Andra e Tati Bucci, bambine sfuggite all’Olocausto tra i ragazzi di Busto Arsizio: “Portate avanti il nostro messaggio”

Hanno 85 e 83 anni ma ancora tanta voglia di testimoniare l'orrore della loro esperienza a Birkenau. Questa mattina (martedì) hanno incontrato centinaia di studenti di Busto Arsizio

Andra e Tati Bucci

Avevano 4 e 6 anni Tati e Andra Bucci quando anche per loro si aprirono le porte del campo di Birkenau. Oggi sono tra le poche e instancabili testimoni della Shoah: «Siamo testimoni viventi che parlano a coloro che saranno i testimoni dei testimoni».

Insieme sono state ospiti questa mattina (martedì) della sala Tramogge dei Molini Marzoli di Busto Arsizio, invitate dall’Associazione Amici di Angioletto, in collaborazione con Amministrazione comunale, ANPI Busto Arsizio, Raggruppamento Divisioni Patrioti Alfredo di Dio e le scuole cittadine riunite nel tavolo ”La storia ci appartiene”.

«È la prima volta che veniamo a Busto Arsizio e come ci succede sempre, quando abbiamo davanti così tanti giovani occhi, ci emozioniamo. Dopo il covid, finalmente, possiamo tornare a raccontare in presenza la nostra storia» – hanno esordito le due sorelle.

«Siamo due bambine uscite dal campo di Birkenau che hanno ritrovato i nostri genitori. Una cosa più unica che rara nella storia dello sterminio nazista». Raccontano delle loro origini ucraine ed ebree per parte di mamma, la loro vita a Fiume (oggi Rijeka, in Croazia) dove pensavano di sfuggire alle persecuzioni dei nazionalisti ucraini e il cambio di cognome da Bucic a Bucci, costretti dal regime fascista affinchè il papà non perdesse il lavoro: «Nostro padre venne fatto prigioniero in sud Africa mentre era in viaggio su una nave mercantile. Da quel momento rimanemmo soli con nostra madre».

Una sera di marzo del ’44 un gruppo di militari nazisti, insieme a due fascisti, si presentarono in casa «mentre noi dormivamo. Ricordiamo nostra nonna inginocchiata davanti ai militari che li supplicava di lasciarci stare ma senza ottenere nulla. Passammo dalla Risiera di San Saba a Trieste prima di essere caricati su un vagone verso un luogo che per noi era ancora sconosciuto. Era il 4/4/44».

Arrivati a Birkenau vengono separati dalla madre e inizia per loro la nuova vita nel kinderblock, la baracca dei bambini tra letti in legno, materassi di paglia, un paio di zoccoli ai piedi e un cappotto. Insieme al cuginetto Sergio hanno cercato di sopravvivere fino a quando il dottor Mengele, noto torturatore di bambini sui quali faceva folli esperimenti che si concludevano quasi sempre con la morte, si portò via il cuginetto con la scusa di portarlo dalla madre.

Incredibilmente le due bambine riuscirono a sopravvivere, un po’ grazie alla bontà di alcuni prigionieri che le hanno aiutate e un po’ grazie all’aiuto che si davano l’una con l’altra: «Un giorno ci dissero di non rispondere a chi ci avrebbe chiesto di andare dalla mamma. Lo dicemmo anche a Sergio ma quando vennero a chiedercelo lui non riuscì a resistere e fece un passo avanti. Non lo vedemmo più». Sergio morirà insieme ad altri 19 piccoli prigionieri, eliminati dai nazisti.

Andra e Tati raccontano della madre che ogni volta che poteva andava a trovarli nella loro baracca per ricordare ad entrambe come si chiamavano: «Me lo ricordò talmente tante volte che dimenticai il mio nome (Tatiana) e divenni Liliana, come era scritto sui miei documenti. Poi, all’improvviso, non venne più e con mia sorella decidemmo che era morta, ci eravamo convinte di questo per metterci il cuore in pace».

Poi arrivarono i russi: «Ci accorgemmo che erano cambiate le divise dei militari nel campo. Ricordo che per Andra la liberazione fu una fetta di salame offerta da un militare russo». Da lì inizia un nuovo viaggio e una nuova vita, quella delle orfane in un grande caseggiato in Cecoslovacchia: «Dimenticammo l’italiano, parlavamo solo tedesco e òpoi imparammo il ceco. Così è passato un anno».

Da lì finirono in Inghilterra nel ’46, in un sobborgo di Londra, dove vennero ospitate in un cottage abitato da donne ebree, scappate dalla Germania, creato da Anna Freud: «Ricordo che ci portarono in una sala giochi. Non vedevamo un giocattolo da più di due anni e per noi fu stupendo poter tornare le bambine che eravamo e che non siamo potute essere per così tanto tempo. Anche a Birkenau giocavamo ma solo dopo ci siamo rese conto che giocavamo tra i cumuli di morti». In Inghilterra tornano a scuola e vengono coccolate dalle donne della casa: «Eravamo convinte che nostra madre fosse morta, quindi ci attaccammo ad una di loro ricreando un po’ della famiglia che eravamo».

Infine la scoperta più bella: «Scoprimmo che sia mamma che papà erano ancora vivi. Arrivarono a noi con l’aiuto della Croce Rossa. A dicembre del ’46 fummo accompagnate fino a Roma dove trovammo la mamma che ci aspettava insieme a tutta la comunità ebraica di Roma che cercava i propri figli e ci faceva vedere le foto. Poi ci trasferimmo a Trieste dove vedemmo anche nostro padre».

Andra e Tati hanno parlato per un’ora e mezzo davanti ad una platea silenziosa e in collegamento con diverse scuole del territorio. Una testimonianza di rara potenza che ha attraversato i cuori e le menti di chi ha potuto ascoltare due delle ultime voci che hanno vissuto il più grande calvario della storia dell’uomo.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

Un cittadino bene informato vive meglio nella propria comunità. La buona informazione ha un valore. Se pensi che VareseNews faccia una buona informazione, sostienici!

Pubblicato il 07 Febbraio 2023
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.