Busto Arsizio ricorda la Shoah con i giovani e una serie di manifesti per le vie della città
Momenti toccanti con la marcia silenziosa degli alunni delle scuole Tommaseo e con la rappresentazione teatrale a Villa Tovaglieri degli studenti del liceo di Scienze umane di Acof. Antonelli alla Segre: "Non si potrà mai dimenticare la Shoah"
Il Giorno della Memoria a Busto Arsizio è stato commemorato da centinaia di studenti di tutte le scuole grazie alle tante iniziative organizzate di concerto con l’amministrazione comunale. Le due principali le hanno vissute gli alunni delle scuole Tommaseo che questa mattina hanno dato vita ad una marcia silenziosa per la memoria tra le vie della città e gli studenti della terza liceo Scienze umane degli istituti Olga Fiorini che hanno rappresentato nel giardino della Riconoscenza di Villa Tovaglieri (curato proprio dai ragazzi delle scuole Acof, ndr) un gruppo di ebrei avviati alla deportazione. Entrambi i momenti sono stati molto toccanti e pieni di significato.
A questa cerimonia hanno partecipato anche le autorità cittadine con la presidente del Consiglio Comunale Laura Rogora che ha ringraziato i ragazzi e il sindaco Emanuele Antonelli che ha rivolto a Liliana Segre il suo pensiero: «Finchè ci saranno i ragazzi ci sarà memoria. Oggi voglio smentire Liliana Segre quando dice che tra qualche anno la Shoah saranno solo poche righe su un libro di storia. Tutti ci dobbiamo impegnare perchè questo non succeda».
Una terza iniziativa, invece, è rivolta a tutta la cittadinanza. L’Amministrazione comunale ha pensato, per diffondere concretamente in tutta la città il messaggio di questa ricorrenza e invitare la cittadinanza alla conoscenza e alla riflessione, a una vera e propria novità, forse un unicum a livello nazionale.
Si tratta di una mostra di manifesti, curata dall’artista Dario Cardenia, dal titolo “La Storia e l’Arte scendono in strada. La Giornata della Memoria si racconta sotto il cielo nei quartieri di Busto Arsizio”. La particolarità dell’iniziativa sta proprio nel fatto che i manifesti, circa 300, non sono esposti in una sala, ma sono affissi per le vie della città e raccontano a passanti e automobilisti la storia a fumetti di Shimon, bambino ebreo polacco.
Come osserva l’assessore alle Politiche educative, la mostra offre la possibilità a chi si ferma al semaforo e ai passanti di fare una riflessione su quanto è accaduto, e’ una mostra trasversale che coinvolge anche agli adulti ,oltre agli studenti che anche quest’anno sono stati protagonisti dei momenti di riflessione e approfondimento.
Nelle 15 tavole l’artista ha utilizzato come sfondo fotografie realizzate ai tempi odierni, che accompagnano il percorso fatto e vissuto da Shimon e dai suoi genitori dalla deportazione fino alla liberazione dal campo di concentramento di Buchenwald.
«In pratica una raffigurazione foto-artistica che illustra uno spazio tempo apparentemente lontano, dove attraverso questo mix figurato “presente e passato” rende agli occhi di chi lo osserva una testimonianza, un fatto storico a noi vicino» – osserva l’artista.
«Nella rappresentazione c’è sempre un dialogo fumettato (di facile acquisizione da parte dei ragazzi), con una “voce” esterna che dialoga con Shimon, ponendo domande e risposte, tali da semplificare e spiegare gli eventuali “interrogativi” che i ragazzi e gli adulti potrebbero porsi – continua Cardenia -. Dopo la deportazione, i personaggi di questa storia, compreso Shimon, vengono illustrati senza occhi. Gli occhi sono lo specchio dell’anima e quando te la portano via, quando annullano la tua identità, perdi la visione della vita diventando semplicemente un numero».
La storia di Shimon si conclude con una speranza: nel quindicesimo pannello è ritratto di spalle 40 anni dopo la liberazione, insieme alla sua nuova famiglia, mentre si reca a visitare il campo, in parallelo con il secondo pannello in cui il ragazzo è ritratto da prigioniero all’ingresso del campo.
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