Fagnano Olona vuole scrollarsi di dosso l’etichetta di paese razzista: “Il problema è l’ignoranza”
Il racconto di una giornata in giro per il paese della Valle Olona al centro di un caso mediatico che riguarda alcune frasi razziste rivolte ad un medico camerunese su un gruppo Facebook
Mentre scrivo questo articolo sono seduto al bar Sport di Fagnano Olona e davanti a me sono sedute tre mamme che parlottano tra di loro mentre i tre bambini giocano tra i tavolini del locale. Parlano italiano ma solo una è nata in Italia, una è per metà albanese e metà francese e una è thailandese.
Questa è l’ultima istantanea di una giornata tra le vie e le case di Fagnano Olona, piccolo paese di 12 mila abitanti che si è trovato catapultato alla ribalta della cronaca nazionale come caso di razzismo nei confronti di Enock Rodrigue Emvolo, un medico camerunese arrivato in paese per sostituire il conosciutissimo dottor Navarra, andato in pensione.
Probabilmente questa è anche l’immagine più vera di questo centro del Varesotto, così simile ad altri mille paesi della nostra Italia, dove esiste ancora una fetta di popolazione refrattaria al cambiamento della società che la circonda mentre la maggioranza silenziosa ogni giorno lavora e vive gomito a gomito con chi viene da un altro paese.
Il punto di vista dei giovani di Fagnano Olona
Ce lo raccontano bene Tommaso, Thomas, Giada e Michele; sono quattro diciottenni seduti al tavolino di un bar immersi in una nube di vapore creata dalle sigarette elettroniche e seminascosti da grosse felpe con cappuccio: «La storia del dottor Emvolo ci ha lasciati abbastanza perplessi – raccontano -. Si è montato un caso molto più grande di quello che è in realtà perché qui hanno sbagliato sia i pazienti che il dottore: lui doveva essere un po’ più disponibile nei loro confronti ma anche i pazienti avrebbero dovuto evitare di criticarlo visto che era appena arrivato e, come tutti, avrebbe avuto bisogno di più tempo per adattarsi alla situazione». Uno dei ragazzi, infatti, ci racconta che il medico camerunese sarebbe dovuto diventare il suo medico di base.
La frustrazione per una sanità che non funziona e i social come sfogatoio
A Fagnano Olona c’è un problema di carenza di medici di medicina generale che si trascina da qualche mese poichè uno è stato radiato e due sono andati in pensione nel giro di poco tempo. Ats Insubria non è stata in grado di risolvere con rapidità il problema e così per un po’ di tempo è stato il dottor Giovanni Montano di Olgiate Olona (paese di cui è anche sindaco, ndr) a coprire questi vuoti. Per molti è stato facile prendersela col dottor Emvolo, un modo come un altro per sfogare la propria frustrazione per servizi sanitari che non funzionano, prendendosela con l’ultimo arrivato.
Il razzismo è da boomer
È una dinamica alimentata dai social, come ci racconta anche Laura Orsolini, libraia di Fagnano Olona e faro culturale con la sua libreria Millestorie: «Si è dato troppo peso a due opinioni che non meritavano di essere considerate, come tutti gli estremi. Si sa che sui social molti sono specializzati nella critica ma quando si tratta di costruire alzano le mani. Fagnano non è razzista, partiamo da questo punto perchè altrimenti si creano fraintendimenti. Credo che sia un problema da boomer, come direbbe mio figlio che ha 15 anni e frequenta una scuola superiore dove non c’è più distinzione tra italiani e stranieri. Me l’ha detto quando gli ho chiesto cosa pensava del libro che ho scritto (Villa Mannara, Pelledoca editore) che racconta della storia di amicizia tra un bambino italiano e un bambino italiano di origine marocchina».
Quando gli stranieri erano i veneti
Paolo Carlesso è un consigliere comunale della lista Solidarietà e Progresso. Lo incontro a pranzo a casa sua e davanti ad un piatto di penne zucchine e alici preparata da sua moglie Lara: «Più che un problema di razzismo vedo un problema di cultura. Non ho mai visto episodi di razzismo in paese mentre ho visto un grande impegno da parte della comunità nel gestire i migranti portati qui dalla cooperativa di Garavello durante il periodo dell’emergenza sbarchi. Si crearono tensioni perchè chi aveva il compito di gestire quella situazione non era in grado di farlo ma grazie ai Calimali si riuscì a fare cose buone. La paura del diverso la visse anche mio nonno quando arrivò a Fagnano dal Veneto col carretto e le bestie nel 1938. Mi raccontava che arrivato nei pressi del castello qualcuno scese per dirgli di tornare indietro perchè non poteva stabilirsi qui». Anche Lara è d’accordo: «Se c’è un problema a Fagnano, come nel resto d’Italia, è l’ignoranza di una parte della popolazione» – parola di professoressa.
Sono uscito da Forza Nuova perchè non volevano che assumessi un lavoratore straniero
Dopo il pranzo con Carlesso incontro Luca, un passato di militanza in Forza Nuova e una passione per la cultura celtica: «Se ci fosse stato un problema di razzismo non avrei visto la coda di decine di pazienti davanti al portone del dottore – racconta -. Quei due commenti non li definirei razzisti ma frutto di stanchezza, rabbia e ignoranza. Credo che sia stato creato un caso mediatico esagerato e il paese non lo merita. L’80% delle persone di Fagnano che conosco sono di sinistra e io stesso ho lasciato Forza Nuova quando mi è stato detto che non potevo assumere un lavoratore di colore nella mia azienda».
Il mio social è la parrocchia
Infine incontro don Federico, parroco del paese, il quale però non ha molta voglia di parlare del caso: «Sto fuori dai social network perchè vivo immerso nel grande social della parrocchia. Quello che posso dire è che non si può stigmatizzare un’intera comunità per due persone anche perchè a Fagnano non sono mai accaduti episodi razzisti».
Il sindaco: “Non se n’è andato per il razzismo”
Nel bar dove mi sono fermato a scrivere l’articolo incontro anche il sindaco Baroffio al quale chiedo se è a conoscenza del vero motivo che ha portato il dottor Emvolo a decidere di lasciare l’incarico: «Il motivo è la decisione di proseguire con la specializzazione. Mi ha raccontato che le offese razziste non lo hanno mai sconvolto più di tanto e che quando era a Roma gli è capitato più volte di trovarsi di fronte a pazienti di una certa età che non volevano essere visitati da lui perchè nero ma lui non si è mai tirato indietro davanti al suo compito di curare le persone».
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