Il prof tra i banchi: ha senso studiare a memoria nell’era di Google?
La rubrica settimanale "Il prof tra i banchi", curata da Alberto Introini, tratta argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane
M’illumino d’immenso
Mi è capitato pochi giorni fa di essere chiamato a tenere una conferenza sui cosiddetti “poeti in guerra”; in particolare, quelli coinvolti nel primo conflitto mondiale.
Come buona parte dei giovani dell’epoca, influenzati soprattutto da intellettuali già molto noti (soprattutto Marinetti e D’Annunzio), anche il 27enne Giuseppe Ungaretti si arruolò volontario: fu un interventista convinto, seppur dall’animo meno impetuoso. Si sa che le sue poesie del ’15 – ’18 sono uno snodo fondamentale della Letteratura italiana del secolo scorso, e tra le più presenti nei manuali scolastici. Lo stile asciutto e spezzato dei suoi testi rappresenta la base del cosiddetto Ermetismo. Ma la brevità aforistica è determinata, anche, dalla necessità di quel contesto: Ungaretti era un soldato al fronte, dapprima sul Carso e poi in Francia. Era nelle trincee, scriveva su piccoli fogliettini o su ritagli di riviste.
L’estrema sintesi espressiva e la drammaticità dei contenuti ne erano dirette conseguenze. Dopo che ho richiamato l’attenzione sulla poesia Soldati (Si sta / come d’autunno / sugli alberi / le foglie), non ho svolto alcun commento sul testo tanto famoso di Mattina: M’illumino / d’immenso. Ho solo detto ironicamente che si tratta della poesia che molti studenti si offrono di sapere a memoria…due versi!
Studiare a memoria
Su questo sarcasmo, la domanda più generale, però, è se abbia senso far studiare a memoria qualche poesia o alcune date storiche. È ancora utile e giustificabile, per l’adolescente di oggi, sapere quando è stato ucciso Giulio Cesare e in quale anno Cristoforo Colombo è approdato sulle coste americane? E recitare L’infinito di Leopardi, o un sonetto di Shakespeare?
L’obiezione più forte riguarda Internet e i motori di ricerca: attraverso un click, si hanno molte risposte in un secondo. La seconda, non meno pressante, è relativa alla metodologia didattica odierna, che deve mirare di più alle cosiddette “competenze” (al saper fare), lasciando sullo sfondo le nozioni (il puro sapere). Entrambe le osservazioni contro lo studio mnemonico hanno, quindi, le loro ragioni. Anch’io del resto non pretendo dai miei studenti che sappiano gli schieramenti esatti della Guerra dei Trent’Anni (1618 – 1618) o i 108 versi de Il cinque maggio di Manzoni.
Tuttavia, bisogna trovare un equilibrio. Occorre fare delle distinzioni e delle scelte, anche perché le tecniche di memorizzazione sono spesso efficaci; non mancano corsi e convegni sulla mnemotecnica. Tale termine, peraltro, deriva dalla dea greca Mnemosine (cioè, Memoria): la madre – insieme a Zeus – delle nove Muse, che proteggono proprio la poesia, l’arte e la storia. La memoria quindi ha in sé qualcosa di divino; e il suo esercizio è stato fondamentale da Omero ad Aristotele, da Cicerone a San Tommaso, da Leonardo Da Vinci fino a chiunque debba tenere un discorso convincente in pubblico.
Studiare a memoria (qualche data e alcuni testi poetici) è utile anche a un giovane del terzo millennio. Perché la memoria è una funzione cognitiva che va rinforzata ad ogni età; perché Giulio Cesare e Cristoforo Colombo sono distanti 1500 anni, cioè appartengono a due mondi completamente diversi; e perché L’infinito di Leopardi o un sonetto d’amore di Shakespeare potranno non essere utili, ma sono straordinariamente belli e unici al mondo.
Alberto Introini, dopo aver insegnato in vari licei della provincia di Varese, dal 2008 è docente di Italiano e Storia presso l’Istituto Elvetico di Lugano (Svizzera). Ha due lauree, in Lettere-Filosofia (2002, Università Statale di Milano) e in Storia (2022, Università di Zugo, Svizzera). Iscritto dal 2004 all’Ordine dei Giornalisti di Milano, ha pubblicato 4 libri. Partecipa come relatore o moderatore a diversi eventi culturali nel nord Italia. La sua rubrica settimanale “Il prof tra i banchi” tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane.
Prof. Alberto Introini
Docente e scrittore
@intro.prof
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