Spendono oltre tremila euro a testa i giocatori d’azzardo in provincia di Varese

Nella nostra provincia i 349.000 cittadini “giocatori” in un anno (il 2019) hanno speso più di 3.300 euro a testa in giochi d’azzardo “fisici”. La tassa degli imbecilli come la definiva Bruno de Finetti. L'intervento di Daniela Capitanucci

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Con fatica, abbiamo recuperato i dati di consumo di giochi d’azzardo (non da ADM-Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, l’Ente preposto…) e mettiamo a disposizione pubblicamente le informazioni complete per l’anno 2020 per la provincia di Varese.

È curioso come i dati del 2019 vennero rilasciati da ADM monchi dell’offerta telematica, mentre in altre occasioni (nel 2020, ad esempio) essi furono resi completamente disponibili. Qui sorge una prima domanda: ma allora, i dati online suddivisi per territori si possono avere oppure no? Visto che per alcune annualità sono stati forniti, verrebbe da rispondere che sì, si possono ottenere. In fondo, l’informatizzazione oggi consente in tempi rapidi risultati un tempo inimmaginabili.

Sul rilascio (o non rilascio) dei dati locali torneremo alla fine, perché è un nodo cruciale, dal momento che dopo il 2019 ADM si è rifiutata di fornirli, sebbene a fronte di richieste formali, mediante accesso civico.

 

La tabella mostra come nel 2020, in piena pandemia, in provincia di Varese siano stati “investiti” nella fortuna più di un miliardo di euro! In un momento di chiusure, ristrettezze, a volte perdita di impiego … è certamente una cifra considerevole.

Per mostrare meglio la dimensione del fenomeno in genere si ricorre a evidenziare la spesa pro-capite, il che tuttavia presenta alcune criticità, già abilmente segnalate da Tomaso Bassani nel suo articolo. Perché quella che, riferendosi all’azzardo, Bruno de Finetti chiamava la “tassa sugli imbecilli”, ma che più esattamente Cavour menzionava come la “tassa sui poveri”, è proprio vero che viene pagata solo da alcuni (in genere… proprio da coloro che non potrebbero permettersi di pagarla), e dai loro prossimi – familiari, amici, persone nell’ambito lavorativo… che patiscono danni indiretti, anche molto ingenti.

QUANTO SI SPENDE PRO CAPITE IN PROVINCIA DI VARESE IN GIOCO D’AZZARDO

Visto quindi che non tutti i cittadini della nostra provincia giocano d’azzardo, la ripartizione suddivisa per tutti (che cioè comprende sia chi ha giocato, sia chi non ha giocato) non rende l’idea della spesa e delle perdite veramente sostenute da chi gioca. Proviamo a ricalcolare l’effettivo investimento, a partire da queste considerazioni.

Secondo l’ISS-Istituto Superiore di Sanità che ha condotto la prima (e sinora, unica) indagine epidemiologica nazionale, nel 2019 aveva giocato d’azzardo “solo” il 39,3 % della popolazione del nord ovest (quindi anche a Varese e provincia).

Escludendo quindi i “non giocatori” possiamo affermare che, mediamente, nella nostra provincia i 349.000 cittadini “giocatori” in un anno (il 2019) hanno speso più di 3.300 euro a testa in giochi d’azzardo “fisici” (senza contare l’online, di cui ci manca il dato provinciale 2019, che – andando ad aggiungersi alla raccolta “terrestre” – innalzerebbe queste cifre). Già così la quota “pro-capite” è maggiore di quella calcolata su tutta la popolazione. Tuttavia, questa stima rischia di non essere ancora del tutto adeguata; infatti, sappiamo dalla ricerca scientifica che sono proprio i giocatori d’azzardo abituali, con problemi e a rischio, quelli che ci “investono” maggiormente. Questi rappresentano il 27% di tutti i giocatori d’azzardo, che equivale nella nostra provincia a circa 94mila persone. Possiamo certamente dire che la loro spesa pro-capite è assai maggiore di quella di un qualsiasi giocatore “occasionale” (colui che, per intenderci, compra un gratta e vinci o fa una giocata ogni tanto). Sempre escludendo l’online, perché stiamo facendo i nostri calcoli esclusivamente sulla raccolta “terrestre” provinciale 2019, ognuno di costoro arriva dunque a investire in azzardo più di 11.300 euro all’anno! In quanti possono permettersi una simile cifra? Non è questa (e senza alcun giudizio morale) una spesa “insostenibile”, che porta alla bancarotta? Merita ricordare che sovente i giocatori problematici rigiocano anche i soldi vinti, finendo per perdere tutto, nell’illusione di “rincorrere” le vincite o cercando di recuperare le perdite. Così facendo, invece, purtroppo amplificano e aggravano il buco economico che si è creato. Con tutti i danni, annessi e connessi (problemi economici, conflitti familiari, disagio emotivo, sviluppo di patologie anche fisiche, ideazioni e tentativi suicidari, perdita di ruolo al lavoro, trascuratezza nelle responsabilità, sino a commettere atti illeciti, furti, truffe, appropriazioni indebite).

Anche la distribuzione localizzata dell’offerta presentata da Bassani nella bella tabella interattiva, rivela interessanti notizie.

DOVE SI GIOCA D’AZZARDO

Sebbene si trovi una certa corrispondenza tra ampiezza della popolazione e pervasività dell’offerta (quindi non sorprende di trovare ai primi posti le grandi città, che sono anche le più popolose, quali Busto, Varese, Gallarate e Saronno, con un elevato numero di offerta di giochi d’azzardo) colpisce, ad esempio, il 5° posto di Luino dove per ogni abitante abbiamo quasi il doppio delle occasioni di giochi d’azzardo a disposizione di un bustocco.

Ma la tabella si fa davvero interessante quando andiamo a cercare i dati relativi al numero di esercizi autorizzati ogni 1.000 abitanti. Le prime posizioni occupate da piccoli paesi dovrebbero far riflettere sul fatto che ai luoghi un tempo destinati alla socializzazione man mano sono andati sostituendosi i “non” luoghi dove si gioca d’azzardo, con tutti i possibili rischi collegati. In questi piccoli paesi, dove può andare a trascorrere il tempo un minorenne senza patente? E dove un anziano? Ecco che assistiamo alla moltiplicazione del rischio dovuto all’aumentata esposizione a giochi d’azzardo, a cui neppure i soggetti più fragili possono sottrarsi. Ridurre l’accessibilità e la disponibilità dell’agente ambientale “infettante” è ritenuto fattore determinante nell’ambio della prevenzione dei comportamenti di dipendenza: e il gioco d’azzardo non fa eccezione.

Un tema centrale riguarda la menzogna e il gioco d’azzardo. Mentire è uno dei criteri per fare diagnosi di Disturbo da Gioco d’azzardo. Ma mentire ha tante declinazioni. Anche omettere la verità, rientra in tale comportamento. Che fare però se chi ci “mente” è lo Stato?

Torniamo quindi al rilascio dei dati annuali localizzati per tipologia di gioco, canale di vendita (terrestre o online) di raccolta, vincite, erario e spesa.

I DATI SUL GIOCO D’AZZARDO

La vera notizia nell’articolo di Bassani e in questo nostro contributo è infatti che questi dati, che dovrebbero essere a disposizione della società civile, invece sono stati secretati e non più resi disponibili, per legge, a partire dal 2019. Cioè, una legge impone il divieto di rendere pubblici i dati sull’azzardo? Ebbene sì. In particolare per quanto riguarda gli apparecchi da intrattenimento, l’art. 1, c. 728 della legge 27.12.2019, n. 160 prevede che “l’utilizzo e l’analisi dei dati registrati e trasmessi” dagli apparecchi AWP e VLT sono riservati:

a) al Ministero della salute e all’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave, per finalità di studio, monitoraggio e tutela della salute e dei cittadini;

b) all’Agenzia delle dogane e dei monopoli, per le finalità di pubblicazione dei report nel proprio sito internet e di documentazione richiesta da Governo e organi parlamentari;

c) alla suddetta Agenzia delle dogane e dei monopoli, alle Forze dell’ordine ed ai soggetti istituzionali preposti, per i compiti di controllo e verifica degli adempimenti concessori e per esigenze di prevenzione e repressione del gioco illegale.

Solo “pochi eletti”, dunque, possono richiederli e ottenerli. Perché mai?

Anche gli amministratori degli Enti Locali sono esclusi, e al massimo potrebbero ricavarseli da soli con il sistema SMART (lavoro in più per gli uffici…), o implorarli con non poca resistenza e perseveranza, ricevendoli per grazia degli uffici governativi preposti.

Insomma, i dati del consumo di gioco d’azzardo non sono più disponibili, per legge, in una forma lavorabile, ma solo “lavorata” in modo cumulativo, nel Libro Blu pubblicato annualmente, di cui ci si dovrebbe accontentare. Peraltro trattandosi di attività affidata in concessione dallo Stato sarebbe logico che questi dati fossero totalmente pubblici… e invece no. Alla faccia della trasparenza.

Ma se non ci fosse nulla da nascondere, che problema ci sarebbe a fornire i dati grezzi, per elaborazioni indipendenti?

La faccenda è seria, perché ha a che fare con i processi democratici, e con il loro venir meno.

All’inizio di questa comunicazione dicevamo che molte cose si stanno muovendo. E si muoveranno. Nel 2023, ad esempio, suggeriamo ai Sindaci di tenera alta l’attenzione, continuando a presidiare attivamente i movimenti di riordino a livello nazionale (anche verificando, e non prendendoli per buoni, gli orientamenti delle proprie reti associative). Perché alcune delle misure attualmente allo studio, che sono in agguato dietro l’angolo, rischiano di azzerare la loro legittima autonomia regolativa sul territorio. E davvero si può serenamente affermare che oggi i Comuni rappresentano l’ultimo argine al contrasto al dilagare dell’azzardo nel territorio. Già hanno capitolato e stanno capitolando infatti, una dopo l’altra, le varie amministrazioni regionali.

Le sirene di Ulisse canteranno invocando una legge nazionale in cui probabilmente verrà proposta la riduzione dell’offerta; e sembrerà di avere fatto bingo! Ma riteniamo che lo snodo della riduzione necessaria dell’offerta, vada associato alla contemporanea riduzione del gettito erariale, al quale bisogna rinunciare se si vuole sul serio invertire la marcia e operare un cambiamento duraturo e profondo. Perché è questo gettito che crea una rilevante dipendenza dall’azzardo proprio dello Stato (è una voce di entrata nel suo bilancio!), ancor prima che creare la dipendenza dei cittadini.

Per cambiare davvero il passo, andrebbe tracciata una seria programmazione economica per ridurre progressivamente la raccolta, la spesa, ma anche le entrate dal capitolo “gioco d’azzardo”. Non è possibile proporre l’invarianza di gettito, come è stato fatto fino ad ora (e come si continua a fare): in gattopardesco stile, e ancor più sul piano economico, ciò equivale a … cambiare tutto perché nulla cambi.

Sarà forse anche per questo che i dati devono restare così “segreti”? Chissà … come diceva spesso Giulio Andreotti, riprendendo una frase do Papa Pio XI, a pensar male del prossimo si fa peccato ma si indovina.

L’ATTIVITA’ DI AND-ZZARDO E NUOVE DIPENDENZE APS

L’attività di AND-Azzardo e Nuove Dipendenze APS, che prosegue ormai da 20 anni ricorrendo nel 2023 il ventennale dalla nostra fondazione, negli ultimi tempi ha subito un indebolimento su più fronti che nulla ha a che vedere con gli effetti del Covid-19, ma che è invece frutto di logiche istituzionali perdenti.

La provincia di Varese e i suoi cittadini a causa di ciò hanno purtroppo dovuto rinunciare a molte risorse preziose, prima da noi garantite, presenti e capaci di dare risposte concrete alle amministrazioni locali e alle famiglie in difficoltà. Ciò nonostante, per ora siamo ancora in grado di mettere a disposizione con le nostre forze alcune opportunità; tra queste, due strumenti rinnovati, realizzati grazie ai fondi del 5 per mille (Codice Fiscale: 91038250121, Sezione “Volontariato”), che pensiamo potranno essere molto utili in particolare agli operatori professionali che si occupano di dipendenza da gioco d’azzardo, ma non solo: il nostro nuovo sito web:  e il nuovo canale Youtube , entrambi ricchi di materiali e stimoli selezionati. Continueremo anche a condurre ricerca, pubblicare su riviste internazionali e offrire formazione specialistica di alto livello, avendo anche appena conseguito per la quarta volta la qualifica di Ente Formatore autorizzato dall’Ordine degli Assistenti Sociali.

Fintanto che ce la faremo…. ANDremo avanti. Fintanto che.

Daniela Capitanucci, Responsabile Scientifico, Socio Fondatore e Presidente

AND-Azzardo e Nuove Dipendenze APS

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