Michael Arcieri: “La Openjobmetis è in evoluzione, ma siamo sulla strada giusta”

Il gm biancorosso soddisfatto dei progressi di Varese: «I ragazzi stanno imparando il nostro stile di gioco. Le sconfitte in volata? Tutte le squadre devono imparare a vincere. Amo la competenza dei nostri tifosi»

michael arcieri pallacanestro varese

Quattro giornate alle spalle, due vittorie, la strada tracciata per una Openjobmetis che sta piacendo ai tifosi. Michael Arcieri, general manager della Pallacanestro Varese parla volentieri del primo mese di campionato, racconta a VareseNews le sue sensazioni, le differenze tra il basket europeo e la NBA, l’importanza del collettivo per sviluppare uno stile di gioco che sta piacendo ai tifosi.

Arcieri, ieri al palazzetto è stato protagonista di una festa di compleanno a sorpresa (auguri!), con la squadra, lo staff ma anche i suoi familiari. Domenica però tutti sperano che arrivi il regalo, sotto forma di una vittoria con Treviso.

«Quella di ieri è stata davvero una bella sorpresa per me: in passato festeggiavo poco i compleanni, ora con mia moglie e la mia famiglia capita più spesso ma non mi aspettavo una festa al palazzetto. È stato piacevole e il fatto che abbiano partecipato tutti con entusiasmo, sintomo di un buon feeling tra tutti noi: un obiettivo che abbiamo e che ci sta dando soddisfazione. Speriamo davvero che domenica arrivi il regalo dal campo: vincere, soprattutto in casa, è sempre importante ma farlo dopo aver perso con Trento sarebbe molto utile. Dobbiamo approfittare dei nostri tifosi fantastici, di un ambiente che rende difficile giocare per chi arriva da fuori».

A che punto del cammino è la Openjobmetis rispetto alle aspettative che avevate nel momento in cui la squadra è stata costruita?

«Siamo sulla strada giusta perché mi sembra che i ragazzi stiano apprendendo bene l’idea e lo stile di gioco che volevamo da loro. Intendiamoci: il lavoro da fare è sempre in progresso e non ho mai pensato di essere “al punto giusto” il 30 ottobre, è una evoluzione che deve crescere ogni domenica. Non so esattamente dove saremo a dicembre o a gennaio ma ogni giorno si vede, per esempio, una miglior circolazione della palla o giocatori che si trovano nella posizione giusta quando vanno in transizione… Insomma, tutti stanno capendo dove sono, cosa devono fare e siamo molto soddisfatti del lavoro svolto da Matt, Paolo ed Hermann (Brase, Galbiati e Mandole ndr). Se difendiamo di squadra, se tutti fanno canestro grazie ai nostri meccanismi, allora possiamo essere competitivi in questo campionato: abbiamo uno stile, dobbiamo metterlo in pratica assieme. Nonostante abbiamo iniziato a lavorare insieme ad agosto, si vede una certa unità in campo; non c’è un giocatore come Keene, che poteva tirare dieci volte di fila perché era la sua specialità. Con questi uomini, è necessario lavorare di gruppo».

Fino a oggi Varese ha perso i parziali di tutti e quattro i “quarti periodi” di gioco. Una situazione che la preoccupa o che fa parte della crescita di squadra?

«Credo sia una parte del processo di crescita. Per la mia esperienza passata, questo è il momento in cui dobbiamo “capire come si vince”, quali sono le esecuzioni necessarie nei finali di partita. Nei primi periodi c’è meno tensione, poi bisogna eseguire le cose nel modo giusto e ciò va appreso; vale soprattutto per giocatori giovani. Non sono sorpreso per qualche difficoltà, ma a Reggio abbiamo capito meglio come gestire il cronometro, non siamo andati “fuori schema” per la pressione del momento. Ogni squadra deve passare da questo processo. Certo, non mi piace il fatto di avere perso le partite così, però può succedere e anzi ci aiuta ad accelerare i miglioramenti».

Openjobmetis Varese - Banco Sardegna Sassari 87-81

Lei è arrivato in Italia a gennaio e si è dovuto calare con una realtà differente sotto tanti aspetti. A che punto è il suo percorso di apprendimento del basket italiano?

«L’estate e il mercato sono stati molto diversi dalla NBA: ci sono tante cose che avvengono velocemente con molte trattative da sviluppare. La differenza principale è che il numero di giocatori da seguire è molto più ampio e di conseguenza sono molto maggiori le informazioni da prendere, monitorare e scandagliare. E non si smette mai: qui dopo 4 partite c’è già qualche squadra che pensa di cambiare giocatori, non noi per fortuna. Devo abituarmi a questi ritmi ma fa parte del mio percorso di apprendimento personale e imparare è sempre bello. Un’altra cosa particolare è che qui tutte le 30 partite sono importanti mentre in NBA, con 82 incontri, un paio di sconfitte non generano particolari preoccupazioni e magari arrivano perché la squadra sta provando soluzioni nuove. Qui c’è una intensità continua».

Prima lei citava il pubblico di Masnago: considera già una vittoria della società avere oltre 4000 spettatori ogni volta?

«Penso di sì, che sia una vittoria, ma io sono nuovo e non ho metri di paragone: posso però dire che i tifosi sono molto interessati alle vicende della squadra, ci stanno “abbracciando”, amano questo stile di gioco intenso ed energico. Mi piace vedere che tanti tifosi “studiano il gioco”, capiscono i movimenti dei giocatori e non guardano solo se il pallone entra o meno nel canestro. Vedo molta competenza nella gente».

C’è un giocatore che l’ha stupita in modo particolare?

«Voglio parlare solo di un singolo, ovvero di Giancarlo Ferrero. Ho parlato con lui prima della stagione perché sapevo che questo stile di gioco poteva essere adatto a Giancarlo: il tiro è un suo punto di forza, lui lo ha capito e questa cosa gli ha dato solidità. Ha compreso che se si fa trovare nel posto giusto al momento giusto, diventa un giocatore dall’impatto importante sulla partita. Sono felice che una persona come lui, che è qui a Varese da 8 anni, possa avere ancora una opportunità di essere protagonista. Capisco l’amore e l’affetto della gente per lui, è un ragazzo speciale e sta dimostrando ai compagni come si possano usare al meglio i talenti che ognuno di noi ha».

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Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 28 Ottobre 2022
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