Venerdì a Samarate la posa della pietra d’inciampo per Amedeo Magnaghi
La posa della pietra d'inciampo dedicata al samaratese Amedeo Magnaghi, una delle tre vittime dell'orrore nazifascista della città, la cui cattura - a distanza di anni - risulta ancora poco chiara
In occasione del “Giorno della Memoria”, venerdì 27 gennaio, l’amministrazione comunale di Samarate, insieme ad Anpi Samarate – Verghera, ha organizzato la cerimonia per la posa della prima pietra d’inciampo dedicata ad Amedeo Magnaghi, nato a Samarate nel 1893 e deportato a Mauthausen nel marzo 1944 dove fu assassinato il 6 gennaio 1945.
Si parte alle ore 10.30 in Piazza Italia con l’esecuzione dell’inno nazionale, l’intervento delle Autorità, Anpi e familiari di Magnaghi, la posa della pietra (con accompagnamento musicale e benedizione).
Si proseguirà con le letture di poesie e momenti di riflessione attraverso pensieri spontanei degli alunni dell’Istituto “A. Manzoni” di Samarate e dell’istituto “B. Croce” di Ferno. Alla fine si esibirà la violinista Luiza Toska.
Amedeo Magnaghi: “Una cattura incomprensibile”
Magnaghi è una delle tre vittime dell’orrore nazi-fascista: oltre a lui morirono Giuseppe Colombo, deceduto a Gusen nel 1945, e una terza persona, di cui purtroppo non si conosce il nome.
Amedeo Magnaghi
La storia dell’arresto di Magnaghi è particolare ma anche poco chiara. Nato il 1 luglio 1893 a Samarate, era commerciante; non era di origine ebraica e non era un dissidente politico: fu arrestato in Italia e arrivò a Mauthausen l’11 marzo 1944, per poi essere trasferito Ebensee, dove morì tra il 6 e l’8 gennaio 1945.
«Sappiamo che Magnaghi non fece mai attività politica – ha spiegato il presidente di Anpi, Mario Marchesini – eppure fu imprigionato in un campo dove erano deportati gli oppositori politici: si dice che sia stato arrestato sul treno che da Milano andava a Torino, durante un viaggio di lavoro». Altri racconti raccolti in seguito invece dicono che a Samarate arrivò un camion di SS da Milano, che cercavano il commerciante: ne verrebbe fuori l’immagine di un arresto mirato, forse per informazioni errate. «Nessuno dei partigiani della zona parlò mai di una collaborazione di Magnaghi con la Resistenza» continua oggi Marchesini.
Anche se le ragioni non sono chiare, la scomparsa di Magnaghi testimonia quanto i tedeschi avessero diritto di vita e di morte sugli italiani (a volte persino su persone iscritte al Partito Fascista Repubblicano, nato dopo l’8 settembre ’43 con fedeltà cieca al Reich).
Cosa sono le pietre d’inciampo
Si chiude così un lungo percorso, iniziato quasi tre anni fa, di ricerca e di richiesta iniziato dall’amministrazione e dall’Anpi per ottenere la pietra d’inciampo per uno dei tre samaratesi vittime della furia nazi-fascista.
Le pietre d’inciampo (stolpersteine, ndr) sono un progetto monumentale europeo creato dall’artista Gunter Demnig per tenere viva la memoria di tutti i deportati nei campi di concentramento e di sterminio nazisti che non hanno fatto ritorno alle loro case.
Un piccolo blocco quadrato di pietra (10×10 cm), ricoperto di ottone lucente, posto nel luogo dove ebbe ultima residenza un deportato nei campi di sterminio nazisti: ne ricorda il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data della morte.
Grazie a un passa-parola tanto silenzioso quanto efficace, oggi si incontrano Pietre d’Inciampo in oltre 2.000 città in Austria, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Lussemburgo Norvegia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Ucraina e Ungheria.
Obiettivo della “Pietra d’Inciampo”, un inciampo emotivo e mentale, non fisico, è mantenere viva la memoria delle vittime dell’ideologia nazi-fascista nel luogo simbolo della vita quotidiana – la loro casa – invitando allo stesso tempo chi passa a riflettere su quanto accaduto in quel luogo e in quella data, per non dimenticare.
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