L’abbraccio della Basilica d Varese, che ha portato calore ai funerali di Stato di Roberto Maroni
Dai concelebranti ai cori e agli amici del Distretto 51: tutto ha reso più intimo quello che correva il rischio di essere un funerale ingessato dai protocolli di Stato
![I funerali di Stato di Roberto Maroni](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2022/11/i-funerali-di-stato-di-roberto-maroni-1354889.610x431.jpg)
Prima di pronunciare dal pulpito l’ultimo commovente messaggio, il figlio di Roberto Maroni Filippo ha voluto ringraziare tutti coloro che, nella basilica di san Vittore hanno organizzato la messa, dai coristi ai celebranti, agli amici della musica: perchè, anche grazie a loro, quel funerale di Stato, cosi stretto nei protocolli che hanno limitato l’abbraccio delle tante persone che gli volevano bene, ha potuto conservare il calore di chi abbraccia il dolore chi resta.
Un lavoro affettuoso e corale anche dentro le mura dell’antica chiesa varesina, che rappresenta la storia e dalla quale sono passate tutte le principali gioie e i principali i dolori della città e che ha permesso di lasciare a Varese, all’affetto di chi gli era vicino, una cerimonia che in questo modo non ha rischiato di snaturarsi e raffreddarsi nell’astratta dizione del “funerale di Stato”.
Facevano così strettamente parte del territorio e anche delle conoscenze della famiglia i due cori e i maestri: il coro gospel dei Greensleeves e quello della Basilica San Vittore, con la solista Marinella Brugnoni e Maestro Davide Paleari. Al termine della celebrazione sono poi risuonate le note di un pezzo – l’unico in italiano – della band a cui apparteneva dal titolo “Come una bugia”: una canzone scritta proprio da Roberto Maroni: a cantarla Giovanni “Johnny” Daverio e Simona Paudice, a suonarla Luca Fraula, tutti cari amici che hanno condiviso con lui l’esperienza dei Distretto 51.
L’officiante era monsignor Giuseppe Vegezzi, Vescovo ausiliare della Diocesi di Milano, Vicario Episcopale per la Zona Pastorale di Varese, che ha pronunciato un’omelia molto personale, che ha tratteggiato l’uomo anche al di là della figura ufficiale. Con lui, a concelebrare c’erano il prevosto di Varese, monsignor Luigi Panighetti, il cappellano della Polizia don Giorgio Spada e altri sacerdoti legati alla famiglia Maroni: come don Matteo Missora, che ha letto il Vangelo, che si occupa della pastorale giovanile del Decanato di Varese, per la quale opera proprio Filippo.
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