La corsa per portarsi a casa il cammello dell’Epifania a Gallarate
In questi giorni pasticceri e fornai sono alle prese con gli ordini del dolce tipico di una zona ristretta, tra Alto Milanese e Varesotto. La "caccia" al cammello dolce è diventata anche un gioco su un gruppo social cittadino
![gallarate generico](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2023/01/gallarate-generico-1363504.610x431.jpg)
Sono giorni in cui le pasticcerie e i fornai di Gallarate lavorano a ritmo sostenuto, per star dietro alle richieste del prodotto dolciario più particolare della zona: i “cammelli dell’Epifania”, un dolce che si trova solo nel Varesotto e nell’Alto Milanese e che ha nella zona di Gallarate e del Sempione l’area di più antica origine.
Un po’ per celebrare questo momento così sentito e particolare, il gruppo facebook “Gallarate è…” si è inventato un piccolo gioco, raccogliendo in un’unica foto (qui) una serie di produttori cittadini – sei pasticcerie, un bar, un panificio – e invitando i partecipanti del gruppo a lasciare un commento. Tra i nomi di chi ha lasciato un pensiero ai pasticcerie. ai fornai verranno poi estratti i vincitori degli otto cammelli con crema messi a disposizione dagli artigiani della città, che ha una sua tradizione apprezzata e antica di pasticceria.
«È una tradizione che a me, che vengo da fuori, sembra davvero una delle più sentite» dice Monica Salomoni, uno degli amministratori del gruppo. Romana d’origine e gallaratese d’adozione da molto tempo, anche lei ha strabuzzato gli occhi quando – anni fa – per la prima volta le è stato detto che in vista del 6 gennaio bisognava «mangiare il cammello» (che allude al viaggio dei Re Magi, che arrivano all’Epifania).
Gallarate è uno dei luoghi dove questa tradizione è testimoniata da più tempo, come raccontano i “decani” della pasticceria locale, che risalgono agli anni intorno alla Seconda Guerra Mondiale. In anni recenti sono comparse anche tracce più antiche, che anticiperebbero la tradizione agli anni Venti e individuano la traccia più antica tra gli anni Venti e Trenta (una traccia fisica: stampi in legno e alluminio costruiti a Sesto Calende) nella zona lungo il Sempione, tra Somma Lombardo e Sesto.
Alla fine «mangiare il cammello» è una tradizione che crea anche molta comunità, perché fa sentire parte di qualcosa di un po’ speciale, in tempi in cui abbondano riti e prodotti globalizzati. Anche i pasticceri e i fornai di Gallarate, all’inizio magari un po’ titubanti nello scattare una foto, si sono fatti prendere dal gioco. Nonostante questi siano – come detto – giorni di grande produzione: il cammello di pasticceria si mangia solo se prenotato per tempo.
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