In Parlamento si parla di diritti dei detenuti grazie all’esperienza del carcere di Busto Arsizio
Nella sala stampa della Camera dei Deputati, oggi 13 dicembre, si è tenuta una conferenza stampa dedicata alla situazione delle carceri italiane, coordinata dall'onorevole Maria Chiara Gadda, con don Riboldi e alcuni vip, fra cui Adriana Volpe
Un’ora intensa di umanità, legalità e soprattutto diritti. Nella sala stampa della Camera dei Deputati si è da poco conclusa una conferenza stampa dedicata alla situazione delle carceri italiane, coordinata dall’onorevole Maria Chiara Gadda.
Occasione per approfondire un tema tanto importante, ma anche controverso, la presentazione del progetto del calendario “100% Made in Carcere“, realizzato alla Casa circondariale di Busto Arsizio, grazie all’impegno e alla ferma volontà del cappellano don David Riboldi, anima anche della cooperativa “La valle di Ezechiele” che in valle Olona offre una possibilità lavorativa a detenuti o a persone che hanno finito di pagare il loro debito con la giustizia.
Intorno all’onorevole Gadda, la presenza di relatori determinati e tenaci, capaci di mostrare quanto il tema sappia appassionare e diventi una vera e propria missione, soprattutto contro i pregiudizi insiti nella società verso chi ha sbagliato.
Fondamentale la presenza di don Riboldi, che si sta battendo per introdurre i telefoni nelle celle o per lo meno per aumentare il numero di chiamate che i detenuti possono fare alle loro famiglie.
DON RIBOLDI, DALLA VALLE OLONA AL PARLAMENTO
«È importante poter raccontare della nostra esperienza qui, nel cuore delle istituzioni repubblicane. Questi progetti promuovono un percorso di crescita da parte dei detenuti: il nostro calendario è nato grazie ad un corso di fotografia tenutosi in carcere. Dinanzi al numero altissimo di suicidi in cella – ha ricordato il sacerdote – 79 dall’inizio dell’anno, occorre fronteggiare la disperazione dell’isolamento. Dobbiamo pensare a costruire un percorso di crescita, anche di gioia, affinché chi esca dal carcere sia lieto di rientrare in quella società civile di cui ha violato le regole, per avere una nuova vita».
LA TESTIMONIANZA DEGLI EX DETENUTI
Di questa possibilità di riscatto hanno poi parlato direttamente due ex detenuti, che con ricchi di emozione, ma con lo sguardo sincero verso la sala stampa, hanno raccontato dei timori per il futuro di chi sta per uscire dal carcere e di come un impiego possa cambiare il modo di pensare al proprio domani. «Ho trascorso la maggior parte della mia vita in cella: dai 18 ai 50 anni, e ogni volta che ero libero, tornavo a delinquere e mi facevo arrestare – ha ammesso Bruno – In carcere non ho imparato ad essere migliore, a immaginare un futuro differente. Adesso, a 52 anni, grazie all’impiego presso la cooperativa “La valle di Ezechiele” sono due anni che non commetto reati, è la prima volta, e mi sveglio al mattino felice di ritrovare la mia seconda famiglia, quella del posto in cui lavoro».
L’IMPEGNO DEI VIP, STELLE DELLO SPETTACOLO AL FIANCO DEI DETENUTI
Una testimonianza capace di attirare l’attenzione di tutti i presenti, così come ha saputo sorprendere la determinazione di Adriana Volpe, una dei VIP che hanno partecipato al progetto del calendario del carcere. “Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione“: questa la citazione di Voltaire con cui la nota conduttrice ha introdotto il suo racconto.
«È stata un’esperienza intensa, durante la quale ho potuto osservare quegli uomini negli occhi. Dobbiamo donare a chi è in carcere la possibilità di sognare un futuro in cui usciranno e potranno ricostruirsi una vita. Il fatto che fra una percentuale di suicidi in cella riguardi persone in procinto di terminare la pena, significa che qualcosa non va».
Al suo fianco, anche il campione judoca Marco Maddaloni ha parlato di sogni: «Uno dei ragazzi incontrati in carcere ci ha parlato della palestra, fra i luoghi più amati dietro le sbarre. Parlava di diventare istruttore di pesi, una volta fuori: l’ho spronato a impegnarsi, a credere in questo progetto, per essere un uomo migliore, con un lavoro all’interno della legalità».
IL DIRETTORE DEL CARCERE: “NON DIMENTICATECI”
Soddisfatto e ottimista per questo incontro, per cui ha ringraziato l’onorevole Gadda, il direttore della casa circondariale bustocco, Orazio Sorrentini, che ha confessato come «sia importante quando la politica si occupa di noi. Noi operatori penitenziari temiamo di essere dimenticati».
E la politica, almeno oggi, non è sembrata distante dalla sala stampa della Camera dei Deputati: tanti, fra onorevoli e sottosegretari, che hanno scelto di presenziare al confronto.
«Grazie a tutti i presenti – ha tenuto a evidenziare Gadda – oggi in questa sala hanno fatto capolino esponenti di maggioranza, di opposizione e del governo. È un segnale importante».
IL LAVORO IN CARCERE FA LA DIFFERENZA
Un’ora di civiltà, dunque, a Roma, grazie alla testimonianza che è arrivata dalla provincia di Varese, dove c’è chi vuole credere in un cambiamento.
La conclusione dei lavori è stata affidata alle parole all’attività ex radicale Rita Bernardini: «Le statistiche mostrano come in Italia i detenuti che svolgono lavori seri (non legati alla quotidianità del carcere) e tornano a delinquere sono solo il 2%, mentre chi non lavora o svolge mansioni di basso impegno ha una recidiva di circa l’80%. Ma quanti sono i detenuti che lavorano durante la pena? Solo 2mila su 56mila: è il momento di fare qualcosa» ha concluso Bernardini.
Questi, semplici e chiari, i dati da cui deve partire la nostra società.
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