A Brescia cresce il numero dei rapporti di lavoro, grazie al contributo positivo del tempo indeterminato

In base ai dati di Confindustria il mercato del lavoro della provincia di Brescia resiste alle sfide dell'emergenza energetica e dell'inflazione

lavoro

Nei primi sei mesi del 2022 il numero dei rapporti di lavoro in essere in provincia di Brescia è cresciuto. Secondo i dati amministrativi di fonte INPS, tale aggregato ha registrato una crescita di 21.196 unità, dinamica non dissimile da quanto riscontrato nello stesso periodo del 2021 (+22.747) e sostanzialmente in linea con i ritmi pre-Covid.

A evidenziarlo è un focus realizzato dal Centro Studi di Confindustria Brescia e contenuto nella quindicesima edizione del Booklet Economia, disponibile in formato digitale e contenente informazioni su tutti i principali indicatori economici bresciani aggiornati al 13 dicembre, tra cui una specifica sezione relativa al mercato del lavoro locale.

IL FOCUS DEL CENTRO STUDI DI CONFINDUSTRIA BRESCIA

L’evoluzione dei rapporti di lavoro in essere (ottenuta come sintesi tra assunzioni +/- trasformazioni da altri contratti – cessazioni) è il frutto dei contributi positivi apportati, in particolare, dal tempo indeterminato (+8.001) e dagli stagionali (+7.096). Altre dinamiche positive, ma relativamente meno intense, riguardano il contratto in somministrazione (+3.160) e il tempo determinato (+1.744). Ciò confermerebbe la buona salute del mercato del lavoro locale, anche in un anno complesso come il 2022, caratterizzato, in particolare, dall’emergenza energetica e dalle rinnovate pressioni inflattive che gravano su famiglie e imprese.

Con riferimento alle sole assunzioni, nel 2° trimestre 2022, i flussi in entrata complessivi hanno evidenziato una marginale flessione sullo stesso periodo del 2021 (-1,6%), mentre la sola componente a tempo indeterminato ha sperimentato un +21,2%. In tale contesto, va poi segnalato che è in forte crescita il numero delle dimissioni volontarie, così come discusso all’interno dei lavori del 35° Osservatorio Congiunturale “Scenari & Tendenze” tenutisi lo scorso 15 novembre.

Limitatamente al contratto a tempo indeterminato, nei primi sei mesi del 2022, le dimissioni in provincia di Brescia sono state pari a 17.743, numero di molto superiore al 2021 (15.190) e agli anni pre-Covid. Tali numeri, ancora da decifrare in modo approfondito, suggerirebbero che il fenomeno delle cosiddette “Grandi dimissioni” possa riguardare, in qualche modo, anche il territorio bresciano. Se questa tendenza fosse confermata, si tratterebbe di un ulteriore elemento di incertezza per il tessuto produttivo locale, già messo sotto pressione da una serie di fattori esterni. Notizie complessivamente buone provengono dalla dinamica delle richieste di lavoratori in somministrazione, contratto che da sempre si caratterizza per le sue proprietà anticipatorie.

Secondo l’Osservatorio Confindustria Brescia-ApL, nel 3° trimestre 2022, la domanda per tale specifico contratto ha registrato una nuova crescita (+4% tendenziale), sebbene di intensità minore rispetto a quanto rilevato nei periodi precedenti. Tale movimento descriverebbe il processo di assestamento in atto nel settore, dopo i forti incrementi riscontrati nel 2021, in primo luogo imputabili al confronto con il 2020.

L’aumento rilevato interessa la maggior parte delle categorie professionali analizzate, ed è trainato, in particolare, dagli impiegati esecutivi, che evidenziano un +51% rispetto all’analogo periodo del 2021. Variazioni positive rilevanti riguardano anche gli addetti al commercio (+26%) e gli operai specializzati (+13%). Infine, va sottolineato come, nonostante il rallentamento dell’attività produttiva riscontrato negli ultimi mesi e il “caro-energia”, il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni rimanga nel complesso contenuto.

LA CASSA INTEGRAZIONE

Le ore autorizzate nell’industria nei primi dieci mesi del 2022 sono infatti diminuite del 60,9% rispetto allo stesso periodo del 2021, passando da 26,0 a 10,2 milioni. In particolare, la componente ordinaria è calata del 67,5% (da 19,0 a 6,2 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha subito una flessione del 40,3% (da 6,7 a 4,0 milioni di ore). Tuttavia, il confronto con il 2019 mostra una crescita del 149% (sintesi di un +244% della CIGO e di un +42% della CIGS) e aumentano le aspettative per una crescita delle domande di CIG per i prossimi mesi, sulla scia dell’accelerazione delle richieste pervenute nei mesi di settembre e ottobre di quest’anno (3,5 milioni di ore delle 10,2 complessive nel 2022). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano circa 1.900, contro le quasi 20 mila del 2020 e le 1.200 del 2019.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Gennaio 2023
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