Morte Rebellin, Luca Spada: “Piste per ciclisti accanto alle strade”
L'imprenditore e patron del team Eolo-Kometa: "Il sacrificio di Davide non sia inutile: una soluzione è quella praticata nel Nord Europa"

Patron di una squadra professionistica (la Eolo-Kometa) e appassionato praticante di ciclismo, Luca Spada è intervenuto attraverso i propri profili social per parlare della morte di Davide Rebellin, il 51enne corridore veneto (foto in alto) travolto da un camion mentre si stava allenando a Montebello Vicentino.
«Non conoscevo personalmente Davide Rebellin, ma ne ho sempre apprezzato l’enorme tenacia e provavo ammirazione per come aveva cura del proprio corpo grazie ad una disciplina alimentare e sportiva unica – scrive l’imprenditore di Morosolo – Spero che il sacrificio di Davide serva a stimolare amministrazioni pubbliche locali e centrali ad accelerare sui progetti di realizzazione di piste ciclabili e ogni altro strumento per migliorare la sicurezza di tutti noi ciclisti».
In una successiva risposta Spada spiega meglio il concetto portando ad esempio quanto accade in altri Paesi: «Esistono differenti livelli di piste ciclabili. Ci sono le ciclopedonali intorno ai laghi o lungo i fiumi per pedalate tipicamente in relax e poi ci sono le ciclabili extraurbane: corsie asfaltate dedicate alle bici spesso a fianco alle strade, usate sia per spostamenti di lavoro sia per allenamento. Questa tipologia è estremamente diffusa nel nord Europa ma quasi inesistente in Italia a parte in qualche regione come l’Alto Adige».
La morte di Rebellin ha scosso – come era accaduto per quella di Michele Scarponi nel 2017 – tutto il mondo del ciclismo e dello sport, anche sul nostro territorio. Il corridore vicentino era arrivato quarto al mondiale di Varese 2008 vinto dal corregionale Ballan e aveva vinto due volte la Tre Valli Varesine a distanza di ben 13 anni l’una dall’altra.
La Società Ciclistica Alfredo Binda lo ha ricordato con una fotografia che lo ritrae vincente in maglia Polti nel 1998 a Varese; il bis nel 2011 a Campione d’Italia con il team Miche-Guerciotti davanti a corridori del calibro di Pozzovivo, Pinot, Gasparotto e Clarke.
Molto colpito dalla notizia anche Ivan Basso che ieri si trovava a Milano per la presentazione della maglia rosa del prossimo Giro d’Italia, evento poi annullato in seguito alla notizia. Con lui altri due grandi del recentissimo passato come Vincenzo Nibali e Damiano Cunego. Basso, intervistato dal Corriere, ha ricordato l’amicizia, la rivalità e il rispetto reciproco che lo legavano a Rebellin».
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Castegnatese ora Insu su Riunione dal Prefetto sul viadotto Vedano di Pedemontana, bocche cucite ma facce preoccupate
Felice su Il sindaco di Daverio difende il Trail delle Terre di Mezzo: "Chi rovina i boschi sono gli spacciatori"
lenny54 su Matteo Bianchi eletto Vice-Presidente del Comitato europeo delle regioni in Europa
luigiudici su Fotovoltaico, le società energetiche si arricchiscono alle nostre spalle
gokusayan123 su A Varese e provincia i furti preoccupano i residenti: “Sono entrati in casa a rubarmi con le tute da imbianchino”
BarbaraFede su «Nello sgombero dei senza tetto a Malpensa, i veri fragili sono i cacciatori e non i cacciati»
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.