“600 studenti stranieri preparati in 13 anni”: il centro NAI di Varese pronto a creare la rete provinciale
L'esperienza voluta dal Comune di Varese per gestire l'emergenza dei bambini stranieri ha prodotto ottimi risultati. Un convegno all'Insubria vuole porre le basi per una rete strutturata
«In 13 anni di attività abbiamo alfabetizzato oltre 600 bambini. Oggi sono diventati grandi e alcuni sono studenti universitari. Sono nate delle storie di amicizia importanti e nelle loro parole c’è infinita gratitudine».
Cinzia Milan è la responsabile del NAI (Neo arrivati in Italia), il centro di prima alfabetizzazione che il Comune di Varese volle aprire nel 2010. Era nella sede della media Vidoletti e vi lavoravano due docenti distaccati dall’Ufficio scolastico e due educatori comunali. Poi il passaggio alla primaria Galilei e infine nella sede della scuola Parini di Giubiano dove è ospitata ancora oggi.
Il Centro NAI accoglie i bambini stranieri che arrivano in Italia e non sanno la lingua: « È un servizio a supporto di tutte le scuole del primo ciclo – spiega la professoressa Milan – Con noi acquisiscono le basi d’italiano per poi entrare, gradualmente, nella classe scolastica dove proseguono il percorso formativo».
La preparazione dura in genere un paio di mesi in cui l’alunno si inserisce gradualmente: « È un modello che, oggi, possiamo valutare positivamente perché garantisce una vera e propria integrazione con un’attenzione al bambino, alla sua famiglia. Un progresso di integrazione evita la dispersione scolastica».
Da inizio anno, nella scuola di alfabetizzazione sono arrivati 70 studenti a cui si aggiungono altri 30 ragazzi seguiti al NAI plus.
Dal settembre scorso, infatti, all’istituto superiore Newton di Varese è stata avviata la classe NAI plus dedicata ai ragazzi che hanno più di 14 anni: « Prima ,questi giovani venivano integrati nelle scuole della secondaria di primo grado. – spiega Cinzia Milan – Ora hanno la possibilità di entrare nelle scuole superiori dopo un periodo di alfabetizzazione. Il modello è lo stesso: alcuni giorni al centro NAI e alcune ore nella scuola che andranno a frequentare. A mano a mano che acquisiscono le abilità linguistiche, aumentano le ore in classe per seguire le lezioni. In questo modo, noi abbiamo anche un ruolo orientativo per comprendere le abilità e le competenze e indirizzare verso i percorsi più adatti».
L’esperienza di 13 anni del NAI verrà raccontata domani, giovedì 16 febbraio, nell’aula magna dell’Università dell’Insubria di via Ravasi dove si terrà il convegno dal titolo: “Scuola, cultura e Intercultura”. Dalle 14,30 alle 17,30 verranno presentate le diverse esperienze che il territorio ha attuato nel campo dell’accoglienza dei bambini stranieri: « L’obiettivo – spiega Cinzia Milan – è quello di costruire una rete provinciale adottando le best practices. Ormai è chiarito il valore di un modello di accoglienza e integrazione che passi da percorsi specifici. Così facendo vorremmo creare una sinergia territoriale con modelli condivisi anche in un’ottica di ottimizzazione delle risorse».
Tra i fautori della sinergia c’è il Prefetto Salvatore Pasquariello ma anche l’Ufficio scolastico con il dirigente Giuseppe Carcano. Sono invitati tutti i sindaci e gli assessori ai servizi educativi, oltre alle associazioni del terzo settore impegnate nell’ascolto e nel sostegno degli stranieri.
« Abbiamo avuto la conferma lo scorso anno con gli ucraini e immagino ora con le popolazioni colpite dal terribile terremoto – commenta la professoressa Milan – Non possiamo più pensare in un’ottica di emergenza ma in modo strutturale. Accogliere con un percorso di integrazione ripaga sempre. Potrei raccontare decine di casi di ragazzi oggi ben inseriti e con storie di successo. Sono ancora in contatto con tre ragazzi , un cinese, un salvadoregno e un peruviano, che si sono conosciuti nella mia aula: oggi sono universitari e condividono la casa a Milano. Queste sono soddisfazioni e devo ringraziare il Comune di Varese perchè ha sempre creduto nel centro».
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