Congresso Lega, Cassani: “Siamo la Lega, facciamo la Lega. No alle divisioni e alle cricche di potere”
Andrea Cassani è candidato al congresso del partito che si terrà domenica 4 dicembre a Busto Arsizio
Il congresso è il momento di confronto per eccellenza e per la prima volta da molto tempo nella Lega questo confronto è aperto, con due visioni differenti che concorrono per la guida del movimento. Ognuno, dal suo punto di vista, cerca naturalmente di dipingerlo in modo diverso. La posizione di Andrea Cassani, in questa fase, è quella di voler riportare la partita nell’alveo di un momento che deve guardare all’organizzazione e alle sfide del partito sul territorio, «fuori da altre letture romanzate». (LEGGI L’INTERVISTA A LONGHIN)
Cassani questo congresso sta attirando molta attenzione anche fuori dalla provincia, che tipo di partita si sta giocando?
Fa sempre piacere constatare che i congressi della Lega attirino l’interesse dei giornali. Sarà che ormai siamo rimasti quasi i soli a fare politica come si deve: radicati sul territorio con le nostre sezioni, i gazebo, le feste, da cui traiamo forza per il lavoro nelle amministrazioni a tutti i livelli.
Certo, quello di Varese è un congresso particolarmente importante perché qui è nata la Lega e da qui ripartiremo con grande impegno le sfide che ci attendono. Elezioni provinciali, comunali, regionali, sfide amministrative, esigenze del territorio: la Lega giocherà un ruolo centrale in ogni contesto. E questo non grazie al singolo esponente televisivo o mediatico, ma grazie al radicamento dei nostri militanti e amministratori. In provincia di Varese ogni cittadino conosce almeno un leghista impegnato nelle istituzioni o nel sociale. Sono i “leghisti di prossimità”, “i militanti ignoti” per citare qualcuno, sono loro, soprattutto loro, il segreto della nostra forza.
Cosa pensa di chi dice che lei sarebbe il candidato dell’establishment e non dei militanti?
Guardi, io questa mattina ho parlato con un imprenditore preoccupato per la crisi energetica, con i volontari di un’associazione impegnata nell’aiuto alle persone con disabilità e con una dozzina di militanti con cui ci siamo confrontati sui vari questioni territoriali. Se questa è la vita di uno dell’establishment, sinceramente me la immaginavo diversa. Scherzi a parte, io lavoro col sorriso, ogni giorno tra la gente, la mia gente, la nostra gente. E non farei a cambio con nessun altro luogo al mondo.
Non è il candidato di qualcuno?
In meno di una settimana abbiamo raccolto più di duecento firme a sostegno della mia candidatura. In più è per me un particolare orgoglio poter contare sul sostegno della gran parte dei sindaci leghisti. C’è entusiasmo, spirito di squadra, voglia di fare e di coinvolgere tutti: questo slancio mi incoraggia a dare il meglio per la nostra comunità.
Delle “menate” e delle polemiche non mi interessa niente. Io dico solo una cosa: siamo la Lega, facciamo la Lega.
Sono un militante libero e nessuno mi ha chiesto di candidarmi. Non Salvini, non Giorgetti, non Cecchetti, non Grimoldi. L’ho deciso io e ho raccolto le firme e il sostegno di tante persone. Si vuole dire che su di me sono arrivati attestati di stima dai nostri vertici? Ne vado fiero, ma non più di quanto sia fiero del sostegno dei tanti amici con cui ho condiviso tutta la strada che mi ha portato fin qui.
Cosa si augura da qui prossimi giorni?
Innanzitutto che sia un congresso il più possibile partecipato, so che si stanno studiando anche formule per permettere di raccogliere le votazioni anche da parte di chi non potrà fermarsi tutta la mattina. Questo è importante. E poi che ci si confronti ma senza perdere di vista che poi bisogna tornare a fare la Lega. Lasciamo le divisioni alla sinistra. Noi siamo forti perché siamo liberi, ma sappiamo stare uniti. E mai come ora bisogna lavorare compatti. Mi auguro quindi che, comunque vada, chi farà al segretario provinciale lo faccia per il bene della Lega. Io posso solo garantire che sono un militante libero, con il sostegno di tanti amministratori e militanti liberi, che vogliono competenza e meritocrazia, non cricche di potere.
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