Una cena, tra diversi racconti. Al processo la gara per la gestione del bar dell’ospedale di Busto Arsizio

Secondo l'accusa l'affidamento del bar alla cooperativa Effecinque dell'ex-amministratore Filoni venne decisa a tavolino un anno prima che venisse bandita. I protagonisti forniscono versioni diverse

Generico 30 May 2022

Tra le tante vicende emerse nell’inchiesta Mensa dei Poveri ce n’è una che è rimasta sotto traccia ma che oggi è stata sviscerata attraverso l’esame di tre imputati per la turbativa d’asta della gara per l’affidamento in concessione del bar dell’ospedale di Busto Arsizio alla cooperativa Effecinque all’epoca gestita da Giuseppe Filoni, amico di Caianiello che lo ha definito un figlioccio durante la sua lunga testimonianza nelle scorse udienze.

Anche il bando per il bar dell’ospedale di Busto Arsizio nell’inchiesta Mensa dei Poveri

Tutto ruota intorno ad una cena avvenuta nel febbraio del 2017 che vedeva presenti Nino Caianiello, Giuseppe Filoni (legato a Caianiello da un rapporto di grande amicizia), il responsabile degli acquisti dell’asst Valle Olona Davide Damanti e il direttore amministrativo della stessa azienda socio-sanitaria Marco Passaretta.  A distanza di circa un anno e mezzo da quella cena viene indetta la gara nella quale Damanti è il presidente della commissione giudicatrice e il responsabile unico del procedimento. A vincerla sarà proprio la cooperativa Effecinque con un’offerta di gran lunga superiore sia dal punto di vista qualitativo che economico, rispetto agli altri.

Nessuno di loro ha negato la cena ma tutti hanno dato una versione diversa dei contenuti e dei rapporti che li legavano a Caianiello. Secondo Passaretta fu Caianiello ad organizzarla con l’obiettivo di calmare le acque tra lui e Damanti il quale era stato demansionato dopo che era tornato da una lunga convalescenza a seguito di un grave incidente che lo aveva reso disabile «ma non si è mai parlato del bar dell’ospedale».

Filoni ha condito di molti non ricordo i contenuti delle conversazioni ma ha confermato che si è parlato della possibilità di estendere l’appalto del bar dell’ospedale di Gallarate a quello di Busto in base alla nuova normativa. Damanti ha descritto la vicenda della cena spiegando che Caianiello, per lui, era solo una persona gentile che ogni tanto lo invitava a bere un caffè e che alla cena si è ritrovato su invito del politico gallaratese ma senza conoscerne il motivo «pensavo fosse solo per un saluto» – ha detto.

Nessuno dei tre ha confermato la versione data da Caianiello il quale aveva fatto capire che il bando sarebbe stato vinto da Filoni grazie alla sua opera di intercessione. Filoni si è detto «certo del fatto che quella gara sia stata regolare» e che la sua cooperativa ha vinto almeno 30 delle 300 gare alle quali ha partecipato in quel periodo in mezza Italia. Il presidente del collegio non ha potuto esimersi dal far emergere la contraddizione: «Perchè allora Caianiello, che lei stesso ha definito come uno zio, è venuto qui a raccontarci che il bando è stato ottenuto tramite la sua intercessione?». Filoni ha sostenuto che «Caianiello non aveva il potere di condizionare quella gara» e ha ribadito di non aver mai retrocesso a Caianiello somme: «Mi chiedeva solo di versare una quota della mia attività politica ad Agorà o al partito. Gli unici soldi dati erano quelli dati con bonifico o trattenuti alla fonte dai gettoni di presenza». 

La pm Bonardi, però, ha chiesto al presidente del collegio Paolo Guidi l’invio degli atti alla Procura per calunnia quando l’ex-amministratore ha sostenuto, incalzato dal suo avvocato Lara Paladino, che i magistrati gli avrebbero sottoposto un verbale con frasi che lui non aveva mai detto chiedendogli di firmarlo «altrimenti – ha detto – faremo di lei quello che riterremo più opportuno».

Il Cral deve lasciare il bar dell’ospedale ma a vincere la gara è una società di Filoni

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 18 Novembre 2022
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