Ricordi di vita e canzonette. La “Bibbia” di Maniglio Botti per combattere la fibrosi cistica

I colleghi della "Prealpina", gli amici di via Cantoreggio e del Cavedio e soprattutto i suoi lettori. In tanti hanno partecipato alla presentazione del libro del giornalista recentemente scomparso

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«Splendida giornata» di Vasco Rossi è la canzone che potrebbe fare da commento alla presentazione del libro “Mi chiamo Maniglio e vi racconto una storia” (Edizioni il Cavedio), dedicato al giornalista Maniglio Botti, scomparso improvvisamente due anni fa.
Nella sede di VareseCorsi, in piazza della Motta a Varese, c’erano moltissime persone, tra cui tanti colleghi che con lui hanno condiviso una vita al quotidiano “La Prealpina”. Una stagione felice sotto la guida, prima, di Mario Lodi e, poi, di Pierfausto Vedani e Gaspare Morgione. C’erano gli amici d’infanzia, quelli di via Cantoreggio, con cui Maniglio Botti aveva trascorso gli anni della formazione. E con loro tanti lettori che hanno apprezzato i suoi articoli e negli ultimi anni, dopo la pensione, i suoi post su Facebook, veri propri affreschi di vita quotidiana accompagnati da ricordi e da consigli musicali. Maniglio Botti era infatti un grande esperto di musica, soprattutto di quella cosiddetta leggera, la colonna sonora delle nostre esistenze.

Mi chiamo Maniglio e vi racconto una storia” è un «librone», come lo ha definito il figlio Carlo Botti, che contiene una selezione dei post pubblicati su Facebook  dal 2015 al 2020. Determinante per il suo approccio alla rete, fu la scoperta di Youtube perché su quella piattaforma Maniglio Botti ritrovava le sue canzoni. Fu solo in un secondo tempo, dopo aver superato il suo scetticismo, che si iscrisse a Facebook. «All’inizio lo rifiutò, perché diceva che non lo capiva – ha raccontato il figlio Carlo – poi con il tempo ha cominciato a scrivere delle sue canzonette e i racconti della sua vita per un nuovo pubblico che lui definiva “i miei venti lettori”. Il risultato è questa bella bibbia che ha più di 500 pagine».

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nella foto Carlo Botti e a sinistra Lucia Botti

Il ricavato della vendita del libro andrà in beneficenza alla Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica, un capitolo importante nella vita del giornalista, legatissimo alla nipotina che ne è affetta. «Quando è nata mia figlia – ha spiegato Lucia Botti – dopo aver avuto l’esito sull’esame delle malattie rare, telefonai subito a mio padre perché io non sapevo nemmeno cosa fosse la fibrosi cistica. Lui sì che lo sapeva e mi fece capire senza mezzi termini tutta la gravità di questa malattia».
Lucia Botti è oggi fra le attiviste della Fondazione in provincia di Varese, mentre a Tradate risiede Davide Valier, testimonial e presidente nazionale. La ricerca sta facendo passi avanti per la cura di questa malattia e le donazioni sono la linfa vitale per nutrirla. L’associazione il Cavedio, di cui Maniglio Botti era fondatore insieme all’amico fraterno Fiorenzo Croci, in questi anni ha fatto diverse attività, in particolare nel campo dell’editoria, per sostenere la ricerca per la cura di questa malattia rara.

I partecipanti a questa splendida giornata, tra cui il sindaco Davide Galimberti, hanno potuto apprezzare anche il suono del sitar indiano di Adalberto Zappalà che ha eseguito alcune canzonette citate nel libro, prima fra tutte “L’immensità” di Don Backy, il cantautore preferito di Maniglio Botti.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 02 Ottobre 2022
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