“Un boato, poi è venuto giù tutto”, il racconto degli scampati alla frana di Luino

I residenti di via Creva tornano a prendere le ultime cose per rimanere fuori casa nei prossimi giorni. Il sopralluogo del geologo comunale e dei droni dei vigili del fuoco: “È una frana attiva"

La sinistra libera per aprire la porta, la destra con due sacchetti di plastica con le cose spicce per la giornata e un trasportino col suo coniglio d’appartemento: il signor Angelo (nella foto) è uno dei residenti al civico 93C di via Creva che giovedì mattina prima delle otto si è svegliato in una nuvola di polvere e assieme ai vigili del fuoco attorno a mezzogiorno è ritornato pe runa visita veloce nel suo appartamento. Prima le precauzioni: «Se si sente qualcosa cadere, spalle alla montagna e accucciati».

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La frana a Creva di Luino 4 di 7

La situazione in questi condomini costruiti al principio degli anni Settanta appena sotto alla montagna sbancata con l’esplosivo è andata liscia per anni e gli stessi residenti, nonostante la frana del scorso aprile, erano relativamente tranquilli: c’erano la barriera paramassi – una rete in acciaio – e prima ancora il “vallo“, uno spazio fra un muraglione artificiale alto sui cinque metri e la parete rocciosa ma che ora è completamente pieno di materiale, si stima un volume superiore ai mille metri cubi di roccia di scisto secondo la stima dei vigili del fuoco e del geologo del Comune Fabio Meloni che in mattinata ha fatto un sopralluogo per capire cosa fare: «La volta scorsa, ad aprile, dopo i lavori di disaggio delle rocce avevamo optato per far rincasare i residenti, ma oggi le condizioni non lo permettono: la roccia ha riempito completamente il bacino di contenimento ma ha pure abbattuto la rete in acciaio: un altro crollo e le pietre potrebbero colpire direttamente l’edificio. Questa a tutti gli effetti è una frana attiva, e come tale va trattata».

Il problema legato ai residenti non riguarda però solo la palazzina di sinistra, osservando il complesso immobiliare dando le spalle alla valle del Tresa. Anche i residenti della seconda e gemella struttura datata e su più piani hanno deciso di lasciare le abitazioni e trovare riparo a casa di parenti: «Questa mattina abbiamo avuto paura, ci siamo trovati in mezzo a una nuvola di polvere e con mia moglie abbiamo deciso di lasciare casa: le camere da letto si affacciano proprio sulla montagna. Abbiamo un bambino, non vogliamo rischiare».

Il sindaco Enrico Bianchi arrivato con la polizia di stato non appena avvisato dell’accaduto sta lavorando su due fronti: il primo è quello della sistemazione delle persone rimaste di fatto senza tetto, mentre il secondo ben più complicato, riguarda le misure da prendere. Il fronte della frana si trova tecnicamente su area privata e i tecnici, pur non avendo ancora nulla nero su bianco fanno intendere che l’intervento è molto costoso, anche in termini di tempo: una prima ipotesi è di partire dal disgaggio di eventuali fronti pericolanti, poi spostare il materiale complessivamente franato così da ripristinare la portata del vallo di contenimento, ricreare la barriera paramassi ai piedi della montagna e risalire sulla parete con un’ulteriore rete in acciaio che ne “impacchetti“ l’intero versante: non un intervento da niente.

Per questo il sindaco Enrico Bianchi lancia l’Sos: «Spero nella collaborazione con enti superiore, vedi Regione Lombardia, perché questo è un problema che non può affrontare il Comune di Luino. Siamo in un fronte attivo di frana con immobili realizzati quando ancora non c’erano le norme di oggi. In più le aree interessate sono private e non comunale e gli aspetti burocratici da affrontare sono complessi».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Gennaio 2023
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