Il processo Aspem Reti passa ai “raggi X“ conti, lavori e rapporti fra soldi e politica di Varese

Un’udienza fiume nella quale sono state analizzate le opere eseguite e gli affidamenti di lavori nel triennio 2014-2016 dopo l’esposto in Procura del sindaco Galimberti. Chiamati a testimoniare Nino Caianiello e Attilio Fontana

tribunale Varese

Nei processi che hanno a che fare con le ipotesi di reato imputabili alla pubblica amministrazione – come l‘abuso d’ufficio – esiste l’esigenza di ricercare comportamenti penalmente rilevanti ma capita di registrare anche una serie di elementi che, emersi nel corso dei dibattimenti, suonano come “accessori”, ma acquisiscono la loro importanza sotto il profilo del pubblico interesse, e delle relazioni fra soldi, politica e potere.

Quindi nel processo su «Aspem Reti» – che vede la ricerca delle eventuali responsabilità penali sulla gestione delle piscine della Schiranna (di proprietà comunale) e sulle condotte imputabili all’amministratore unico di Aspem Reti srl Ciro Calemme, all’imprenditore/esecutore di alcuni lavori Matteo Sciretta e al direttore dei lavori Giacomo Battiston  l’udienza di giovedì della durata di oltre sei ore ha avuto il merito di passare ai raggi “x“ la vita e la gestione della struttura pubblica.

Un’analisi avvenuta dopo la segnalazione di anomalie su qualità, quantità e formalità di alcune opere effettuate nel triennio 2014-2016; appunti contenuti in un esposto presentato alla Procura dal sindaco di Varese Davide Galimberti nel 2017 su impulso del nuovo amministratore unico della società pubblica, nominato a seguito dello «spoil system» post elettorale nella persona dl Alfonso Minonzio, che prese il posto di Calemme. Una volta completata la nomina, Minonzio diede mandato all’esperto di asservimento dei lavori sul piano esecutivo e contabile, l’ingegner Osvaldo Pedrocchi che effettuò quattro ricognizioni specifiche, due nel 2017 e altrettante nel 2018 da cui emersero «importi per lavori di ristrutturazione nel complesso superiori alla qualità delle opere», «fatture emesse prima della redazione di contratti di appalto, fatture emesse senza traccia di preventivo e spesso documentazioni insufficienti a ricostruire la genesi degli importo erogati». Questa relazione fu la base per l’esposto che precedette l’azione penale esercitata dalla Procura su indagini della Finanza.

Il luogotenente delle Fiamme gialle chiamato a testimoniare dal pm ed escusso per l’intero pomeriggio ha ricostruito importi che sarebbero da imputarsi a spese indebitamente sostenute da Aspem reti (e che avrebbero dovuto venir sostenute invece dal gestore dell’impianto) nell’ordine di diverse decine di migliaia di euro nel triennio (15 mila nel 2014, 22 fila nel 2015, 35 mila nel 2016). Sotto la lente sono finite anche una serie di opere realizzate spezzettandone importo per stare sotto la soglia dei 40 mila euro, dunque con aggiudicazione diretta e senza gara. Sono stati quindi analizzati i lavori alla base delle contestazioni che si rifanno al reato di “Turbata libertà del procedimento di scelta del contraente“, di “falso“ e di “truffa“ che vedono coinvolti a vario titolo gli indagati.

Nel capo d’imputazione originario veniva anche contestato il reato di corruzione, poi espunto dal procedimento e “fermatosi“ dinanzi alla decisione di archiviazione del giudice per udienza preliminare. È bene specificare questo particolare (come fatto anche in altri articoli precedenti) proprio alla luce delle specifiche domande che il pm Lorenzo dalla Palma ha fatto all’operante finanziere che ha seguito le indagini consistite anche in intercettazioni telefoniche fra più soggetti e in perquisizioni avvenute nella sede della ditta Sciretta, e nella associazione politica “Agorà“ (di cui lo stesso Calemme amministratore unico di Aspem Reti risultava vice presidente), beneficiaria, secondo quanto emerso, di specifici bonifici partiti dai conti correnti presso banca popolare di Vicenza in capo alla ditta Sciretta pochi giorni dopo aver ricevuto fattore emesse da Aspem reti srl. Dove andavano questi bonifici? «in tre occasioni abbiamo rilevato bonifici inviati: ad Agorà, nel gennaio 2015 per 3000 euro, al Coordinamento cittadino di Forza Italia per 5000 euro nel maggio 2016, e 6000 l’11 di agosto dello stesso anno».

Il Comune di Varese per questo processo si è costituito parte civile e proprio il difensore Marco Lacchin ha chiamato a testimoniare Nino Caianiello, dominus di Forza Italia negli anni passati ma soprattutto dipendente, per pochissimo tempo, della ditta Sciretta (e non di Aspem Reti come citato in un primo momento nell’articolo per un errore nda). Inoltre nelle prossime udienze comparirà anche come teste, sempre chiamato dall’avvocato Lacchin anche l’attuale presidente della Regione Attilio Fontana, che verrà sentito nella veste di ex sindaco di Varese. Anche il giudice Andrea Crema ha più volte insistito sull’approfondimento di queste dazioni di danaro che secondo la ricostruzione della Finanza sarebbe partito da Aspem reti, finito poi nel conto corrente dell’impresa facente capo all’imputato Sciretta che a sua volta avrebbe girato parte della somma ai movimenti politici. Prossima udienza, 23 marzo. Il pm ha specificato che alla luce degli elementi emersi, si riserva di valutare la rimodulazione dei capi d’imputazione una volta completata l’escussione dei testi delle difese.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 09 Febbraio 2023
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