Il valore della sostenibilità si vedrà anche nei bilanci
Le spinte al cambiamento arriveranno dalle normative, dai consumatori e anche dalla finanza: per le imprese sarà sempre più conveniente e vantaggioso scegliere la via della sostenibilità. Ma solo se autentica
Quando si parla di responsabilità sociale d’impresa, obiettivi Esg, sostenibilità e transizione ecologica, si corre il grande rischio di perdersi in un labirinto di informazioni e false priorità. ManagerItalia Lombardia ha pensato di dare ai propri associati un “gomitolo rosso”, proprio come nella leggenda del Minotauro, per aiutare i manager a orientarsi in questa fase di cambiamento. Il percorso di orientamento studiato dall’associazione di rappresentanza prevede una serie di tappe che toccheranno alcune aziende del territorio. (nella foto, da destra: Marco Brusati, Caterina Carletti, Roberto Trentini e Ignazio De Lucia, dirigente di Manageritalia Lombardia)
A fare da apripista è stata la Elmec Informatica di Brunello, azienda leader nel settore It, che, per tracciare la mappa necessaria ad affrontare questo passaggio storico, ha chiamato due esperti: Caterina Carletti, consulente aziendale di grande esperienza e docente della Supsi, la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, e Marco Brusati, docente di sustainable business management alla scuola di economia della magistrale alla Liuc di Castellanza e fondatore della società benefit di consulenza What Matters. A fare gli onori di casa Roberto Trentini, manager senjor di Elmec, che ha esordito con la domanda delle domande, ovvero perché le aziende devono adeguarsi alla sostenibilità?
NON CI SONO SOLO CLIENTI E FORNITORI
«Da un punto di vista economico – ha spiegato Caterina Carletti – stiamo passando da una dimensione legata alla shareholder view: sono un’azienda e ho due interlocutori, gli azionisti e i clienti, a una stakeholder view, la mia azienda opera impattando su una serie di soggetti o portatori di interesse, che sono molti di più e soprattutto eterogenei. Quindi l’azienda deve cercare di operare generando un profitto che non sia solo economico, ma anche sociale e ambientale attraverso la creazione di una serie di relazioni che siano il più possibile win-win che porti vantaggi a tutti».
È un passaggio ineluttabile che viene alimentato da spinte che arrivano da più direzioni e sempre più cogenti, a partire dal legislatore per arrivare ai consumatori, passando per i fornitori. «Le aziende – spiega la docente della Supsi – sono di fatto delle comunità che si interfacciano con altre comunità, pertanto esercitando questo ruolo devono riflettere sulla loro capacità di impatto e di generare valore. Ai miei studenti dico che l’azienda deve essere in utile, altrimenti diventa inutile. Per fare questo deve avere un senso, una ragione per stare sul mercato».
LA SPINTA DELLA FINANZA
C’è poi anche il mondo della finanza che preme sull’acceleratore del cambiamento. Sembra quasi un rimedio omeopatico, visti i precedenti, ma è chiaro che senza la partecipazione del comparto finanziario è difficile portare a terra il cambiamento. «Tutti la considerano brutta, sporca e cattiva – dice Marco Brusati – ma ormai è chiaro che questo avvicinamento della finanza ai temi Esg ( Environmental, social, and corporate governance, ndr) è dettato dalla gestione del rischio. A ingaggiare le imprese sulla sostenibilità ci sono anche le agende internazionali. Una spinta gentile arriva dalla normativa europea che ben presto diventerà una bastonata. In alcuni settori la tassazione si sta già spostando dal capitolo lavoro a quanto un’impresa contribuisce al cambiamento climatico».
SULLA SOSTENIBILITÀ NON SI PUÒ FINGERE
Non è tutto oro quello che luccica e l’approccio alla sostenibilità non può essere più una questione di immagine, il vestito bello della domenica indossato dall’azienda per convincere gli stakeholder. È un modo di stare su mercato che oggi come oggi tollera sempre meno le finzioni, anzi, sul piano reputazionale potrebbe essere un comportamento letale per l’azienda. «Alcuni imprenditori scelgono di cambiare – continua il docente della Liuc – per imitare i competitor e questo è un atteggiamento che come consulenti cerchiamo di limitare. La verità è che oggi la sostenibilità conviene e le aziende più performanti sono anche quelle che si dimostrano più autentiche nel proprio approccio a questi temi. La sostenibilità passa anche dall’innovazione che porta creazione di valore, distinzione e vantaggio competitivo».
LE AZIENDE CHE HANNO INIZIATO QUESTO PERCORSO SONO TANTE
Le imprese che hanno iniziato questo percorso hanno una visione che non è di breve periodo. Sono tante, molte di più di quello che pensiamo, ma spesso non fanno notizia e non vengono valorizzate come invece meriterebbero. «Sostenibilità significa qualcosa che dura nel tempo – sottolinea Caterina Carletti – La stessa parola sustain, che si trova nelle partiture musicali, indica che la nota deve essere prolungata. Quindi se la logica è come conservare il valore della mia azienda nei prossimi trent’anni, devo ragionare con un altro sguardo che non può essere di breve periodo, ma di continuità nel tempo».
IL RUOLO DEL DECISORE PUBBLICO NEL CANTON TICINO
Il decisore pubblico in questo passaggio epocale ha un ruolo fondamentale, che si gioca sia su un piano di incentivi che di valorizzazione dei territori. Nel Canton Ticino la Supsi ha ricevuto un incarico dal dipartimento dell’Economia e delle finanze per fare un’indagine sullo stato dell’arte e capire cosa stessero facendo le imprese in tema di sostenibilità. Al termine di questa ricerca è stato costituito un gruppo di lavoro che si chiama Csr Ticino di cui fanno parte il dipartimento delle finanze e dell’economia, la Supsi, l’Associazione degli industriali, la Camera di commercio e l’Associazione bancaria. «Con questo gruppo di lavoro – spiega la docente della Supsi – abbiamo fatto delle ricerche e delle proposte al Governo svizzero, tra cui una modifica alla legge degli appalti pubblici che riconosce la premialità del 4% all’impresa socialmente responsabile. Quindi l’azienda che partecipa a un bando pubblico, dimostrando di essere socialmente responsabile, arriva ad avere il 4% in più».
Spesso accade che sia la burocrazia a ostacolare o rendere difficile il percorso di cambiamento delle imprese. Nel caso del Canton Ticino è stato realizzato un rapporto di sostenibilità semplificato per permettere alle pmi di lavorare a un primo documento e cominciare così a misurarsi sulla sostenibilità. «È stato caricato e messo sulla piattaforma della Camera di commercio a fine maggio – conclude Carletti -. Ad oggi sono 30 le aziende che lo stanno compilando e potrà essere usato non solo quando l’azienda partecipa a un appalto pubblico ma anche nell’ambito delle relazioni interne dell’azienda, diventando così un documento che in parte è di corporate identity e in parte di sostenibilità».
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