Enrico Grazioli dirige il quotidiano più antico d’Italia: “La sfida è far comprendere il valore del nostro lavoro”
La Gazzetta di Mantova è stata pubblicata per la prima volta nel 1664. "Per questo territorio è un elemento di identità in una fase in cui le identità sono più confuse e in costante cambiamento"
In occasione dell’edizione 2022 di Festival Glocal, VareseNews ha deciso di fare una ricognizione sulla stampa locale lombarda, intervistando i direttori di diverse testate impegnate nel racconto delle comunità e dei territori.
Enrico Grazioli è il direttore della Gazzetta di Mantova. Il giornale più antico d’Italia, pubblicato nel 1664 per la prima volta. Il giornale fa parte ormai da qualche decennio di quello che prima era il gruppo Espresso attraverso il gruppo di quotidiano locali di Finegil, oggi è nel gruppo GEDI.
Come sta andando il suo giornale?
Come tutti i giornali nazionali e locali portiamo avanti una sfida. Nel nostro caso è quella di interpretare al meglio possibile la nostra comunità di riferimento e di affiancare in modo sempre più deciso e completo all’edizione tradizionale su carta la versione digitale del nostro giornale. Siamo reduci da un rinnovamento del sito internet che è andato online 15 giorni fa nella nuova versione, come tutti i giornali di GEDI. Un passo avanti che riteniamo importante. Cerchiamo di non avere nessun timore dei nuovi strumenti e di utilizzarli per allargare il nostro pubblico e non perdere lettori, soprattutto tra i giovani che nascono digitali e con la carta hanno un rapporto più limitato.
Perché il giornalismo locale è una risorsa?
Perché è un elemento di identità in una fase in cui le identità sono più confuse e in costante cambiamento. Di fronte ad un territorio in continua mutazione, il quotidiano locale è un punto di ritrovo e di riferimento e un mezzo di conoscenza. Quando la digitalizzazione e la globalizzazione ti consentono di poter arrivare dovunque, vivere il tuo territorio ha bisogno di un’informazione più continua e approfondita.
Quale limite sta vivendo il giornalismo locale?
Il mercato pubblicitario vive, attraversa e supera tutte le crisi che conosciamo da tempo. Questo vale per tutti. nel nostro caso il nostro radicamento ci aiuta.Il nostro giornale vive ancora di quella percezione diffusa e racchiusa nella frase: “una cosa non è vera finché non l’ho letta sulla Gazzetta di Mantova”. Sentiamo molto l’affetto dei lettori. Magari cambiano i modi ma restiamo il primo sportello a cui si rivolge chi ha un problema, una lamentela o vuole aprire un dibattito. Il problema è far capire che non è tutto uguale, dietro un prodotto come il nostro c’è il lavoro di una redazione di professionisti che ha un valore e che va riconosciuto. Noi dobbiamo mettercela tutta per riuscirci. Serve una considerazione diversa del nostro lavoro. Dobbiamo dimostrare la differenza tra un post su Facebook e il lavoro di un organo di informazione serio. I numeri degli utenti del nostro sito e le pagine viste sono ottimi e ci fanno dire che oggi si leggono i giornali vengono letti di più non di meno. Ma i bisogna far capire ai lettori che l’informazione di qualità seria e adeguata si paga, come si paga il pane dal fornaio.
Qual è, nel suo giornale, la relazione tra il locale e il globale?
Il nostro rapporto con la comunità ci mette alla prova ogni giorno su terreni diversi. Non dobbiamo mai dare mai nulla per scontato tra quelli che possono essere i punti di interesse di un lettore. Le nostre testate hanno capisaldi nella cronaca, nello sport e nei servizi. Ora, di fronte abbiamo un lettore che ha punti e campi di interesse che sono molto cambiati nel tempo. Ci sono temi di cui pochi anni fa non si parlava, ora trovano spazio sui giornali.
Va fatto senza perdere per strada niente.
Come vivete il rapporto con la vostra comunità di riferimento?
Siamo uno di quei giornali che ha due pagine di lettere al giorno. È uno dei nostri marchi di riconoscimento. I nostri lettori cI vengono a suonare il campanello ancora prima di telefonarci.
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