19 gradi e finestre aperte solo a fine ora: la Provincia detta le regole per contenere i costi energetici nelle scuole
Riscaldare le scuole costerà alla Provincia 7 milioni in più. Il termostato non potrà superare i gradi stabiliti per legge ma la temperatura non sarà omogenea. Stanziati 5 milioni di euro per efficientare gli istituti e al Geymonat si sperimenterà la pompa di calore
Le temperature autunnali cominciano a farsi sentire e tutti siamo messi alla prova con la tenuta del piano di contenimento energetico. Negli edifici pubblici, ma anche in quelli privati, la temperatura non deve essere superiori ai 19 gradi. Così nelle stazioni di rilevamento. Capita, però, che in ambienti molto gradi, il calore non sia uniforme e ci siano spazi dove i gradi raggiunti sforino a mala a pena i 18 gradi.
Negli istituti scolastici si annuncia un inverno più rigido: « Gli impianti sono stati accesi in tutte le scuole superiori lo scorso 2 novembre – spiega il consigliere provinciale con la delega all’Edilizia scolastica Enrico Vettori – Abbiamo avuto solo due problemi, risolti tempestivamente, nella sede distaccata del liceo Manzoni e in quella dell’Itet Daverio a Varese. I dati sono tenuti costantemente sotto controllo, soprattutto per monitorare i consumi: sappiamo il fabbisogno medio di ciascuna scuola e quindi l’andamento sarà valutato per capire se emergono criticità. Quest’anno, avremo un aumento dei costi energetici di circa 7 milioni di euro. Sono tutti coperti, il bilancio prevede la spesa, però non possiamo sforare e ritrovarci con brutte sorprese».
Dal Ministero dell’Istruzione è già arrivato un contributo di 2 milioni di euro per coprire l’aumento dei costi mentre a gennaio ne arriveranno altri 700.000 :« È chiaro che, negli ambienti gradi e con una certa dispersione, ci potranno essere situazioni non omogenee. In alcuni punti non si arriverà ai 19 gradi e non ci saranno nemmeno angoli di confort maggiore. Per contenere la dispersione abbiamo dato istruzioni di non tenere più le finestre dei corridoi aperte per favorire il ricambio d’aria. Basteranno i 5 minuti al cambio dell’ora. In questo momento la situazione pandemica autorizza comportamenti meno rigorosi, nel caso dovesse malauguratamente peggiorare, si interverrà».
Villa Recalcati sta studiando anche altre forme di risparmio: « Abbiamo chiesto ai singoli istituti di valutare la possibilità della settimana in presenza sui 5 giorni. La decisione, però, spetta solo alle scuole e, al momento, nessuno ha strutturato diversamente la settimana. Si è lavorato, invece, sui serali per accorparli in un unico edificio, come avvenuto a Varese, o dando indicazioni di sistemare il più possibile le classi su un unico piano. In queso modo risparmiamo sul riscaldamento e sull’elettricità».
Le difficoltà energetiche, però, hanno indotto la Provincia a valutare un piano di efficientamento degli istituti: « Abbiamo messo a bilancio 5 milioni di euro – spiega ancora il consigliere Vettori – per migliorare gli edifici. Iniziamo con le scuole del sud del Varesotto: metteremo il cappotto, cambieremo gli infissi e valuteremo la funzionalità degli impianti fotovoltaici, se ci sono, o ne collocherei di nuovi. In particolare, poi, avvieremo una sperimentazione al Geymonat di Tradate dove i pannelli fotovoltaici serviranno ad alimentare una pompa di calore per l’intera scuola. I lavori verranno effettuati nella prossima primavere e contiamo di vedere i risultati nel prossimo anno scolastico. Se ci sarà un risparmio del 15%, come prevedono gli studi, o anche superiore, allora potremo pensare a un investimento su tutto il patrimonio edilizio scolastico che abbiamo».
L’inverno nelle scuole è sempre stato costellato da proteste studentesche. Quest’anno sarà dura per tutti.
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Tante belle parole, però ancora oggi in alcune classi dell’ala Casula (più precisamente il terzo piano) del complesso ITET Daverio di Varese i riscaldamenti non funzionano, la temperatura rilevata in classe questa mattina era di 17,7 gradi; considerando che la temperatura esterna non è ancora così rigida a me sembrano piuttosto pochi.