Regione Lombardia detta le regole per i Piani cave provinciali: nuovi limiti e attenzione all’ambiente
L'atto di indirizzo approvato dal Consiglio regionale contiene limitazioni alle estrazioni di sabbia e ghiaia, incentivi al riutilizzo dei materiali e altre misure per la tutela del territorio
Il Consiglio regionale ha approvato ieri l’atto di indirizzo per i Piani cave provinciali, un documento strategico che fissa i criteri generali che regolano le attività estrattive sul territorio lombardo, con l’obiettivo di trovare un equilibrio tra protezione del territorio e tutela di un settore economico che in Lombardia occupa 1300 addetti.
Il documento – previsto della Legge Regionale 20/2021 -, definisce le politiche regionali per l’uso delle materie prime e contiene le indicazioni cui deve attenersi la pianificazione provinciale e metropolitana. Determina, inoltre, le potenzialità di sviluppo del settore minerario per i prossimi 20 anni sia per quanto riguarda il settore delle pietre ornamentali e dei materiali per l’industria, e per i successivi 10 anni per gli altri settori, tenendo conto delle specificità dei territori.
Conciliare la tutela dell’ambiente con l’attività estrattiva
Si tratta di una delle principali novità della legge, che restituisce al Consiglio Regionale una rilevante azione di indirizzo alla pianificazione provinciale. L’atto, infatti, contiene gli obiettivi su cui improntare il processo di pianificazione. Tra questi la protezione ambientale, la tutela del paesaggio, la sicurezza del territorio, il sostegno dell’innovazione tecnologica, dell’economia circolare e del risparmio energetico. Viene inoltre posta molta attenzione alla salvaguardia e all’ottimizzazione nell’uso delle risorse estrattive e all’utilizzo dei materiali inerti provenienti dal riutilizzo, dal riciclaggio e dal recupero di rifiuti o da altre fonti alternative.
«E’ un atto che tiene conto degli indirizzi comunitari in materia di economia circolare e costituisce un riferimento concreto in termini ambientali, industriali e sociali – spiega l’assessore all’Ambiente e clima Raffaele Cattaneo – Coniuga infatti gli obiettivi della produzione con quelli di un corretto sviluppo delle comunità locali che ospitano i siti per l’estrazione e la lavorazione del minerale, e con la salvaguardia dell’ambiente e la tutela delle risorse naturali, dell’ecosistema e del paesaggio».
«Questo documento fa parte di un percorso iniziato nella precedente legislatura che vede un continuo confronto con le province, gli operatori del settore e le rappresentanze del mondo ambientalista. Questo è un motivo di soddisfazione, perché è un percorso che guarda alla tutela del territorio, dell’ambiente, delle esigenze del comparto, e favorisce anche il miglioramento della gestione delle attività imprenditoriali», conclude Cattaneo.
L’attività estrattiva in Lombardia
La Lombardia, con il 16,3% dei volumi estratti a livello nazionale, si configura come la regione con i maggiori volumi e con il maggior numero di siti estrattivi e di imprese autorizzate a cavare. I dati sono rilevanti: 13 milioni di metri cubi medi di materiali estratti nel periodo 2015/2019, 1300 addetti direttamente impiegati nell’attività estrattiva e un ampio indotto di imprese di trasformazione di tutto rilievo; oltre 2000 ettari di superficie interessata da attività estrattiva.
A questi dati si contrappongono, come compensazione, i numeri della salvaguardia ambientale, messa in campo già da oltre 30 anni e via via diventata più stringente, che oggi comprende 24 parchi regionali, 105 parchi di interesse sovracomunale, 3 riserve naturali statali e 66 riserve naturali regionali, 33 monumenti naturali e 242 siti Rete Natura 2000: aree che interessano nel complesso oltre il 20% della superficie regionale.
Un passo verso l’economia circolare
«Dopo il lavoro svolto in Commissione Ambiente e con il contributo delle minoranze siamo arrivati ad approvare un documento equilibrato ma coraggioso – dice il presidente della Commissione Riccardo Pase – Con questo atto andiamo a tutelare il territorio riducendo il consumo di suolo e limitando il frazionamento delle attività estrattive. Si introducono inoltre incentivi all’utilizzo delle superfici di cava inutilizzate per la produzione di energia rinnovabile, con il posizionamento di pannelli fotovoltaici. E’ stata limitata al 20% la percentuale massima di aumento delle estrazioni sabbia e ghiaia sulla media degli anni precedenti. Infine sono stati previsti incentivi per il riuso degli inerti e i rifiuti speciali solitamente conferiti in discarica. E’ un altro passo importante verso l’economia circolare, che è il nostro obiettivo strategico.”
Nella discussione sono intervenuti Miriam Cominelli del Pd e Massimo De Rosa del M5S proponendo una serie di emendamenti che sono stati in gran parte accolti dal relatore e dalla Giunta. Il documento è stato approvato con 56 voti a favore e un astenuto.
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