“Sognavo la Dakar guardandola in televisione. Ora ci vado, e voglio arrivare in fondo”

David Bizzozero, classe '64, ha all'attivo oltre 300 rally ma non si è mai misurato con le dune e l'off-road. Con Pietro D'Agostino sarà al raid di categoria "Classic" con una Range Rover ricostruita da Roberto Rettani

david bizzozero pietro d'agostino dakar 2023

Se Ottavio Missoni – lo abbiamo intervistato QUI – rappresenta l’unico varesino in sella a una moto nell’imminente Rally Dakar, la nostra provincia è rappresentata anche tra le quattro ruote grazie all’avventura imbastita da due volti noti del rallysmo locale, David Bizzozero e Pietro D’Agostino. I due veterani sono alla prima esperienza in un raid fuoristrada e per riuscire nell’impresa hanno coinvolto Roberto Rettani, apprezzato preparatore che ha rimesso a nuovo una Range Rover del 1986 per competere nella categoria “Classic”. Una sezione della Dakar aperta ai veicoli d’epoca e che l’anno scorso vide la partecipazione del venegonese Andrea Alfano su un camion Unimog.

Bizzozero, classe 1964, vive a Cugliate Fabiasco, ha un’azienda di coperture civili e industriali in Canton Ticino e ha trascorso una vita al volante. All’attivo “Bizzo” ha oltre 300 rally (è il recordman di partecipazioni al “Laghi”, tra le altre cose) e nel 2021 vinse il titolo nazionale delle vetture di classe N5. D’Agostino è un navigatore a sua volta con una lunga esperienza e tra le altre gare ha partecipato anche ad alcune prove del mondiale WRC insieme a Marco Oldani.

David, come è nata questa idea affascinante di disputare una gara leggendaria come la Dakar?

«Diciamo che ha preso forma sul divano di casa da dove, per tanti anni, ho ammirato le immagini della corsa alla televisione. Ho sognato a lungo di disputarla ma, soprattutto a causa dei costi proibitivi, ho sempre creduto che fosse impossibile partecipare. Poi l’anno scorso, al Rally di San Martino di Castrozza, un dakariano di lungo corso come Roberto Camporese mi disse di avere sotto mano una Range Rover a un prezzo sostenibile. Ho coinvolto D’Agostino e Rettani e il 19 marzo l’abbiamo portata a casa». 

david bizzozero pietro d'agostino dakar 2023

Da quel momento è iniziata la preparazione?

«La vettura era in condizioni davvero cattive, l’abbiamo praticamente presa da un pollaio. Però Roberto ha svolto un lavoro eccezionale e l’ha quasi completamente rifatta. Purtroppo abbiamo avuto pochissimo tempo per testarla e siamo riusciti a fare pochi chilometri tra boschi e cave dalle nostre parti. Sarebbe servito più spazio ma il 20 novembre la vettura doveva essere a Marsiglia per l’imbarco in direzione Arabia Saudita. Il tempo è scaduto, troveremo il feeling sul posto».

Siete una coppia di rallysti molto esperta ma senza partecipazioni a raid: come vi siete allenati?

«Per noi è stato fondamentale partecipare a un corso di una settimana che si è svolto a ottobre in Marocco, a Merzouga. Ero digiuno di guida sulle dune e inizialmente sono rimasto spiazzato dalle difficoltà che si incontrano su quel terreno: ho cercato di mettere a frutto quei giorni per arrivare maggiormente preparato al via della gara. L’altro grande problema sarà la navigazione perché siamo abituati a gareggiare con molti riferimenti sulle nostre strade. Nel deserto non c’è nulla di tutto questo: l’esperienza fatta in Marocco sarà molto utile anche per Pietro». 

david bizzozero pietro d'agostino dakar 2023

L’obiettivo è quello di arrivare in fondo? Quali saranno le difficoltà maggiori una volta iniziata la gara?

«Sì, vogliamo arrivare al traguardo. Dal punto di vista dell’assistenza ci appoggiamo a RallyArt Italia, una struttura seria ed esperta, e per me è importante avere in macchina Pietro che oltre a essere un bravo navigatore è anche un meccanico di professione. Toccherà a lui mettere mano a eventuali guai di lieve entità alla vettura. Per le difficoltà, detto di quelle legate a guida e navigazione, credo sia importante riposarsi in modo adeguato. Dormire un minimo di ore e svegliarsi in buone condizioni è fondamentale per affrontare tappe dure e lunghe come quelle dakariane. Per fortuna le temperature dovrebbero essere “umane”: nell’allenamento in Marocco abbiamo patito un caldo torrido, in Arabia a gennaio si dovrebbe stare meglio».

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Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 23 Dicembre 2022
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