Trapianto di rene grazie alla donazione incrociata: nuovo caso all’ospedale di Varese
Nel 2019 una coppia del lago Maggiore era stata coinvolta nella donazione " a domino" con un donatore spagnolo. Anche questa volta la catena di donazioni ha permesso a Miriam di ottenere l'organo che la libera dalla dialisi

A distanza di qualche anno, l’ospedale di Varese è avvenuto un nuovo caso di trapianto di rene “crossover”. Il precedente riguardava il secondo caso di donazione crossover tra Italia e Spagna e riguardava una coppia residente sul Lago Maggiore.
Questa volta la donazione crociata a catena in programma DEC-K ha coinvolto Miriam, una giovane donna, che da circa due anni era costretta a sottoporsi a dialisi. Inserita nella lista di attesa per un rene donato da una persona viva lo ha ricevuto dal marito Matteo.
«Purtroppo però – spiega il Dott. Andrea Ambrosini, Direttore della Nefrologia e Dialisi di ASST Sette Laghi – Miriam e Matteo non erano risultati compatibili per differenza di gruppo sanguigno alla donazione diretta da vivente. L’incompatibilità, però, non è un ostacolo assoluto alla donazione. Anzi ogni anno anche a Varese sono almeno una decina i trapianti di rene da donatore vivente conclusi con successo, e di queste, una parte viene eseguita tra coppie donatore-ricevente con problemi di incompatibilità, che può essere dovuta o a incompatibilità tra gruppi sanguigni (coppie AB0 incompatibili), oppure alla presenza nel ricevente di anticorpi, denominati anticorpi anti HLA donatore specifici, rivolti contro l’organo del suo donatore (coppie HLA incompatibili). Per queste coppie tra loro incompatibili esistono due opzioni per portare comunque a termine l’intervento».
Esistono delle strategie terapeutiche che, in molti casi, permettono di superare la reazione immunitaria severa legata alla incompatibilità riscontrata. Quando la terapia immunosoppressiva (denominata desensibilizzante) non sortisce l’esito sperato, esistono opportunità preziose, quelle offerte dalle donazioni crociate (trapianto crossover): « Miriam e Matteo, per i quali il livello di incompatibilità era molto elevato, sono stati sottoposti a cicli di terapia in collaborazione con il Dott. Vincenzo Saturni del Servizio Trasfusionale del nostro ospedale, ma non si è raggiunto un livello di sicurezza immunologica da consentire la donazione diretta dal marito».
La coppia ha quindi acconsentito ad essere inserita in una lista d’attesa nazionale per trapianto crossover (donazione crociata), che comprende altre coppie tra loro incompatibili: «Non sono passati nemmeno sei mesi da allora – continua Ambrosini – che il loro sogno si è avverato».
Nel caso di Miriam e Matteo, inizialmente sei coppie sono state coinvolte in questa sorta di effetto domino. «Il Centro Nazionale Trapianti, tramite un algoritmo, è in grado di elaborare gli incroci perfetti che risolvono i problemi di compatibilità tra le diverse coppie iscritte nel registro. L’attivazione di questo ‘effetto domino’ implica uno sforzo organizzativo notevole perché coinvolge più centri trapianto contemporaneamente o in un periodo di tempo molto breve su tutto il territorio nazionale. Il via alle catene può venire da un donatore vivente cosiddetto “samaritano”, che in Italia purtroppo però non è frequente come in molti altri paesi, oppure da un donatore cadavere. In questo secondo caso, si parla appunto di donazione crociata a catena in programma DEC-K».
Nella pratica, quando si individua un organo da donatore cadavere con qualità assimilabili a quelle di un organo da donatore vivente, il Centro Nazionale Trapianti, che ha in precedenza costruito le catene di coppie, da il via all’effetto domino con donazioni e trapianti in sequenza fino al completamento della catena stessa. L’ultimo donatore ‘restituirà’ il dono offrendo il proprio rene alla lista dei pazienti in attesa di rene da donatore cadavere, chiudendo così il circolo virtuoso di generosità e ritorno alla vita.
Nel caso di Miriam e Matteo, il rene del donatore cadavere è stato trapiantato in una ragazza veneta, la cui madre ha donato il proprio rene a Miriam; il marito di Miriam donerà a giorni nel nostro ospedale il proprio rene che verrà trapiantato in seguito ad un uomo del Lazio e così via…
Miriam, trapiantata con successo dall’équipe del prof. Giulio Carcano e del Prof. Matteo Tozzi, rispettivamente a capo della Chirurgia dei Trapianti e della Chirurgia Vascolare, sta bene e, se tutto procederà per il meglio tra pochi giorni potrà tornare a casa, dove la raggiungerà, entro le prossime due settimane, anche Matteo, non prima di aver donato uno dei suoi reni ad un altro paziente in attesa di rinascere. Il programma DEC-K è nato ufficialmente nel 2019 e ha già permesso di trapiantare più di 80 pazienti e sono state costruite 11 catene in Italia.
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