONI – STABILIZZAZIONI
Non è più rinviabile affrontare il tema della carenza di organico fra i Professionisti Sanitari, gli Operatori Socio Sanitari, il personale amministrativo, se vogliamo garantire il diritto alla salute previsto dall’art. 32 della Costituzione. Occorre dare vita ad un piano straordinario per l’occupazione che parta dalla stabilizzazione della ingente mole di precari inseriti a vario titolo nel sistema, sia prima che durante la pandemia, ricomprendendo in questo processo anche i precari degli Irccs e degli Izs. Si rende necessario inoltre prevedere, per almeno cinque anni, la deroga al numero chiuso nei percorsi di formazione universitaria per le professioni sanitarie;
• ADEGUATE RISORSE CONTRATTUALI
L’attuale meccanismo che prevede che le risorse per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego vengano previste nell’ambito del DEF, suddivise nel corso dei 3 anni di vigenza, rende di fatto molto complicato un rinnovo contrattuale prima della scadenza del contratto. Ad oggi il personale della sanità opera già in un regime di vacanza contrattale perché la preintesa raggiunta lo scorso 15 giugno riguarda il triennio 2019-2021. Se si vuole veramente valorizzare il personale della sanità, occorre stanziare le risorse per il rinnovo del contratto 2022-2024, modificando l’impostazione dell’attuale Def, determinando già uno stanziamento complessivo delle risorse che tenga conto dell’intero triennio, esattamente come avviene nei maggiori settori privati.
• LA CONTRATTAZIONE DECENTRATA e LA VALORIZZAZIONE DEL PERSONALE
– E’ indispensabile garantire ulteriori spazi alla contrattazione integrativa, abrogando il limite ai fondi previsto dall’art. 23 comma 2 del Dl 75/2017; questo anche al fine di consentire un ulteriore finanziamento aggiuntivo per il nuovo sistema degli incarichi inteso come reale leva organizzativa della sanità basata sulla specializzazione delle prestazioni, che – attraverso l’utilizzo di competenze avanzate da parte dei professionisti sanitari e socio-sanitari del comparto- traguardi una risposta sempre più efficace ai bisogni di salute dei cittadini;
– Rivedere, per tutti i professionisti sanitari, alla luce dell’evoluzione dei percorsi formativi e delle competenze acquisite, le norme che regolano l’esercizio professionale, anche al fine di aumentare la risposta ai bisogni dei cittadini;
– Una ridefinizione unitaria, omogenea sul territorio nazionale e senza inopportune fughe in avanti delle singole regioni, della figura dell’Operatore Socio Sanitario;
– Prevedere il riconoscimento per gli operatori dei settori sanitari e dell’assistenza pubblici e privati del lavoro usurante ai fini dell’anticipo previdenziale e norme contrattuali che favoriscano ragionevoli accomodamenti nell’ alternanza tra mansioni gravose e altre attività.
• INTEGRAZIONE FRA PUBBLICO E PRIVATO
Di pari passo alle misure necessarie al rilancio e messa in sicurezza del SSN è indispensabile garantire sostenibilità ai servizi gestiti a vario titolo dal privato, al fine di favorire il rilancio della contrattazione nel settore e di combattere il dumping contrattuale, che è causa di cattive condizioni di lavoro e di un rischio di peggioramento della qualità delle prestazioni. Per fare questo chiediamo:
– Lo sblocco dei contratti della sanità privata, delle Rsa, del settore sociosanitario e socioassistenziale scaduti da anni, con l’obiettivo di garantire parità di trattamento a parità di prestazioni;
– l’adeguamento nelle basi d’asta alla variazione dei costi derivanti dal rinnovo dei CCNNLL da parte delle committenze pubbliche, prendendo a riferimento i CCNL sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative che abbiano il campo di applicazione più congruo;
• INTEGRAZIONE FRA SANITARIO E SOCIALE
Come OO.SS. riteniamo inoltre necessario intervenire per realizzare in maniera diffusa, su tutto il territorio nazionale, una concreta integrazione, nell’ambito delle strutture territoriali, tra la gestione pubblica dei servizi sociali e quella dei servizi sanitari, oggi molto frammentate tra loro e spesso percepite come due mission distinte. È necessario investire di più sulla componente sociale perché, quando essa interviene riuscendo a prevenire forme di disagio e fragilità, contribuisce a limitare il ricorso alle prestazioni di natura sanitaria, in particolare ospedaliera.
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