Viggiù
“Segni Distesi”: tre giovani artiste espongono alla SOMS di Viggiù
Dal 27 al 31 gennaio Arianna Atanasio, Sofia Galli e Chantal Stropeni esporranno opere che narrano, con linguaggi differenti, la linea, intesa come traccia. Curatore è Gabriele Cannici
Verrà inaugurata alla SOMS di Viggiù venerdì 27 gennaio alle ore 18 la mostra “Segni Distesi”, una collettiva di tre giovani artiste: Arianna Atanasio, Sofia Galli e Chantal Stropeni.
L’esposizione ha come filo conduttore la linea, intesa come traccia che si distende, si muove, si tocca e attraversa, viaggia parallela per poi ricongiungersi e dividersi nuovamente. Come i rapporti, come le strade, come il modo in cui questa mostra nasce.
Il percorso, ricco di linguaggi differenti, prende voce da un momento di confronto con la realtà, di esposizione al parere critico, tecnico ed emotivo; riflessioni scaturite dall’incontro dell’affiatato trio con il giovane curatore Gabriele Cannici.
Lo speciale percorso artistico/curatoriale si interroga su questioni come la contrapposizione fra moto e stasi, le espressioni originali del materiale, il modo in cui il corpo diventa spazio.
L’acrilico nelle opere di Sofia valorizza i molteplici immaginari di un cromatismo sensuale, quasi vitreo. I dipinti accolgono grandi figure femminili, immerse in ambienti simbolici che sfuggono alla temporalità. Una forte carica evocativa è data dai gesti e dalle pose attraverso cui queste donne ostentano la propria natura mostrando dispositivi specifici. La narrazione ha anche luogo fra figura e sfondo e contrappone trame evanescenti che evidenziano scelte cromatiche precise. Ogni donna è icona di sé stessa, di un tempo e di una storia. Alcune sono figure mitiche, decontestualizzate e giustapposte per esemplificare passato, presente e futuro.
I lavori di Arianna nascono da segni ricavati dalle tracce superficiali degli oggetti che raccoglie, fotografa e archivia, per essere poi ricomposti come mappe identitarie. Il materiale viene scelto per essere inciso, inscritto, segnato; si fa membrana, e partecipa attivamente all’identità di ogni opera. Il supporto ligneo è protagonista in quanto materiale vivo nel tempo; l’atto di registrazione della traccia è memoria epidermica e vuole essere il tentativo di congelare il flusso spazio-temporale che subiscono gli oggetti e i corpi. Il risultato è impronta fossile, una forma che conserva la vita, inscritta nella superficie che lo ospita.
Chantal usa pietra, terra, cenere, e ne fa delle sculture che si perdono nell’idea di corpo, in ciò che introduce, sul significato che porta con sé. Rappresentando, in quanto territorio, una geografia altra, va a tracciare coordinate utili a chi, ripercorrendone le tappe, volesse ritrovarsi lontano dai sentieri più battuti. Dall’esperienza sul corpo derivano i segni, che distesi, compongono linee talora vibranti talora analitiche, portando tracce relazionali, punti di contatto, luoghi concavi e convessi, ombre e luci.
La mostra rimarrà aperta fino al 31 gennaio.
Orari: sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19, lunedì e martedì dalle 10 alle 13.