Ottavio Missoni porta Varese alla Dakar 2023: “Emozione e ansia: corono un sogno”
Il 38enne è all'esordio nel raid più famoso del mondo: correrà con una Honda e farà da tester per l'abbigliamento "Lucky Explorer" di MV Agusta. «Nel '17 dovetti rinunciare: felice di avere un'altra occasione»
Per tutti gli iscritti al Rally Dakar 2023 quelli che precedono Natale sono giorni frenetici. Una condizione che vale per tutti, dal favorito all’amatore, dall’esperto a chi è alle prima esperienza. E proprio del gruppo degli esordienti fa parte l’unico motociclista varesino iscritto alla 45a edizione del raid più famoso, seguito e leggendario al mondo: Ottavio Missoni.
Classe 1984, un passato sotto canestro e un incarico nell’azienda di moda di famiglia, Missoni è da anni anche un buon pilota di discipline fuoristrada tanto che già nel 2017 aveva ottenuto le “credenziali” per partecipare alla Dakar ma dovette rinunciare per ragioni personali. «Però è arrivata la seconda occasione e sono pronto a coglierla» racconta a pochi giorni dalla partenza per l’Arabia Saudita, nel cui deserto è disegnato il percorso 2023.
Quali sono le sensazioni a poco più di dieci giorni dal via di Camp Sea?
«Innanzitutto c’è l’emozione di chi corona un sogno, anche se tra gli impegni lavorativi e quelli natalizi non la sto ancora vivendo al 100%. Credo che da venerdì inizierò ad avvertire l’ansia della partenza e poi saranno speciali i tre giorni in Arabia Saudita prima dello start, perché finché non sei lì manca sempre qualcosa. E poi c’è la domanda ricorrente: Sarò pronto?”. La risposta, per adesso, è: “Chi lo sa…”».
Lei è all’esordio: come ci si prepara a una gara del genere senza mai averla affrontata prima?
«Ho un sacco di amici e conoscenti che hanno già partecipato alla Dakar e quindi ho provato a “rubare” qualche segreto a ciascuno di loro. La verità però è che ognuno si prepara come meglio crede: c’è chi va in moto fino al giorno prima, chi la abbandona nell’ultimo mese per non rischiare incidenti, chi aumenta la cura della preparazione fisica… È una gara talmente assurda che non può essere simulata “a casa”. Naturalmente ho un piano personale e l’ho seguito fin da quando, a marzo, ho capito di poter partecipare. Sono stato più rigoroso dal punto di vista delle scelte alimentari, ho potenziato il lavoro in palestra e quello in moto sulle piste da cross di Gazzada e del Ciglione per fare “fondo” su percorsi accidentati. E poi nuoto e corsa. Mi sono affidato al mio personal trainer Mattia Borello che conosco da quando giocavamo a basket mentre per l’alimentazione mi appoggio a VinceShop di Gallarate. Insomma, sarà una partecipazione molto varesina».
Dal punto di vista della navigazione a che punto è?
«Sono stato quattro giorni in Marocco insieme ai due piloti ufficiali di Fantic Motor proprio per questo tema. Abbiamo seguito una sorta di corso nel quale abbiamo dovuto affrontare e risolvere un po’ tutti gli inconvenienti che possono accadere alla Dakar. Questo è l’aspetto per me più difficile perché dal punto di vista del fisico e della guida penso di essere pronto ad affrontare le tappe del raid. La navigazione invece è ben diversa rispetto a quella necessaria per gareggiare nelle normali gare di motorally italiane ma anche in prove come l’Andalusia, il rally che mi ha permesso di qualificarmi per la Dakar. Anche nel Sud della Spagna infatti si corre su piste o sentieri, non nel deserto a 360 gradi. Come dicevo: simularla è impossibile».
Per gareggiare ha optato per una moto Honda, la CRF 450. Qual è stato il criterio di scelta?
«Sono alto due metri e quindi non tutte le moto sono adatte a un fisico come il mio. Parlando con vari piloti della mia “taglia” che hanno corso la Dakar in passato, ho capito che questo era il mezzo più adatto per la posizione in sella. Bisogna pensare a tappe che durano ore su fondi sconnessi, quindi è un aspetto importante. Tra l’altro questa moto era di un amico storico di mio papà (Vittorio, scomparso in un incidente aereo nel 2013 ndr), ovvero il concessionario Macchion di Legnano. L’aveva comprata per sé, me l’ha ceduta con una specie di diritto di recompra come per i calciatori: al ritorno dalla Dakar dovrò rivendergliela».
La sua partecipazione è legata a un altro brand varesino, Lucky Explorer, ovvero il progetto di MV Agusta legato proprio alle avventure dakariane. Che accordo avete?
«La loro idea era quella di tornare in qualche modo alla Dakar ma al momento non ci sono moto pronte e adatte a partecipare, tant’è vero che non avevo vincoli nella scelta del mezzo da usare. Quindi MV utilizza il marchio Lucky Explorer per l’abbigliamento tecnico delle discipline off-road. Il compito mio e di Cesare Zacchetti, che è un veterano della corsa, è quello di portare in gara e testare una serie di capi e accessori che poi verranno commercializzati. Anche la moto avrà una parte della livrea che richiama le vecchie Cagiva Elefant, quelle con cui Varese ed Edi Orioli vinsero due volte la Dakar».
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