La scuola tecnica è solo “roba da maschi”?
Dal percorso di studio alla carriera lavorativa, nel nostro Paese alcuni settori sono ancora appannaggio degli uomini. Una tendenza che non può essere ridotta solo a una questione di preferenze individuali, ma che ha origine in stereotipi di genere

Ancora oggi, purtroppo, esistono pregiudizi e ostacoli che sono alla base del divario di genere sui banchi di scuola tra ragazzi e ragazze: i dati ci raccontano che la poca partecipazione delle ragazze negli istituti tecnici e tecnologici, in particolare quelli a indirizzo elettrotecnico, elettronico, informatico e automazione, sono conseguenza di un insieme di stereotipi inconsapevoli, retaggi e luoghi comuni -spesso trasmessi ai figli dai genitori.
Alcune materie sono ancora oggi considerate “da maschi”, altre più “da femmina” senza tuttavia che ci si renda conto delle numerose potenzialità e possibilità che un percorso di studi di tipo tecnico può offrire al genere femminile.
Negli ultimi anni è stato fatto molto per incoraggiare le donne e le ragazze a studiare e lavorare in campi tecnici e le cose sono in parte cambiate, così come racconta il dirigente dell’Istituto Superiore “Isaac Newton” di Varese, Daniele Marzagalli.
«Fino a dodici anni fa, la scuola ospitava una stragrande maggioranza di studenti maschi. Le poche femmine erano iscritte sostanzialmente all’indirizzo IPSIA “Chimica – Produzioni industriali”. Con il riordino del 2010 degli indirizzi di studio, sono stati introdotti nuovi percorsi che presentano la frequenza esclusiva o comunque importante di ragazze», spiega Marzagalli. «Il sistema ITIS Moda così come il sistema IeFP Operatrici delle lavorazioni tessili è frequentato per la stragrande maggioranza ragazze (il 99%); nel sistema ITIS Biotecnologie Sanitarie e IPSIA Agricoltura e sviluppo rurale, studenti e studentesse si equiparano», conclude il dirigente.
Ma se è pur vero che le cosiddette “quota rosa” negli istituti tecnici è ancora scarsa, non si può non pensare che nei prossimi anni possa verificarsi un’inversione di tendenza.
Ma perché le ragazze dovrebbero scegliere un’istruzione di tipo tecnico?
«L’istruzione tecnica – prosegue Marzagalli – permette di applicare attitudini creative unite a capacità realizzative. Da un’intervista alle ragazze di 3A Moda emerge che la scelta del corso tecnico viene preferita perché apre a sbocchi sia lavorativi immediati che di proseguimento degli studi».
In Provincia di Varese prevale la richiesta di diplomati da parte delle aziende rispetto al numero di diplomati effettivi che le scuole possono offrire alla conclusione dei cicli di studio e formazione. Ne deriva che sarebbe opportuno se non necessario aumentare il numero di diplomati di area tecnica e professionale per soddisfare le reali esigenze economiche del settore produttivo territoriale.
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Intanto, da Camera di Commercio evidenziano come le imprese femminili attive in provincia di Varese, sulla base degli ultimi dati disponibili, superino quota 12mila, in crescita pur contenuta negli ultimi anni.
Oggi queste imprese costituiscono il 20,7% del totale provinciale, in linea col dato nazionale. Delle aziende al femminile varesine, che occupano oltre 36mila persone, il 23% opera nei servizi alle altre imprese mentre il settore più numeroso è quello del turismo, col 27% del totale. L’incidenza è invece più bassa nel manifatturiero, col 15% delle imprese a guida femminile.
«In tale contesto – spiega Ilaria Broggian, presidente del Comitato per l’Imprenditoria Femminile promosso da Camera di Commercio -, s’inserisce il nostro impegno per la promozione dell’impreditorialità e la valorizzazione del ruolo delle donne all’interno delle imprese. Tra gli obiettivi che ci siamo poste, c’è anche quello di far conoscere alle ragazze le opportunità che, sul mercato del lavoro e nella creazione d’impresa, offre loro uno studio approfondito e consapevole delle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics)».
Un obiettivo cui è stato dedicato l’incontro svoltosi alle Ville Ponti il 5 novembre scorso.
«Incontrando studentesse di diverse scuole superiori del nostro territorio e grazie a testimonianze di scienziate e imprenditrici di rilievo – continua Ilaria Broggian –, abbiamo raccontato loro come l’educazione nelle materie scientifiche permetta di stimolare un’ampia visione multidisciplinare e sia molto utile per il ragionamento creativo orientato alla soluzione dei problemi. In particolare, le giovani donne che hanno seguito un’istruzione STEM sviluppano abilità specifiche nella soluzione di problemi logici, creativi e complessi: competenze che i datori di lavoro cercano sempre di più».
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