A Somma Lombardo posate le 4 pietre d’inciampo in ricordo degli antifascisti perseguitati dal nazifascismo

Si è svolta la cerimonia della posa delle pietre d'inciampo intitolate agli antifascisti Isaia Bianco, Bruno Colombo, Attilio Galli e Carlo Mossolani, che si sono battuti per un mondo "più giusto, più vero e più libero"

Le 4 pietre d'inciampo a Somma Lombardo

«Isaia, Bruno, Carlo e Attilio: Somma vi è riconoscente»: con queste parole il sindaco di Somma Lombardo, Stefano Bellaria, ha inaugurato le quattro pietre d’inciampo in ricordo di Isaia Bianco, Bruno Colombo, Attilio Galli e Carlo Giuseppe Emilio Mossolani, «quattro patrioti» che si sono opposti al regime nazifascista e per questa scelta sono stati perseguitati e uccisi.

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La cerimonia della posa delle 4 pietre d’inciampo a Somma Lombardo 4 di 16

Un centinaio di persone sono accorse questa mattina, sabato 28 gennaio, alla cerimonia di inaugurazione delle pietre d’inciampo (stolpersteine) all’ingresso del municipio, tra cui la giunta Bellaria, i gruppi di maggioranza e l’opposizione (il gruppo Lega formato da Alberto Barcaro e Mariangela Aguzzi Casagrande, insieme a Manuela Scidurlo di Fratelli d’Italia).

«Grazie ai consiglieri comunali dell’opposizione (a partire da Aguzzi Casagrande, Barcaro e Giusti che hanno presentato la mozione) che all’unanimità hanno voluto la posa delle pietre anche nella nostra Somma. Si può discutere animosamente di scelte politiche e amministrative, di idee, di progetti, di futuro, ma è bello sapere che esiste un terreno comune da preservare e tutelare: quello della Costituzione Repubblicana, nata grazie al sacrificio di chi ha combattuto, fino all’estremo dono di sé, la barbarie della dittatura nazifascista. Un ingente patrimonio morale, culturale ed etico da difendere e valorizzare. Grazie all’associazione Combattenti e reduci per aver coadiuvato l’amministrazione», ha affermato Bellaria.

Il quale ha motiva con queste parole la scelta di riunire le pietre d’inciampo all’ingresso del palazzo comunale: «Ricordare significa collocare eventi e persone nel luogo più intimo e prezioso che abbiamo, il nostro cuore. Ricordare significa quindi scegliere di collocare Isaia, Bruno, Carlo e Attilio nel cuore della nostra città. Da qui la scelta di posizionare le pietre all’ingresso del palazzo comunale, affinché ognuno che varca questa soglia si ricordi dei nostri quattro sommesi; le pietre rendono tangibili insegnamenti e memoria per ciò che è accaduto non si ripeta e affinché le vittime del nazifascismo non vengano dimenticate».

Le 4 pietre d'inciampo a Somma Lombardo
Le quattro pietre all’ingresso del municipio

«Il compito di ognuno di noi è ricordare per non vivere più certe atrocità. Con questo gesto collettivo della posa delle pietre d’inciampo rendiamo tangibile il ricordo di quattro sommesi vittime della furia nazi-fascista, inciampando in uno dei capitoli più tristi della recente storia dell’umanità», ha preso la parola Donata Valenti, assessora alla Cultura.

«Grazie alle informazioni reperite degli archivisti, che lavorano presso il Comune di Somma e grazie a testi scritti e pubblicati anche precedente – e condivisi da alcuni famigliari – è possibile oggi iniziare a posare delle pietre d’inciampo e ricordare quattro cittadini sommesi. Le ricerche proseguono per poter fare memoria di tutti coloro che hanno perso la vita per discriminazioni di vario tipo o per garantire la libertà a donne e uomini nella speranza di un presente e un futuro fatti di collaborazione, rispetto dei diritti e condivisione di idee e progetti carichi di umanità».

Le 4 pietre d'inciampo a Somma Lombardo
Il momento della benedizione delle pietre

Quattro pietre, quattro antifascisti

«Chissà cosa li ha spinti, chi a 17, chi a 61 anni, età così diverse tra loro, a mettere in gioco la propria esistenza per immaginare un mondo diverso. Più giusto, più vero, più libero», ha poi concluso Bellaria.

Armando Curto, presidente dell’associazione Combattenti e reduci, ha ricordato i quattro sommesi.

Isaia Bianco, nato il 16 gennaio 1927 a Pieve di Soligo, era apprendista meccanico e appartenente alla Brigata Partigiana Marcobi. Fu arrestato dai nazisti il 13 marzo 1944 a Somma Lombardo nella propria abitazione, trasferito nello stesso giorno dell’arresto al carcere di San Vittore a Milano; fu deportato il 13 maggio 1944 a Fossoli. Il 21 giugno 1944 fu spostato al campo di concentramento di Mauthausen, per poi essere trasferito il 28 giugno 1944 a Linz, dove fu fucilato il 26 luglio 1944.

Fu partigiano anche Bruno Colombo, nato a Somma Lombardo il 6 aprile 1926, morì il 12 luglio 1944 per fucilazione al poligono di tiro a segno di Cibeno (Carpi): nel gennaio del 1944, non ancora diciottenne, entrò a far parte della Resistenza, nelle formazioni delle Brigate S.A.P., le squadre di azione patriottica. Venne arrestato, insieme al compagno Bianco, nel marzo 1944, a seguito di una delazione. Venne rinchiuso nel carcere di San Vittore dove rimase fino al 27 aprile, quando venne trasferito a Fossoli. Fu sepolto in una fossa comune dalla quale vennero riesumati dopo la fine della guerra. Per il suo riconoscimento fu determinante un suo ritratto, particolarmente somigliante, fattogli da un suo compagno di prigionia, che Bruno conservava in una tasca della giacca.

Attilio Galli, nato a Sesto Calende il 4 agosto 1883 e residente a Somma Lombardo, fu deportato in Germania dove morì il 27 dicembre 1944. Fin dal 1937 si dimostrò un attivo antifascista: fu arrestato e condannato al confino politico. Liberato l’8 settembre 1943, subito dopo venne nuovamente arrestato e nel 1944 trasferito in Germania, dove verso la fine dell’anno moriva di stenti e per le conseguenze delle torture subite.

Carlo Giuseppe Emilio Mossolani nacque il 23 marzo 1920 a Somma Lombardo. Appartenente alla squadra G. A. P. Brigata Walter Marcobi, venne arrestato dalle SS tedesche il 22 marzo 1944 a Somma Lombardo per propaganda antifascista. Dopo il carcere di San Vittore, il 27 aprile venne trasferito a Fossoli, quindi il 25 luglio a Bolzano. Il 5 agosto venne deportato al campo di concentramento di Mauthausen. Sembra che sia stato trasferito ad Auschwitz e poi, di nuovo in Germania. Un testimone riferì di averlo incontrato nel mese di febbraio 1945 presso l’infermeria del campo di Gusen.

Nicole Erbetti
nicole.erbetti@gmail.com

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Pubblicato il 28 Gennaio 2023
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