Sarah Maestri: “Apriamo i cuori e cambiamo questo mondo”
L'attrice ha presentato il suo nuovo libro "Stringimi a te" alla Biblos per Duemila libri intervistata dalla bibliotecaria Sandy Bertuol
“Non siamo un’isola, ma una comunità educante. C’è bisogno di tante figure perché l’affetto è una dimensione che si moltiplica. Io non ho cercato questa maternità e al giudice ho detto «mi consideri una ragazza madre». Era Alesia che mi chiedeva di diventare madre e pian piano lo sto vivendo».
Sarah Maestri arriva alla Biblos di Gallarate direttamente da Padova dove era stata a presentare il suo ultimo libro Stringimi a te. È stanca, ma contenta di questo tour che la sta portando in diverse città del Nord Italia. Ad accoglierla e intervistarla per l’incontro in programma per Duemila libri c’era la bibliotecaria Sandy Bertuol.
“Un grido d’amore: «Mama». Ha sconvolto la mia vita facendola diventare nostra. Non ti ho donato la vita ma la vita mi ha donato te”. L’incontro parte con un breve video dove sono protagoniste Alesia e la sua mamma Sarah. Immagini di loro due dal primo incontro nel 2012 fino ai giorni nostri. Una storia d’amore prima ancora che il racconto di un’adozione.
“Mi dichiaravo «child free» ed ero tutta centrata sul mio lavoro di attrice. Poi un giorno mi hanno invitata ad andare a Medjugorje. Accettai, ma senza un motivo preciso. Ero lì quando mi arrivò una telefonata di un amico che mi chiedeva se potevo ospitare una bambina di Chernobyl per qualche giorno. Dissi subito di sì. Arrivai in aeroporto anche in ritardo sicura di un’esperienza momentanea, ma la mia forza si è sgretolata quando mi sono inginocchiata davanti a lei che aveva 8 anni e mezzo e ne dimostrava quattro. Lei mi guardava con estrema fiducia. Lei aveva preso tanti calci dal mondo. Mi ha dato la manina e li ho sentito un sussulto. Poi diventare madre è lungo e non ho imparato ancora niente”.
Alesia viveva in Bielorussia in un terribile orfanotrofio. Una struttura grandissima umida, fredda, con locali inqualificabili. Sarah racconta il percorso lungo per arrivare all’adozione. “Mi sono arrabbiata solo davanti alla burocrazia perché ci hanno rubato cinque anni di vita”. Ma il libro non mira a ricostruire il funzionamento di quel percorso. Racconta una relazione con lo sguardo che passa dalla mamma alla bambina che ne ha passate tante prima di potersi fidare di una adulta che arriva da migliaia di chilometri di distanza e con una cultura tanto differente.
“Quella bambina che arrivava da lontano restò con me 90 giorni sconvolgendo la mia vita. Quando ho dovuto riportarla all’orfanotrofio accompagnandola in aeroporto ho vissuto uno dei momenti più dolorosi. Sentivo una sensazione di vuoto. Lei in auto non sorrideva e mi fissava. In aeroporto mi salutò e quando pensava di non esser vista si mise a piangere. Quando rientrai a casa la sentivo immobile come solo la morte sa fare. Sono stata tre giorni a letto senza alzarmi. Poi ho deciso di andare in Bielorussia e ci misi due giorni per arrivare nel suo paese. Era in una struttura grandissima e pensavo a un incontro come un film. Lei mi ha salutato ed è andata via. Quel “mama” non aveva ancora un senso e ci è voluto tanto tempo. Quando adotti una persona non adotti un bambino, ma la sua storia. Io non conoscevo niente dei suoi otto anni e mezzo”.
Sarah pensava che non fosse possibile adottare in quanto single e invece dopo tre anni che aveva conosciuto Alesia arriva il decreto di adottabilità. Inizia allora una vera odissea. “Dopo una trafila di tre anni ho deciso di andare a vivere in Bielorussia per stare con lei. Facevo la maestra con tutti i bambini e stavo bene. Non mi preoccupava vivere in quella condizione di povertà. Mi fa arrabbiare di più pensare che a Milano ci sono ventimila bambini che mangiano una sola volta al giorno quando abbiamo una grande ricchezza. Nel 2019 finalmente siamo rientrati in Italia. E poi ripenso al tempo perso. Avevo preparato il villaggio delle Barbie, ma lei non ci ha potuto giocare a causa della burocrazia”.
Le domande diventano fitte e non solo sulla sua relazione con la figlia, ma su quello che significa affrontare percorsi genitoriali. “È sbagliato mettere sullo stesso piano le adozioni e la fecondazione assistita. La prima è legata al diritto del minore di avere una famiglia, la seconda di un adulto che vuole diventare genitore. L’affido è una esperienza meravigliosa perchè tiene conto del diritto del bambino di vivere nella sua famiglia. Credo molto nell’affido. Capisco anche chi ha paura perché te lo portano via, ma vinci proprio per quello. L’adozione è la sconfitta di una società perché quel bambino non può più vivere nella sua famiglia d’origine”.
La relazione con Alesia non è solo gioie e “quando un giorno lei mi gridò che ero una mamma finta, fu come ricevere una fucilata. Mi ricordò che a 13 anni anche io avevo urlato cose terribili a mia mamma. Tornai da Alesia dicendole che anche io avevo detto cose brutte alla nonna. Fu un momento forte e da lì iniziò il legame ancora più forte. Mi mise alla prova per vedere che io non l’avrei abbandonata. Io ero certa che il dolore della maternità fosse legata al parto. Non pensavo che fosse emotivo e continuo. Giorni dopo giorno scopro che essere madre è soffrire con i propri figli. Essere madre significa stare e restare. Io sono la mamma di Alesia e devo starle accanto anche quando ha un dolore che mi spezza. Il mio desiderio più grande è vedere mia figlia felice. Non avrei mai immaginato di provare questa emozione”.
Sarah ha risposto sempre con grande serenità e ha avuto un momento difficile solo quando ha raccontato la genesi del libro. “L’ho scritto in venti mesi. Ho fatto la tesi di laurea in cui spiegavo l’iter delle adozioni. Garzanti mi chiese se volevo scrivere un romanzo. Il difficile è venuto dopo perché scrissi i ringraziamenti quando mia figlia era ricoverata e avevo un grande dolore. Non ci riuscivo perché ero piegata in due, ma la vita va sempre ringraziata. Allenarsi nella gratitudine ci fa sentire in una danza più leggera”.
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
GiuseppeAiroldi su "Aiutateci a salvare lo scoiattolo rosso del Parco Bassetti di Gallarate"
Viacolvento su Beko, il PD di Varese all'attacco: "Giorgetti e il Governo se ne fregano"
Felice su Volontario della Maratonina di Busto Arsizio picchiato da un automobilista
italo su Matteo Librizzi: "Emozionato e felice, sognavo una serata così"
fratetoc su Anche Besnate approva la tariffa puntuale per i rifiuti
elenera su Un falco pellegrino protetto è stato crivellato di pallini a Malnate
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.