Il tricolore ha battezzato a Varese “Ruote nella storia”, il primo museo in movimento di auto storiche
Nell'ambito delle celebrazioni del 225esimo del tricolore a Varese è stato dato il via alla prima manifestazione “Ruote nella Storia” , un format creato da Automobile Club d’Italia e da ACI Storico. I particolari dal presidente di AC Varese, Giuseppe Redaelli

Questa mattina, nell’ambito delle celebrazioni del 225esimo del tricolore a Varese, è stato dato il via anche alla prima manifestazione “Ruote nella Storia” , un format creato da Automobile Club d’Italia e da ACI Storico per presentare, in un museo circolante, importanti testimonianze della storia dell’automobilismo in un contesto di valorizzazione turistica e culturale.
Una passerella che, partita dai giardini Estensi al suono di una campana storica, sfila tra le eccellenze del territorio di Varese e della sua provincia dai settecenteschi Giardini Estensi sede del Comune di Varese fino all’arte del Liberty di inizio Novecento al Palace Grand Hotel di Varese passando dall’eremo di Santa Caterina del Sasso, al borgo degli affreschi di Arcumeggia e, attraverso una cavalcata tra i boschi e il foliage in Valcuvia, all’expo delle storiche ad Azzate tra opere d’arte e concorso d’eleganza. Abbiamo chiesto maggiori particolari sull’evento al presidente di AC Varese, Giuseppe Redaelli.
Presidente, come è stata l’adesione dei collezionisti a questa proposta?
«E’ stata un’ottima risposta, con una cinquantina di auto rappresentative di tutte le epoche, dagli anni 30 fino al nuovo millennio, a rendere un tributo comune allo sviluppo del turismo e alla promozione delle eccellenze del territorio, sensibilizzando il pubblico verso la conservazione del patrimonio motoristico, di cui Varese vanta una gloriosa tradizione, dalle carrozzerie alla meccanica, dai designer alle officine di restauro. Un “museo in movimento” sulle nostre strade a testimoniare la genialità e la maestria dei primi ingegneri e carrozzieri e la rapida evoluzione a cavallo delle due guerre e successivamente alla produzione industriale e al boom economico. Si percepisce in questo carosello l’evoluzione dei costumi grazie anche dall’ordinamento delle auto dalla più antica alla più moderna.
Lei ha un passato agonistico ed oggi è Presidente della commissione internazionale auto storiche di FIA, giusto? Qual è il ruolo di queste manifestazioni?
«Mi spoglio dal ruolo di Campione Italiano Assoluto nella regolarità storica risalente al 2009 e guardo piuttosto alla mia attuale posizione di presidente internazionale FIA che mi fa dialogare anche con l’altra federazione FIVA e posso dire che il tema della necessità di continuare a far circolare le auto davvero storiche sulle strade di oggi e domani è molto sentito ovunque nel mondo per una ragione culturale perché l’auto ha caratterizzato la seconda rivoluzione industriale e continua ad esserne una testimonianza ‘vivente’ sulle strade permettendo al pubblico di vedere spesso gioielli rari ed una tecnica, perché l’auto lasciata lungamente ferma deperisce e rischia di non poter essere mai più mostrata in movimento. Tralascio l’aspetto economico anche se alimenta un indotto importantissimo in termini di manutentori, meccanici e carrozzieri ma anche nell’area delle attività turistiche e ricettive».

E’ una forte emozione vedere sulle strade auto che sono appartenute ad altre epoche, specie quei primi modelli che ricordano le carrozze a cavalli…
«Se pensa che la prima automobile data 1886 e che nello spazio di un ventennio fino alla Prima Guerra Mondiale, abbiamo assistito a una rapida e sorprendente evoluzione dei primi progetti di automobili e delle loro prestazioni. Agli inizi la scelta era tra motore a vapore, motore elettrico e motore endotermico; il motore a combustione interna prese piede e nacquero le prime rivoluzionarie fabbriche di automobili. Avere la fortuna di poter provare a guidare queste auto fino al primo decennio del XX secolo, dà un’idea molto chiara delia genialità degli inventori e dei primi costruttori di queste automobili; è meraviglioso vedere come tra il pilota e l’automobile – priva di qualsiasi sincronizzazione – si instaura un rapporto di empatia quasi come avveniva tra il cocchiere e il suo cavallo: il passaggio alle auto dell’immediato primo dopoguerra mostra la rapidità con cui la tecnologia si è evoluta fino al secondo dopoguerra che ha portato alla diffusione su larga scala delle auto alle quali l’approccio è risultato decisamente sempre più semplificato. A partire dagli anni ’60, le automobili hanno segnato il boom dell’era dello sviluppo industriale, diventando sempre più un prodotto di massa: le persone hanno cambiato il loro modo di guidare».
Quale futuro vede per l’auto storica in termini di sostenibilità ambientale?
«Il tema della sostenibilità ambientale è sicuramente di grande attualità ed è dibattuto in tutto il mondo a volte con diversa gradazione nelle proposte di soluzione. E’ fatto importante da evidenziare che le auto di reale rilevanza storica sono in un numero limitato e sono usate solo in occasioni particolari: oggi ne abbiamo un tipico esempio. Questo permette di affermare che le emissioni rappresentano una parte infinitesimale del totale delle emissioni in atmosfera. Cionondimento sto seguendo con molto interesse le evoluzioni di tests atti a verificare la possibilità di alimentarle con benzine bio tanto che alla prossima London to Brighton (con auto anteriori al 1904) parteciperanno simbolicamente un’auto elettrica ed una con bio-carburante».
Potrebbe anche essere che proprio dalle auto storiche parta una rivalutazione del motore endotermico con benzina bio. E’ di questi giorni la definizione varata dalla FIA di Sustainable and Affordable Mobility: mobilità sostenibile per l’ambiente e per l’economia. Potremmo allora dire che le sperimentazioni continuano e che dal mondo storico si apre un nuovo futuro?
«Perché escluderlo? Io credo che chi ha davvero a cuore il patrimonio culturale legato all’automobile potrebbe accettare di dover sostenere un maggior costo per il carburante eco (se saranno confermati i livelli di bassissimo inquinante) piuttosto che vedere morire inesorabilmente questo museo circolante; nel frattempo le benzine bio potranno essere prodotte su larga scala e quindi ad un più basso prezzo alla pompa per anche le auto del futuro. E’ un auspicio che faccio da italiano sapendo quanto importante è per noi l’industria automobilistica con motore endotermico oggi formalmente al bando nei prossimi dieci anni. Tornando alla manifestazione di domenica, visto che ho ricordato l’Italia, sono davvero orgoglioso del tributo al Tricolore che ha dato il via alla manifestazione e contemporaneamente anche alle celebrazioni per i 225 anni del Tricolore Italiano con il suono della campana – ritornata a Varese ad opera de La Varese Nascosta – che fu sulla Regia Nave Varese varata nel 1900 a Livorno. Incrociatore corazzato utilizzato per un anno come nave scuola della Marina, lo stresso ruolo coperto oggi dal Vespucci, di cui verrà illustrata la storia giovedì 20 ottobre alle 18 al Salone Estense».
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