2022, l’anno senza acqua
Il 2022 è stato un incubo sul piano ambientale classificandosi come l'anno più caldo, secco e soleggiato di sempre. Ecco com'è andata e cosa ci aspetta
Un campo da calcio lì dove un tempo c’era il lago. È questa l’immagine che fotografa un 2022 che, dal punto di vista del clima, è stato un incubo. I meteorologi lo hanno già archiviato come l’anno più caldo, secco e soleggiato di sempre e chi gestisce le risorse idriche dorme sonni inquieti su come potrebbe essere il 2023, azzoppato già in partenza da un gravissimo deficit idrico.
Il problema numero uno è stato ed è la pioggia. Secondo i calcoli del Centro Geofisico Prealpino nel 2022 su Varese sono caduti 784 millimetri di pioggia contro una media che ne vorrebbe 1.550. Praticamente la metà. Un record negativo che demolisce il precedente di 968 mm che risaliva al 2005. Una mancanza di pioggia che ha visto acuire i suoi effetti dalla combinazione con temperature caldissime e una quantità di ore di sole mai così elevata da quando sono iniziate le misurazioni nel 1967. E aumentando di un secolo le rilevazioni storiche la situazione non cambia, anzi. Meteo Svizzera ha dati che partono nel 1864 e che certificano come non ci sia mai stato un anno come questo: la temperatura media nel Paese di 7,4 gradi è “il valore più elevato dall’inizio delle misure” e le centraline che valutano le ore di luce “hanno registrato l’anno più soleggiato dall’inizio delle misure“.
La stessa cosa è successa al di qua del confine dove i bollettini mensili del Centro Geofisico Prealpino hanno scadenzato un calendario che mese dopo mese aggravava la situazione. Si è partiti con il gennaio con più ore di sole di sempre (199 per l’esattezza) arrivando poi a chiudere l’inverno a marzo con solo il 7% delle piogge che sarebbero dovute cadere. Ed ecco giugno che ha certificato un innalzamento della temperatura media di 4 gradi in soli 50 anni aprendo la strada all’estate con il maggior numero di giornate con temperature oltre i 30 gradi.
E se l’acqua non cade dal cielo, la terra rimane a secco. Letteralmente. Anche qui c’è un immagine che rende evidente più di tante parole quanto è stato profondo il problema: la diga del Panperduto completamente all’asciutto. L’acqua nel Ticino era (ed è) così poca, infatti, che nella stagione estiva non era sufficiente per superare quello sbarramento: il Fiume Azzurro era alimentato solamente dall’acqua che, dopo essere passata attraverso le chiuse del Consorzio Villoresi, andava ad alimentare l’impianto idroelettrico (il cubo di cemento che si vede qui sotto, ndr).
Una scarsità di acqua che si è fatta sentire come mai prima da chi dipende da quella risorsa: agricoltura e industria in primis. Il Consorzio Villoresi, la realtà che porta l’acqua a 260.000 agricoltori attraverso 4.300 chilometri di canali, si è così trovato davanti a difficili e inevitabili scelte di razionamento attivando quelle che sono state definite “turnazioni tra i canali mai sperimentate prima“. Un problema che ha accomunato praticamente tutto il bacino padano al punto che l’acqua che alla fine finiva nel Po era così poca che il mare Adriatico è riuscito a risalire il suo corso per più di 20 chilometri.
Un’estate da allarme rosso per la siccità, con tutti gli attori in gioco che hanno rischiato molto. Da un lato gli agricoltori che sono stati stretti travolti dal mix di caldo, siccità e sole con cali di produzione (nella sola Lombardia la rendita del riso -che richiede parecchia acqua- è calata di 200 milioni di chili) e che hanno dovuto modificare i calendari delle raccolte (come l’anticipazione della raccolta dei pomodori per salvarli da caldo e siccità). Dall’altro le industrie e le società energetiche che -specialmente in un anno con i prezzi della corrente a livelli record- hanno avuto cali di produzione di elettricità ed erano restie a rilasciare più acqua. Un braccio di ferro che si è poi concluso con un intervento della politica.
In mezzo a tutto questo c’erano i cittadini e le utenze comuni che mai come in quest’anno hanno rischiato di non vedere uscire acqua dai propri rubinetti. In provincia di Varese i primi problemi si sono avuti già ad aprile nelle frazioni a quote più elevate e si sono poi propagati sempre più a sud, con le valli che hanno riscoperto la vulnerabilità delle proprie fonti a fronte delle vastissime falde acquifere delle pianure che hanno permesso alle città di superare meglio la situazione. In ogni caso in tutti i comuni o quasi sono state prese iniziative per limitare i consumi idrici, con scelte che hanno portato a sacrificare anche il verde pubblico.
A fine stagione, comunque, sia LeReti che Alfa (le due società che gestiscono il servizio idrico in Provincia di Varese) hanno tirato un sospiro di sollievo per aver scampato -per un soffio- il peggio. Entrambe le aziende si stanno però già preparando ad una nuova stagione che potrebbe portare situazioni ancora più delicate. Ci sono provvedimenti più veloci da prendere –come quelli di unire gli acquedotti delle città e attivare nuovi pozzi– e altri molto più complessi e costosi, come la riduzione delle perdite dalle tubature o l’approvvigionamento di acqua dai laghi. Alcune di queste tematiche sono state raccontate da Paolo Mazzuchelli, presidente di Alfa, durante il Festival Glocal.
Il 2023 inizia quindi azzoppato con un deficit idrico importante e una tendenza che al momento pare non voglia invertirsi. Le riserve idriche rimangono ancora ben al di sotto delle medie del periodo e la neve in montagna -la scorta strategica per primavera ed estate- ancora non si vede in maniera abbondante. E anche se tutto dovesse andare per il meglio con la neve in montagna, i laghi che si innalzano e falde e fonti che si riempiono a quanto ammonta il vero conto di questo 2022 si vedrà in primavera. Solo quando la natura tornerà a fiorire si capiranno davvero i danni alla biodiversità delle zone umide rimaste secche e soprattutto quanti sono stati gli alberi uccisi dal caldo e dalla mancanza d’acqua.
Comunque andrà, comunque, il 2022 ha insegnato a tutti una cosa: giornate di sole e caldo non equivalgono più a bel tempo.
Per la Provincia di Varese è stato l’anno “più caldo, più secco e più soleggiato di sempre”
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Pensare che un tempo non molto lontano la nostra provincia era soprannominata “il pisciatoio d’Italia”, viene quasi da ridere se non fosse invece drammaticamente seria e preoccupante la situazione attuale! Dopo un pesantissimo deficit idrico di questo ultimissimo scorcio del 2022, il nuovo anno si aprirà….con lo stesso copione di alta pressione africana ad oltranza! Quindi, almeno per i primi 15 giorni di gennaio, nulla di positivo all’orizzonte. Leggere poi sui vari siti meteo, più o meno seri, di improbabili cambi clamorosi di scenario, fa’ solo tenerezza se non rabbia, perchè la verità è che non si sa’ più che cosa inventare per attirare illusoriamente un minimo di attenzione dagli internauti! Speriamo davvero che si possa tornare quanto prima alla “normalità” di un tempo, per il bene di tutti, Natura in primis! Buon anno a tutti!