E la tua signora?
di Carlo Zanzi
Moriva l’inverno ma la primavera non aveva alcuna intenzione di praticargli la respirazione bocca a bocca, per tenerlo in vita: pretendeva il suo tempo. Del resto aveva labbra troppo fredde, un alito stantio di luogo chiuso, intossicato dai fumi del camino e dai fiati di gente stanca di starsene rintanata in casa, di aliti pesanti da polenta e cibi grassi, cazzöra compresa.
La primavera era in festa immaginando la sua entrata in scena in quel pomeriggio d’inizio marzo, quando Luca come l’inverno stava morendo, almeno nelle intenzioni. Si era incamminato lungo la rizzàda delle Cappelle della Madonna del Monte perché in casa si sentiva finito; era stato buttato fuori con una pedata dallo spirito di sopravvivenza che è quella parte di noi indomita, coraggiosa, tenace, inesauribile, a dispetto di ogni sofferenza, di ogni sfregio.
Una lunga salita risucchiato dall’ansia sino al Mosè, alla scalinata, alla balconata, dove nel novembre del 1984 prese la parola addirittura un Papa, un uomo di Dio che certo, guardando in basso, non pensò al suicidio ma – forse – a un po’ di gloria che gli spettava, in quanto portatore dei panni più illustri per un prete. Luca invece pensò di buttarsi di sotto, basso il muretto, certa la fine, dopo un volo di un attimo. Ma ancora una volta non una pedata ma una sberla in pieno volto lo risvegliò, obbligandolo a proseguire lungo la strada delle pizzelle, l’uscita sull’asfalto verso il Campo dei Fiori, la discesa e quindi, prima del bivio verso Varese, la visione del paesello arroccato sul monte.
L’unica pazzia di quel marzo era nelle nuvole sbocconcellate nel cielo turchino. E quella vista lo ricondusse alla vita. Pensò a Faber: non poteva crepare di maggio, ma nemmeno di marzo. Risalì al Sacro Monte, ridiscese lungo la rizzàda e alla decima Cappella incontrò un amico, non proprio un amico amico, un conoscente, con il quale si parla per luoghi comuni, e al quale non avrebbe mai potuto raccontare del suo malessere e della sua rinascita.
“Ehi, ciao, come stai, vecchio mio?” disse l’amico. “Hai visto che giornata? Sembra proprio primavera…Ti vedo bene.”
“Non mi lamento” disse Luca. “Mai lamentarsi.”
“Hai ragione. Al peggio non c’è mai fine…Ma dimmi di te…racconta…”
“Che vuoi che ti dica…Solita vitaccia…”
“E la tua signora?”
Racconto, e foto, di Carlo Zanzi
(terzopensierieparole@
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