Il calvario di S. che fa condannare il marito per maltrattamenti e si ritrova a processo come imputata
L'ex-marito, condannato in via definitiva perchè la picchiava, aveva presentato una controdenuncia sostenendo che lo faceva per difendersi. Così la vittima di violenza deve riviverla
Ha dovuto affrontare tante sofferenze per aver sposato l’uomo sbagliato che si è rivelato violento al punto da lasciarle segni evidenti sulla pelle, ha dovuto difendere il figlioletto quando lui si scagliava contro di lei con la creatura in braccio, ha dovuto affrontare il peso della denuncia e del processo ma alla fine ha ottenuto la condanna definitiva da parte dei giudici. (nella foto un disegno realizzato dai ragazzi delle scuole di Casciago per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne)
Quello che non si aspettava di dover affrontare era un nuovo processo in cui le parti sono completamente ribaltate: lui è la vittima e lei l’imputata per gli stessi fatti che avevano visto soccombere il marito che aveva anche rinunciato ad appellarsi al secondo grado di giudizio. L’ex, infatti, aveva presentato una controdenuncia con l’intento di convincerla a ritirare la sua ma lei non ha ceduto e lo ha portato fino alla condanna.
Ciò che era diventata verità processuale, però, non si sa per quale strano scherzo del destino gli è stata riversata addosso come in una specie di contrappasso con il magistrato che aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo, l’ex-marito che si è opposto tramite il suo avvocato e il giudice per l’udienza preliminare di Busto Arsizio che l’ha rinviata a giudizio.
Il calvario di S., insegnante di sostegno di una scuola del Varesotto originaria della Calabria, sembra dover essere senza fine. Iniziato nel 2017 con un matrimonio che lei credeva l’esordio di una vita fatta d’amore, in breve tempo si è trasformata nel più classico degli incubi. Iniziano i maltrattamenti, le umiliazioni e le vessazioni che sfociano in referti di pronto soccorso sempre più pesanti. Un percorso ancora troppo diffuso in Italia (i dati parlano anche per il 2022 di oltre 100 femminicidi, ndr) nonostante le campagne educative, mediatiche e l’introduzione di strumenti giuridici più incisivi.
Quello che in questa storia fa più male è la rinnovazione del dolore che l’uomo, non potendo più colpirla nel fisico, ha deciso di usare come arma per colpirla nel morale, fiaccandone le resistenze psicologiche. S., comparsa ieri davanti al giudice per una delle tante udienze a cui si è dovuta sottoporre, ha lo sguardo fiero di chi sa di stare dalla parte giusta. Difesa dall’avvocato Cristina Torretta ieri, giovedì, ha seguito l’udienza del processo mentre nei banchi della parte civile era seduto solo il difensore costretto a recitare una parte in cui nemmeno lui credeva.
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