Gabriella Nobile e Kossi Komla Ebli contro il “razzismo all’italiana” nell’ultimo appuntamento di “Parola di Donna 2022”
L'appuntamento conclusivo della rassegna di teatro, musica e letteratura "Parola di Donna 2022" ha intrecciato il leit motiv della parità di genere con quello dell'uguaglianza sociale, davanti a un pubblico folto e coinvolto
Basterà un libro a cambiare i pregiudizi razzisti in Italia? Certo che no, ma possono contribuirvi le idee, gli esempi e i racconti di vita che lancia il libro “Coprimi le spalle”, presentato dall’autrice Gabriella Nobile ieri domenica 6 novembre pomeriggio al Salone Estense. In dialogo con il medico e scrittore di origine togolese Kossi Komla-Ebri e con presentazione e domande del giornalista Diego Pisati de “La Prealpina”, appuntamento conclusivo della rassegna di teatro, musica e letteratura “Parola di Donna 2022”, che ha intrecciato il leit motiv della parità di genere con quello dell’uguaglianza sociale, davanti a un pubblico folto e coinvolto a fondo dalle parole emozionanti dei relatori.
Gabriella Nobile è mamma di due ragazzi africani adottati, di giorno lavora come agente di fotografi e artisti, di sera si dedica all’associazione che lei stessa ha fondato, “Mamme per la pelle”. Ha vissuto sulla pelle propria e dei suoi figli la durezza dei pregiudizi ed il peso insopportabile delle ingiustizie quotidiane che il razzismo produce anche in Italia, in radicale contrasto con la leggenda consolatoria e autoassolutoria degli “italiani brava gente”; condannando specialmente le persone di pelle nera alla discriminazione, all’umiliazione quotidiana, alla subordinazione e alla rinuncia ai sogni di una vita degna, libera e felice.
Impressionante la lista di esempi raccontati, una sferzata di realtà contro i finti buonismi coi quali da “veri italiani” favoleggiamo di non essere razzisti, non tanto e non soltanto per il rifiuto degli immigrati alle frontiere ma specialmente nella vita quotidiana di chi in Italia ci abita ed è “nuovo italiano”: sugli autobus come a scuola, nei negozi come per strada, nei locali pubblici come al lavoro, nei concorsi e nelle assunzioni, con la paura del diverso che travalica in gratuita cattiveria e ferocia ora sfiorata ora trascesa. Gabriella Nobile parlava con l’indignazione rabbiosa di una madre che vede maltrattare i suoi figli, e gli altri figli come i suoi, senza altra colpa che un colore diverso della pelle. E con la consapevolezza che i muri da abbattere sono innanzitutto quelli culturali, dell’idea persistente d’una superiorità razziale dei bianchi sui neri, di una distinzione viscerale tra chi ritiene sè umano e il ragazzo nero no, e sente la stessa vicinanza fisica della persona nera come una minaccia di pericolo, di violenza, rapina, imbroglio, contaminazione.
Kossi Komla-Ebri è nato in Togo nel 1954 e vive in Italia dal 1974, dove opera come medico chirurgo. Ha pubblicato diversi libri di narrativa ed ha acquisito rilievo nazionale mediatico con il suo testo “Imbarazzismi“, pubblicato anche in Francia e Stati Uniti. È cofondatore della rivista online “El-Ghibli” di letteratura della migrazione, e presidente emerito della REDANI (REte della Diaspora Africana Nera in Italia). Col sereno umorismo che lo caratterizza, racconta di aver dovuto ripiegare sulla specializzazione in chirurgia dopo che l’originaria scelta per ginecologia gli era stata sconsigliata dal primario, perché le donne del reparto ospedaliero non volevano farsi toccare dall’uomo nero; così ha pensato che fare il chirurgo gli avrebbe risolto il problema, almeno lì i pazienti sono addormentati e non si accorgono della sua pelle scura.
Lui che si accorge che andando sull’autobus, come sul treno o al bar, nessuno viene a sedersi accanto a lui perfino se è l’ultimo posto libero. Sottolinea l’importanza cruciale di agire sul fronte culturale, della sensibilità immediata delle persone, preparando l’azione politica e rafforzando l’azione legale.
La Nobile riprende immediatamente il tema legale, rimarcando l’importanza delle denunce ogni volta che un diritto venga calpestato: come nel recente caso del concerto a Ravenna di un famoso rapper, dove il buttafuori ha respinto all’ingresso ragazzi neri che avevano regolarmente comprato il biglietto via internet, venendo da lontano, e lo avevano esibito sentendosi dire “tu non entri perchè lo dico io”, tutto registrato con gli smartphone. Ha quindi convinto le loro mamme a sporgere denuncia alle autorità di polizia ed ora si aspetta la chiusura del locale per discriminazione razziale.
Di qui l’importanza del rapporto con le forze dell’ordine, che è anche il senso del libro “Coprimi le spalle”: perchè i ragazzi bianchi in divisa, se fanno rispettare la legalità e sanno al meglio come comportarsi, sono un’autentica protezione per i ragazzi neri che subiscono ingiustizie e non ha senso la contrapposizione che fa strage negli Stati Uniti come nel caso Floyd. Gli uni e gli altri riuscendo ad ascoltarsi possono scoprire di parlare la stessa lingua ed essere alla ricerca della stessa cosa: appartenere ad una società più giusta.
Un approccio condiviso dalle tante anime del pubblico, presenti numerose associazioni varesine antirazziste: dal Movimento Ubuntu alla Rete Varese Senza Frontiere, a Sanità di Frontiera, a Medici con l’Africa. E con la partecipazione del Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale prof.
Giuseppe Carcano e di tanti ragazzi fruitori del Servizio NAI (Nuovi Arrivati in Italia) del.Comune di Varese con lo stesso UST, per il quale è intervenuta la coordinatrice professoressa Cinzia Milan: a comunicare l’utilità e la passione educativa che caratterizzano un servizio di prima
accoglienza, unico in Italia, per preparare con l’apprendimento della lingua italiana i ragazzi stranieri ad inserirsi rapidamente ed efficacemente ad ogni livello di scuola.
Una testimonianza della rete di collaborazioni e partecipazione che la rassegna “Parola di Donna” ha saputo creare, arricchita dal contributo volontario dei ragazzi del Liceo Musicale Manzoni nell’ambito dei progetti d’alternanza scuola/lavoro, coordinati dal professor Simeon
Beckchiev.
Un’ulteriore dimostrazione del successo e dell’impatto significativo che la rassegna ha saputo ottenere, giunta ormai alla quarta edizione senza sosta nemmeno in periodo COVID, con la Direttrice Artistica Franca De Monti e la Direttrice Organizzativa Marisa Coletta, che lanciano «Un arrivederci a “Parola di Donna 2023” con un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno sostenuto l’inziativa, alle Istituzioni, in particolare al Comune di Varese».
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