In aula a Busto Arsizio torna l’affaire parcheggi a Lonate Pozzolo. Quel progetto a Tornavento
A giudizio sono rimasti l'imprenditore Aldo Sangalli e l'ex-segretario comunale Maurizio Vietri. Una delle ipotesi era quella di realizzarne uno da 6 mila metri quadri a ridosso del borgo
![VA in giro tappa 9 Tornavento Legnano](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2022/05/va-in-giro-tappa-9-tornavento-legnano-1299655.610x431.jpg)
È stata ripercorsa questa mattina (martedì) attraverso le intercettazioni la vicenda dei parcheggi a Lonate Pozzolo che vede a processo gli ultimi due imputati rimasti, l’imprenditore lonatese Aldo Sangalli (turbativa d’asta) e l’ex-segretario comunale Maurizio Vietri (abuso d’ufficio).
I fatti risalgono al 2017 quando l’inchiesta della Procura di Busto Arsizio mise fine all’amministrazione comunale guidata dall’allora sindaco di Forza Italia Danilo Rivolta (che ha patteggiato, ndr) svelando un sistema corruttivo attorno all’amministrazione lonatese che coinvolse diversi imprenditori e funzionari.
Tra questi – secondo l’accusa rappresentata dal pm Martina Melita – c’è anche Sangalli, noto imprenditore del settore fiorente dei parcheggi a servizio dell’aeroporto. Sangalli – da quanto emerso dalle intercettazioni effettuate dal colonnello Paolo Tiadina, all’epoca in forza al Comando Carabinieri di Varese – era sempre in comunicazione con Danilo Rivolta al quale chiedeva continuamente nuove aree dove sviluppare il suo business. Proprio per un terreno da 6 mila metri quadri, sul quale aveva intenzione di realizzare un grosso capannone-officina, è finito nelle carte dell’inchiesta.
Tutti i lavori di progettazione di Sangalli, infatti, erano affidati allo studio di architettura che Rivolta gestiva con il fratello Fulvio e lo stesso sindaco avrebbe realizzato un progetto preliminare che il capo dell’ufficio tecnico Fabio Marziali respinse «perchè farebbero un altro parcheggio in una delle aree più belle di Lonate Pozzolo», proprio a ridosso del borgo di Tornavento.
Sangalli nelle intercettazioni chiedeva un affidamento diretto ma l’amico sindaco aveva optato per una gara alla quale – sempre secondo l’accusa – Sangalli avrebbe partecipato con tre società a lui riconducibili e sapendo in anticipo l’offerta corretta per avere più chance di vincere.
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