A Gallarate in un anno 34 pedoni e ciclisti investiti. “Prima causa distrazione e cellulare”
Dopo una serie impressionante di morti cinque anni fa, il Comune ha investito soprattutto sugli interventi di sensibilizzazione e formazione, spiega l'assessore Caruso. Più "prudenza" sugli interventi strutturali
«La principale causa degli incidenti resta la distrazione, soprattutto da cellulare. Vale per gli automobilisti come per i pedoni».
Francesca Caruso è assessore alla Polizia Locale a Gallarate, da settembre è anche membro della commissione sicurezza stradale di Aci Varese.
Quanti sono gli incidenti con “utenza debole”, pedoni e ciclisti?
All’incirca uno ogni dieci giorni, nel 2022: sono stati infatti 34 gli episodi registrati dal Comando della Polizia Locale nei primi undici mesi dell’anno, fino al 30.11. E nel mese di dicembre se ne aggiunge già almeno uno (questo).
La città di Gallarate ha vissuto alcuni anni fa (2016-2017) una stagione in cui numerosi erano stati i morti e i feriti gravissimi sulle strade, soprattutto pedoni e ciclisti travolti dalle auto o – in alcuni episodi – stritolati dai camion su curve strette.
A Gallarate l’approccio alla sicurezza stradale è stato soprattutto educativo (con campagne informative e corsi), meno sul fronte delle infrastrutture stradali. «Ciò che più aiuta sono le iniziative di educazione stradale: il lavoro fatto in questi anni ha sicuramente lo stesso valore». La campagna #usalabicinsicurezza ha previsto cartellonistica ad hoc, decalogo di uso della bici e di attenzioni richieste agli automobilisti, più attenzione alla formazione nelle scuole e – prima del Covid – un “Biciday”, una giornata annuale di sperimentazione della bici. «Il calendario 2023 è già in programmazione e torneremo a fare il Bici Day in primavera».
Convincono meno le soluzioni progettuali. Ad esempio le “Zone 30” e i dossi rialzati hanno trovato un’unica applicazione, davanti a una scuola in pieno centro, l’istituto Falcone, raggiunto a piedi ogni giorno da mille studenti (moltissimi vengono da fuori, con treno o bus e quindi nell’ultimo tratto a piedi). In linea generale Caruso dice che le zone 30 «si possono sperimentare», ma che «non stiamo facendo ragionamenti specifici».
E le ciclabili? «Sulle ciclabili devono esistere i requisiti tecnici e i fondi: in alcuni possono essere di aiuto, in altri casi no. Si parte sempre dal contesto».
In passato erano state sperimentate dalla precedente amministrazione le corsie ciclabili, vale a dire tracciate a terra ma non protette da cordolo (un modo, diffuso in varie parti d’Europa, per aumentare il livello di attenzione reciproca tra ciclisti e automobilisti). Le corsie sono state rinnovate in alcuni casi (in viale Milano protette su un lato anche da cordolo), ma non convincono. E anzi Caruso indica come esempio negativo proprio le ciclabili tracciate su grandi strade a Milano: «Risultano più deleterie che altro».
Più recentemente ha fatto scalpore il caso di una donna uccisa da una manovra sbagliata durante un parcheggio in centro città, in un punto (largo Camussi) dove è diffusa la sosta irregolare. Quanto influiscono i parcheggi in divieto o in punti pericolosi come le curve? «Non è una delle cause più frequenti, come dicevo la maggiore causa resta la distrazione» dice Caruso. «Certo la sosta irregolare causa altri problemi, anche allo scorrimento del traffico». Poi chiarisce: «I veicoli in sosta irregolare restano un possibile pericolo, in particolare quando sono numerose. Ad esempio penso al momento dell’uscita dalle scuole, quando impediscono la visibilità, anche per l’altezza ridotta dei bambini».
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