Accusato di aver drogato e violentato una minore, assolto a Varese dopo 10 anni
Lo stesso pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione per gli elementi a discarico del giovane, oggi quasi trentenne. La corte: “Il fatto non sussiste”
La serata con gli amici che diventa pretesto per intrattenersi con una minore, qualche canna in una casa di Varese assieme alla compagnia e la violenza sessuale. Questo 10 anni fa. E dopo numerosi e diversi magistrati che si sono succeduti nella procedura e quindi occupati del caso, senza che mai l’imputato venisse sottoposto a misure cautelari ma neppure sentito dall’autorità giudiziaria, si conclude il primo (che probabilmente sarà anche l’ultimo) dei gradi di giudizio per un giovane varesino ai tempi del fatto appena più che ventenne e che ora può finalmente tirare un sospiro di sollievo per le accuse che gli sono state mosse. Un reato pesantissimo, la violenza sessuale su minore aggravata (con appunto l’aggravante di aver abusato della giovanissima sotto l’effetto di droga): nero su bianco la cosa viene pesata dal codice penale con un rischio di condanna da 6 a 12 anni; prescrizione del reato: 25 anni.
Un “carico pendente” che peserebbe sulle spalle di chiunque, figuriamoci di un ragazzo poco più che maggiorenne accusato di un tale reato. La vittima del reato, che denunciò il fatto alla squadra mobile di Varese (nell’ambito di indagini sull’incendio di un esercizio pubblico del capoluogo dove si ballava musica sudamericana), è peraltro risultata a lungo introvabile: ad oggi è stata individuata come residente nel Regno Unito. I difensori dell’imputato, gli avvocati Nicola Giannantoni e Roberto Donetti si sono studiati il fascicolo e hanno trovato una super perizia ordinata dalla stessa Procura nella quale gli esperti sostenevano l’assenza di elementi che potessero riassumersi in un recente rapporto sessuale patito dalla minore (liquido seminale o cromosomi maschili) che, al momento della denunciata violenza, aveva 16 anni. Era il 2013.
«Nell’ultima udienza dinanzi al Collegio abbiamo citato proprio la perizia presente nel fascicolo e voluta dalla Procura che già ai tempi di fatto scagionava il nostro assistito. Il pubblico ministero Luca Petrucci ha valutato tutti gli elementi a favore dell’indagato valutandoli come preminenti e ha così chiesto l’assoluzione», ha spiegato l’avvocato Giannantoni. Il resto l’ha fatto la camera di consiglio presieduta dal giudice Andrea Crema che in una ventina di minuti ha letto il dispositivo: articolo 530 primo comma: «Il fatto non sussiste».
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