Risotto e falò, ad Arnate si brucia la gioeubia di Gallarate
Dopo due anni di limitazioni, torna pienamente in presenza il tradizionale momento che annuncia la fine dell'inverno
Dopo due anni di limitazioni, torna pienamente in presenza la gioeubia, il tradizionale rogo che annuncia la fine dell’inverno ed esorcizza le paure, nei giorni più freddi dell’anno: quest’anno la “Giubbiana” di Gallarate sarà bruciata ad Arnate, doe il fantoccio è stato allestito con consueto impegno dai volontari della parrocchia.
Appuntamento, ovviamente, a giovedì 26 gennaio, come vuole la tradizione che fissa all’ultimo giovedì del mese la festa con il fuoco e la strega.
All’oratorio di via XXII Marzo si parte alle 19.30 con la distribuzione del risotto con la luganiga, preparato come sempre dalla Pro Loco. Poi alle 21 l’accensione del fantoccio.
Il fantoccio è stato come sempre allestito dai volontari della parrocchia di Arnate: di solito il falò – che un tempo si faceva in piazza Libertà – viene allestito a rotazione tra Arnate, Cajello e le Azalee. E quest’anno son stati proprio i volontari arnatesi ad armarsi di pali, vecchie reti e stendini, tela e ad allestire il volto della strega che sarà bruciata giovedì.
Quanto al risotto, come sempre è opera della Pro Loco, con la mitologica padella del Guinness dei Primati del 1998: quest’anno il risotto sarà preparato con cento chili di riso, dodici chili di Grana, dieci chili di cipolle, 50 chili di salsiccia, venti litri di vino bianco, 550 litri di brodo preparato con 15 chili di carne di manzo, 3 chili di cipolla, due di carote, due di sedano, due di sale.
Da dove viene la tradizione della gioeubia
La gioeubia, nella Lombardia occidentale e in parte del Novarese, è l’espressione dei riti del fuoco che annunciano la fine dell’inverno e l’avvicinarsi della primavera, dopo il culmine del periodo freddo che si tocca appunto a fine gennaio. È “parente” delle varie versioni del falò di Sant’Antonio (tradizione per esempio a Varese, Saronno e nel Rhodense) o altri legati ai santi della seconda metà di gennaio (ad esempio a Somma Lombardo).
Il nome, secondo alcuni, deriva dal culto della divinità di Giunone (da cui il nome Jovian). Altri ancora lo ricollegano a Giove, giovedì: il nome deriverebbe dal dio latino ‘Jupiter-Jovis’, da cui l’aggettivo Giovia e quindi Giöbia.
Il rogo della Gioeubia è diffuso – con diverse scritture del nome, come giubbiana o zobia – in tutta la Lombardia occidentale pedemontana, dalla Brianza all’Alto Milanese e al Basso Varesotto, nonché in una parte del territorio lungo il Ticino.
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