Processo Mensa dei Poveri, il sistema di tangenti a Gallarate secondo Alberto Bilardo
Buona parte dell'udienza odierna è stata dedicata alle vicende gallaratesi e alla pervasività del sistema guidato da Nino Caianiello. Affrontate le vicende del supermercato in via Cadore, della variante al Pgt e dell'azione di responsabilità di Amsc
E venne il giorno di Alberto Bilardo, sentito come testimone oggi (lunedì) nel processo Mensa dei Poveri che si sta svolgendo davanti alla corte della sesta sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta dal giudice Paolo Guidi.
L’ingegnere di Cassano Magnago, ex-coordinatore cittadino di Forza Italia a Gallarate e fedelissimo di Nino Caianiello, era molto atteso perchè segue proprio la testimonianza del mullah (vero deus ex-machina del sistema di tangenti e destinatario finale di buona parte dei soldi drenati) e perchè è stato il primo a cedere di schianto raccontando per filo e per segno molte vicende davanti ai pm Furno, Bonardi e Scudieri che nel maggio 2019 scardinarono un sistema corruttivo che comprendeva politici, amministratori, professionisti e imprenditori che si muovevano nel triangolo tra Milano, Varese e Verbania.
Si è seduto al banco dei testimoni da libero cittadino dopo aver patteggiato una condanna a 3 anni e 6 mesi e da uomo cambiato che si dedica al lavoro, al volontariato e alla fede. La sua testimonianza è durata oltre 7 ore e ha ripercorso molti degli episodi corruttivi ipotizzati dai magistrati, soprattutto quelli avvenuti a Gallarate.
Se le parole di Caianiello hanno tratteggiato una sorta di romanzo politico del quale era protagonista assoluto (alimentando il suo mito di grande tessitore della politica locale), quelle di Bilardo sono apparse dichiarazioni di una precisione millimetrica, sostenute da una meticolosa agenda che non mancava mai di aggiornare.
La vicenda dello spostamento del Tigros in via Cadore
La pubblica accusa e la difesa si sono concentrati in particolare sulle vicende gallaratesi a partire dalla presunta tangente per la costruzione del supermercato Tigros nell’area di via Cadore per la quale è ancora a processo l’allora amministratore delegato del gruppo Paolo Orrigoni: «La giunta Guenzani aveva già cambiato, per una parte, la destinazione dell’area da industriale a commerciale – ha raccontato Bilardo -. Tonetti, però, voleva una variante per farla diventare tutta commerciale. Tonetti mi chiese di stilare la documentazione per la modifica e mi chiese se avevo rapporti con Caianiello e se avevano potere per fare questa modifica. All’epoca si andava sempre da Caianiello a chiedere il permesso».
Dopo l’incontro con Tonetti torna a parlare con Caianiello: «Mi disse che non era il caso che collaborassi direttamente con la sua società per motivi di opportunità quindi mi indirizzò a Diego Sozzani perchè prendesse lui l’incarico. Sozzani mi disse che non se la sentiva di retrocedere somme a Caianiello e quindi mi indicò Mauro Tolbar che mi mandò, a sua volta, da Crescenti della Estro ingegneria (il vericolo societario a cui Tonetti avrebbe dovuto indirizzare la fattura, ndr)». Bilardo racconta poi che Caianiello gli disse che 30 mila euro dei 50 concordati erano per lui: «Mi disse che l’importo era stato concordato con Orrigoni» – ha aggiunto Bilardo.
A chi serviva questa variante è la domanda che pongono sia l’accusa che la difesa di Orrigoni (Consulich, D’Alessandro): «La variante serviva sia a Tonetti che a Orrigoni. per Tonetti era la condizione sine qua non per vendere l’area a Orrigoni» – è stata la risposta di Bilardo.
Bilardo poi racconta anche dei due incontri con Orrigoni: «Quando mi incontrai con Orrigoni portai i saluti di Caianiello, lui mi ringraziò e chiesi se poteva alzare la cifra a 60 mila ma lui non ritenne di accordarmela». Nel controinterrogatorio dei difensori poi specifica che, però, «non ho mai usato la parola tangente o retrocessione per definire quella cifra».
Poi spiega quanto di quei soldi ha visto transitare e come: «I pagamenti vennero effettuati da Tolbar in due occasioni, in contanti nel mio studio a Cassano Magnago. Ricordo che mi diede 5-6 mila euro che io consegnai a Caianiello. Poi non volli sapere più niente di quei soldi perché trovai le cimici nel mio ufficio. L’avvocato Piga, difensore di parte civile del Comune di Gallarate, poi specificherà che nell’interrogatorio aveva dichiarato di aver ricevuto 13 mila euro in tutto dei quali 10 mila li consegnò a Caianiello: «Confermo quanto dissi in interrogatorio. La mia parte era il 40% che dovevo ricevere in nero per il mio lavoro, che avevo comunque fatto e consegnato» – ha concluso Bilardo.
Il ruolo del sindaco Cassani
L’altro capo di imputazione tutto gallaratese riguarda l’incarico di consulenza da parte del Comune di Gallarate per l’azione di responsabilità civile da parte di Amsc nei confronti degli ex-amministratori della società partecipata, tra i quali c’era Caianiello: «Caianiello era preoccupato perché venivano chieste cifre enormi. Negli accordi politici della campagna elettorale del 2016 c’era anche la chiusura dell’azione di responsabilità».
Secondo Bilardo tutto il partito doveva occuparsi di questa cosa, uscendo sulla stampa mentre Moreno Carù, che aveva la delega alle partecipate, doveva fare in modo che il dirigente comunale affidasse il parere ai professori Cerami e Strambelli che avevano già concordato con l’avvocato Besani il da farsi e quindi l’esito favorevole a Caianiello. Il dirigente, nonostante l’incarico fosse sotto soglia, decise di fare comunque una procedura ad evidenza pubblica ma comunque furono Strambelli e Cerami ad ottenerlo per la cifra di 30 mila euro». Il pm ha poi chiesto cosa sapesse il sindaco Cassani e Bilardo ha risposto: «Cassano ci chiese se li conoscevamo e noi confermammo che erano a favore nostro». Bilardo ha poi aggiunto che il sindaco aveva nominato il dottor Nobile come segretario comunale per fare la guardia sugli assessori di Forza Italia perché non manipolassero.
Cassani è stato tirato in ballo anche sulla vicenda del Pgt dove, però, il sindaco gallaratese ha cercato di intervenire solo quando si è trattato di negare la variante puntuale per l’area di via Cadore: «Ricordo che disse che la variante puntuale per un supermercato avrebbe portato ad un’altra indagine come avvenuto anni fa per l’Esselunga (Caianiello fu condannato in quel caso, ndr)». La materia, infatti venne completamente lasciata nelle mani di Forza Italia «perchè si sapeva che qualsiasi assessore messo in quella posizione avrebbe dovuto fare ciò che diceva Caianiello». Proprio sull’incarico per la variante al Pgt, infatti, l’assessore forzista all’urbanistica Petrone (insieme a Bilardo) ottennero l’assegnazione dell’incarico al gruppo di architetti capitanati da Giuliani «perchè era quello che più rispondeva alle sollecitazioni “informali” della politica e perchè tra loro c’era l’architetto Moriggi che era vicino a Forza Italia». Anche in quel caso Cassani si limitò a prendere atto e a segnalare a Bilardo «avete ottenuto quello che volevate».
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