Pace e giustizia: il ricordo dei “cinque martiri” di Ferno rilancia i valori anche oggi

La memoria dei fatti del 1945, ma non solo il ricordo: la scelta di allora richiama valori universali anche nel presente

Cinque Martiri Ferno

Oggi, venerdì 6 gennaio 2023, prima a Verghera poi a Ferno, si è svolta la commemorazione per il 78° anniversario dell’eccidio dei “Cinque Martiri”. Ovvero i cinque partigiani, poco più che ventenni, uccisi dai fascisti nel lontano 5 gennaio 1945 a Ferno, nei campi innevati intorno ad una cascina dove si erano rifugiati per una notte, appena ai margini (allora) del paese.

Alle cerimonie hanno partecipato il sindaco di Samarate Enrico Puricelli, il sindaco di Ferno Sarah Foti insieme alla sua giunta, consiglio comunale dei Ragazzi di Ferno, le insegnanti e gli alunni delle classi quinte della Scuola Primaria “Monsignor Bonetta”di Ferno, le associazioni combattentistiche e d’arma, l’Anpi di Verghera-Samarate e Ferno e la professoressa Paola Biavaschi e la presidente Ester De Tomasi in rappresentanza dell’Anpi provinciale di Varese.

«Onorare la memoria, per non dimenticare» è stato il richiamo di Sara Foti, sindaco di Ferno, dove la cerimonia ha toccato il cippo presso le scuole, là dove si svolsero i fatti di quel gelido giorno di gennaio 1945.

I cinque partigiani uccisi facevano parte tutti della Prima Brigata Lombarda, una formazione che alternava la guerriglia nella zona delle colline del Novarese (con base a Mezzomerico) alle azioni nella zona tra Busto, Samarate e i campi d’aviazione della zona. A guidarli c’era Antonio Jelmini “Fagno”, fernese, mentre il vicecomandante era Nino Locarno, di Samarate, i cui famigliari avevano una osteria che era centro di appoggio. Una lotta senza risparmio e senza luoghi sicuri, in un periodo dove si doveva scegliere da che parte stare e in una zona dove non c’erano modo di sottrarsi.

Cinque Martiri Ferno

«Noi tutti, abbiamo il dovere di ricordare il samaratese Nino Locarno, Dante Pozzi, Claudio Magnoli, Silvano Fantin e Paolo Salemi. Persone la cui memoria vive nella nostra storia» ha esortato il sindaco di Samarate Enrico Puricelli. «A loro e a tutti coloro che hanno combattuto, cadendo o sopravvivendo a quella terribile guerra, dobbiamo la nostra libertà ed il fondamento della nostra Repubblica democratica, che si esprime nei principi della nostra Costituzione. I diritti e le libertà di cui godiamo oggi sono nati allora. L’Italia è oggi una democrazia perché allora ci fu chi ebbe il coraggio di opporsi alla dittatura e di assumersi la responsabilità di fare qualcosa, ribellandosi alla violenza e all’oppressione».

«Nei momenti di crisi dovremmo rileggere la storia, che è maestra di vita. Noi dobbiamo essere consapevoli di essere il punto d’arrivo di una storia ed il punto di partenza di un’ulteriore storia, che continua. Stiamo parlando delle fondamenta della nostra Repubblica, della nostra Democrazia e della nostra vita sociale, economica e politica; stiamo parlando delle speranze di quei giovani di quasi ottant’anni fa, che, alla fine, nonostante il cambiare dei tempi, sono quelle nostre: vivere in un mondo di pace, poter costruire una famiglia, poter lavorare e progettare la vita, godendo anche di un sistema di tutela sociale. Un mondo in cui ci sia il rispetto delle libertà sancite dalla nostra Costituzione».

Cinque Martiri Ferno

Sia Foti che Puricelli hanno richiamato l’importanza di far conoscere la storia alle giovani generazioni e renderle poi protagoniste.
A Ferno l’anniversario è stato celebrato anche alla Alleanza Cooperativa San Martino, dove giovedì sera è andato in scena un reading con cinque scrittori impegnati a raccontare le storie dei cinque martiri e di altri due fernesi vittime dell’odio.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Gennaio 2023
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