Pier Fausto grazie per aver voluto bene a mio figlio
di Fernando De Maria

Ho avuto due padri: uno mi ha dato la vita, l’altro…mi ha preso per mano. Il primo si chiamava Mario, era operaio all’Aermacchi, aveva la bicicletta e, anche nei giorni di festa, indossava la tuta. L’altro si chiamava Pier Fausto, era caporedattore alla Prealpina, aveva l’auto e si vestiva in modo elegante con giacca, cravatta, cappello ed occhiali. Mio padre, quello con la tuta, aveva conseguito la licenza elementare, Vedani la laurea in legge.
Mario e Pier Fausto non si conoscevano ed avevano origini diverse: uno era nato in provincia di Benevento, l’altro a Milano. Avevano però una cosa in comune: l’amore per la vita ed il rispetto per gli uomini. Sentimenti che evidenziavano nel rapporto con gli altri, quando l’operaio gioiva nell’incontro serale con i figli dopo una giornata di lavoro mentre il giornalista, che figli non ne aveva, riversava sui giovani colleghi (Massimo Lodi, Fausto Bonoldi, Gianni Spartà, Natale Cogliati, Maniglio Botti, Claudio Piovanelli, Giancarlo Pigionatti, Gianfranco Giuliani, Enzo Tresca ecc, ) il frutto del proprio sapere.
Chi scrive , conobbe Pier Fausto Vedani verso la metà degli anni ‘70’,quando recapitavo al giornale i primi articoli. Roba da “dilettanti allo sbaraglio”, ma che, il caporedattore, accogliendomi nel suo studio esaminava con pazienza e, credo, commiserazione. Non ho ancora capito se lo facevo ridere o piangere.
Andavo in via Tamagno come un ragazzino al primo appuntamento: ordinato, sbarbato e profumato. Vedani mi squadrava da sotto gli occhiali e, quando cessava l’andirivieni dei colleghi, mi consigliava come impostare le riflessioni.
Per qualche mese non pubblicò nulla…poi, una sera, telefonò a casa per dirmi che il pezzo su Guglielmo Schiavetta gli era piaciuto e lo avrebbe pubblicato. ( Guglielmo Schiavetta era un autista dell’AVT che aveva perso la vita in un giorno d’inverno rimuovendo la neve dalla strada del Campo dei Fiori ). Ero felice: comprendevo che il suo “non mollare” al termine delle “udienze” diceva tutto.
Pier Fausto Vedani era un uomo insolito: possedeva qualcosa di indefinibile: lo sguardo, la voce, il sorriso, la voce pacata… non so. Ma era come se, ogni volta, volesse scoprire i colori dell’anima. In quel “non mollare!… c’era il desiderio di rivedermi ancora ed aiutarmi a trasformare l’ amicizia in affetto. In quegli anni Vedani, insieme a Mario Lodi e Gaspare Morgione, aveva saputo fare della Prealpina una famiglia.
Nel contempo era un giornalista schietto e, per certi versi, scomodo (ne seppero qualcosa i dirigenti del Varese dell’epoca, abituati a spennare la squadra ad ogni estate irritando i tifosi. Pier Fausto Vedani teneva in grande considerazione i giovani dei quali non si stancava di evidenziare le qualità sociali ed umane. Anche con me è stato così: correvo a piedi e seppi da Maniglio Botti che aveva fatto (invano) il mio nome per il “Premio Pastorelli”.
Mi fece promotore di iniziative legate all’atletica; mi invitò a scrivere una serie di articoli sul significato dello sport nella vita di tutti ni giorni. Attraverso la moglie, Maria Concetta, mi invitò ad entrare nelle scuole elementari e dialogare con i bambini. Insomma, mi fece diventare messaggero di valori senza che ne avessi merito.
Ecco perché, fra le cose belle che mi ha donato la vita, c’è oggi il suo ricordo. Un ricordo che ho coltivato nel tempo fino a trasformarlo in dovere. In autunno, quando stavo bene, gli portavo un sacchettino di castagne. Un gesto semplice che mi permetteva di stare con lui fino al tramonto e dividere la nostalgia per un mondo migliore di questo.
È stato Pier Fausto Vedani ad indicarmi la strada per Varese News. L’ultima volta che lo sentii fu prima di Natale: aveva una voce fioca e sofferente: lontana mille anni da quella che un tempo mi spronava a non mollare”. L’unica parola che compresi fu: “grazie”.
Ora il “maestro” ci ha lasciati. Ci piace immaginarlo lontano dalla guerra e dai barconi alla deriva. Ci piace vederlo finalmente sereno, mentre attraversa “il ponte” tenendo per mano la compagna di tutta una vita. Ad attenderlo, seduto su una nuvoletta bianca, c’è un uomo con la tuta che gli stringe la mano sorridendo. Come per dirgli: “Grazie per aver voluto bene a mio figlio”.
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Mercoledì 1 marzo alle ore 11 alla chiesa di Velate verrà celebrata una messa in ricordo di Pier Fausto e Maria Concetta
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